Capitolo 6

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La settimana passò velocemente, essendo la nuova arrivata ovviamente la mole di lavoro era anche maggiore.

La mattina solitamente ero occupata in riunione con il caporedattore. Analizzavamo le varie notizie per trovare le più importanti che avremmo pubblicato, al pomeriggio iniziavamo a correggere gli articoli preparandoli per l'impaginazione e  prima della chiusura ci riunivamo di nuovo per aggiornare la bozza del giornale con eventuali nuove notizie che arrivavano mano a mano durante la giornata . Uscivo esausta , mangiavo schifezze per cena e dopo ricominciavo a lavorare finendo per addormentarmi sul divano.

Dalla cena al Legami non era passato un solo giorno senza che sentissi Paulo ma non eravamo riusciti a vederci, anche per via dei suoi mille impegni- gli allenamenti in vista della serie A e della Champions League,gli eventi con gli sponsor e gli incontri con gli agenti- che non combaciavano mai con i miei.

Nonostante tutto sentivo la sua presenza continua nelle mie giornate.

Mi chiamava appena poteva e parlavamo tanto. Mi raccontava di com'erano andati gli allenamenti, mi spiegava le regole del fuorigioco, mi raccontava dei suoi compagni e delle lavate di testa che riceveva da Allegri. Si sfogava quando qualche giornalista incompetente lo giudicava finito solo perché non era riuscito in un gol o un assist ed io nel mio piccolo amavo ascoltarlo, fargli domande e consigliarlo e poi gli raccontavo della mia giornata in ogni piccolo dettaglio proprio come faceva lui.



«Em mi dispiace non posso passare a prenderti stasera, tu esci alle sette pensavo di farcela ma l'evento all'Adidas è stato spostato e quindi alle sette devo essere là. Ho provato a chiamarti prima ma non hai risposto.»  La voce di Paulo mi arrivava ovattata attraverso il telefono mentre lo stavo aspettando fuori dall'ufficio per l'ennesima volta, e lui, per l'ennesima volta, non era riuscito a venire.

Un motto di tristezza talmente forte mi sorprese mentre lo ascoltavo impegnata a tenere l'ombrello sotto la pioggia incessante e per un momento non seppi cosa rispondere, avrei solo voluto piangere. La realtà era che stavo lentamente prendendo consapevolezza del fatto che il mio umore, la mia felicità e le mie intere giornate dipendessero da lui e la cosa mi spaventava.

«Non fa niente, tranquillo» Cercai di non far trasparire dal mio tono di voce tutta la delusione che provavo in quel momento sperando che il telefono la mascherasse ulteriormente.

«Cerco di tornare presto ok? Non so quanto la cosa possa durare perché ci sono le interviste e le foto ma provo a  parlare al mio agente per velocizzare le cose, oppure se non riesco stasera possiamo vederci domani tanto ho gli allenamenti solo al mattino che poi alla sera partiamo per Manchester.»  

«Stasera non posso io è il compleanno di Lorena e usciamo a bere qualcosa. Per favore non dirmi più nulla, quando puoi  ci vediamo, preferisco una sorpresa piuttosto che una disdetta all'ultimo momento ti prego.» Sospirai. 

Tutti i miei piani per mascherare il dispiacere erano andati in fumo in meno di cinque minuti e gli avevo fatto capire chiaramente la verità.La verità era che non sapevo spiegarmi come in così poco tempo fossimo riusciti a sviluppare un legame tanto profondo, ma ero certa di una cosa. Mi mancava .

«Cazzo Em anche a me dispiace ma non posso farci niente è  la mia vita. So che è difficile da capire ma è quello che faccio non posso cambiare le cose, sono un calciatore.» Sbottò.

Quelle poche parole furono per me come uno schiaffo in piena faccia, come se fino a quel momento avessi avuto un paraocchi ed improvvisamente qualcuno me lo avesse tolto in malo modo.

Come bianco e nero - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora