Capitolo 15

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«Sì.sì.sì.sì.sì , certo che voglio essere la tua ragazza.»  Risposi scoppiando a ridere e a piangere di gioia nella stesso momento e portandomi le mani sul viso per nascondere quelle lacrime di esagerata felicità.

Mi sentivo pazza ma felice ed anche Paulo lo era.

In quel momento mi accorsi di averlo guardato molte volte, ma di non averlo mai visto davvero.

Era così bello che faceva male vederlo.

Ora volevo raccogliere tutti i particolari che non ero mai stata davvero brava a cogliere.

Adesso per esempio stava ridendo.

Facile dirlo o descriverlo su qualsiasi altra persona, ma non su di lui.

Il modo in cui quegli occhi da ragazzino sempre allegri si erano rimpiccioliti mentre era scoppiato a ridere con me, o il modo in cui avevano provato a nascondere l'emozione vedendomi piangere.

Quel sorriso così contagioso o quelle labbra fini e calde che si erano posate ripetutamente sulle mie quasi a non volerle lasciare mai più.

Ed io non volevo le lasciasse più, non lo volevo davvero.

Volevo fondermi in lui, tatuarlo sul mio corpo in modo che neppure le nostre anime si sarebbero mai potute lasciare.

Per le anime sarebbe stato un cammino più lungo, mesi forse anni, di pazienza, di conoscenza l'un l'altro e di amore, perciò avremmo iniziato dal corpo e non avrei aspettato oltre.

Paulo lo capì e mi riscaldò il cuore il modo in cui fece intendere ad una me ancora abbastanza insicura nel lasciarsi andare che anche lui non voleva altro.

«Ti voglio così tanto, da così tanto tempo.» Sospirò accarezzandomi una guancia mentre io me ne stavo lì ancora imbambolata a guardarlo.

Quelle parole provocarono in me l'effetto che una goccia d'acqua può avere in mezzo al deserto, mi accesero e mi portarono quasi vicino al sole, forse ci saremmo bruciati, ma insieme.

«Vieni con me.» Lo zittii con una mano sulla sua bocca evitando qualsiasi altra parola superflua e lo portai nella mia camera.

Spalancai la porta tenendo Paulo sempre per mano e mi vergognai immediatamente per non aver mai riordinato o perlomeno comprato qualcosa di più moderno per quella stanza. 

In confronto alla sua sembrava un vecchio ripostiglio.

Era piccola e abbastanza spoglia e vi erano ancora tantissimi scatoloni del trasloco ammassati nei pochi spazi liberi, le fotografie riempivano quasi tutti i ripiani e raffiguravano una me piccola con i codini, una me piccola vestita da principessa o ancora una me ai campi estivi in piena adolescenza con la faccia piena di brufoli.

Sbuffai. Che ricordi.

Mia madre si ostinava  a ripresentarmeli davanti ma io non ne ero particolarmente entusiasta.

La Emily di adesso era diversa e non voleva rivedere com'era stata prima.

Figuriamoci se volevo lo vedesse Paulo.




Paulo si accorse di qualcosa e mi circondò la vita con le sue bracci forti posando le labbra sul mio collo.

«A me piace tutto di questa stanza perché c'e tanto di te.» Mi disse piano, quasi timidamente.

Mi voltai velocemente sopraffatta dalle emozioni incrociando il suo sorriso e mai lo amai come in quel momento.

Come bianco e nero - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora