Capitolo 8

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Il treno per Firenze da Torino porta nuova come al solito era in ritardo e mai più di quel giorno la cosa mi infastidiva. Avevo una voglia matta di tornare a casa.

Volevo riabbracciare la mia città, il mio posto nel mondo.

Avevo viaggiato tanto nella mia vita e mi ero innamorata di molti luoghi. Per una come me innamorarsi era semplice, bastava il sorriso di qualche persona del posto, il buon cibo e tanta arte ed erano tante le città piene di tutte queste cose ma Firenze ne aveva di più.

Ogni angolo era per me una nuova scoperta. A distanza di anni ogni volta che percorrevo la galleria degli uffizi non riuscivo a non trattenermi per meno di cinque ore, appena uscita non saltavo mai una passeggiata su Ponte vecchio perdendomi a guardare i gioielli esposti come se non gli avessi mai visti e per nulla al mondo avrei rinunciato a fare merenda con una schiacciata dell'Antico Vinaio.

Avrei fatto tutte quelle cose e molte altre anche quella volta con il cuore pieno di tante emozioni in più rispetto all'ultima visita.

La voce metallica dello speaker che annunciava l'arrivo del treno sul binario 7 mi distrasse dal flusso ininterrotto dei miei pensieri. Tirai fuori velocemente l'auricolare e un fidato pacchetto di fazzoletti -che ero certa mi sarebbero serviti durante il viaggio, visto il tremendo raffreddore che da circa due giorni non mi dava pace- e mi incamminai velocemente verso il binario indicato, cercando di non investire nessuno e continuando a sgranocchiare i miei adorati cracker.

Mi aspettavano tre ore intense di viaggio perciò impiegai un po di tempo in più per sistemarmi  cercando di sedermi vicino a qualche persona piacevole.

Presi posto vicino ad signora sulla settantina d'anni che rispecchiava a pieno l'idea di nonna che avrei voluto diventare un giorno, si chiamava Caterina ed era Argentina. Mi parlò per tutto il tempo dei suoi cinque nipoti in  maniera talmente minuziosa che mi sembrava di conoscerli da una vita.

«Eres una chica hermosa, tienes novio?» Mi chiese ad un certo punto rivolgendomi tutta l'attenzione degna di una notizia importante.

Un sorriso gentile le adornava un visetto piccolo con qualche ruga qua e la che non la rendeva affatto più brutta ma soltanto più dolce. Si scusò immediatamente per essersi rivolta a me in spagnolo, spiegandomi di quanto facesse ancora fatica a parlare l'italiano.

«Non si preoccupi capisco abbastanza bene lo spagnolo e comunque no, non sono fidanzata.» Mi affrettai a risponderle con un sorriso nel  tentativo di sviare il discorso su un'argomento più semplice da affrontare.

Erano passati due giorni dalla partenza di Paulo e non ci eravamo più sentiti.

La sera precedente la Juventus aveva disputato la partita contro il Manchester, nonostante non mi intendessi di calcio non mi ero voluta perdere quei novanta minuti per tutto l'oro del mondo . Avevo costretto Lorena, senza nessuno sforzo visto che era tifosa sfegatata, ad incollarsi alla tv insieme a me e  ci eravamo divertite come pazze.

Al diciassettesimo minuto il mio cuore aveva rischiato di esplodere dalla gioia quando su assist di Ronaldo e deviazione di Cuadrado, Paulo aveva buttato in rete il pallone con tutta la potenza possibile scatenando la gioia degli juventini all'Old Trafford, considerato il tempio del calcio mondiale.

Sorrisi tra me e me con gli occhi velati dall'emozione mentre ripensavo alla scena osservando il tramonto del sole attraverso il finestrino. Quel preciso momento della giornata in cui il cielo si dipingeva dei suoi migliori colori, da sempre mi faceva pensare alle persone ed ai momenti che amavo.

Al nostro  bacio che  aveva smosso una quantità tanto incredibile di farfalle nel mio stomaco da darmi l'idea che il mio corpo fosse ripiombato in una delle tempeste ormonali tipiche dell'adolescenza, ma il sentimento che stava maturando ero certa fosse molto più profondo e ben difficile da spiegare a qualcun'altro. Non che volessi farlo ovviamente,. Custodivo gelosamente il ricordo di quanto era avvenuto pochi giorni prima e l'unica persona con cui per il momento intendevo parlarne era Paulo.

Come bianco e nero - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora