Capitolo 16

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Quando la mattina dopo mi svegliai il sole non era ancora alto nel cielo.

Mi stiracchiai a malapena sbuffando contrariata quando il braccio di Paulo, che mi avvolgeva all'altezza dello stomaco, mi strinse maggiormente. Ripensai a quanto accaduto soltanto poche ore prima e non avvertii alcun tipo di imbarazzo ma solo una sconfinata felicità. I nostri corpi, ancora legati l'uno all'altro sotto le lenzuola, combaciavano perfettamente come se fossero stati da sempre destinati ad unirsi.

Cos'era l'amore? Me lo ero chiesta tante volte.

La versione della Austen lo descriveva come qualcosa di tanto forte da smuovere anche i cuori più aridi. Nell'adolescenza avevo letto per ore i suoi romanzi, avevo cercato quel sentimento in tutti i miei baci ed inevitabilmente avevo finito per abbandonare l'idea che quell'amore, tanto decantato da tutti i poeti, fosse reale.

Mi voltai a guardare Paulo dormire e la consapevolezza dell'intensità di ciò che provai fu come una ventata di aria ghiacciata in pieno viso,mi scosse lasciandomi senza fiato. Jane aveva ragione, eccome.

"Buongiorno bella addormentata" Borbottò premendo le soffici labbra sulla mia spalla scoperta.

"Che hai?" Chiese subito dopo aprendo completamenti gli occhi, probabilmente si era accorto che lo stavo fissando imbambolata e la cosa doveva sembrargli abbastanza inquietante.

"Buongiorno, ti ha mai detto nessuno che russi? Sei fastidioso." Mentii riscuotendomi dai miei pensieri, sapevo quanto fosse permaloso e adoravo prenderlo in giro.

Alzò un sopracciglio ."Sono abbastanza sicuro che ieri sera non la pensassi così, nena" Replicò con un sorrisetto furbo.

Era così maledettamente perfetto anche senza aver praticamente chiuso occhio, con i capelli arruffati e gli occhi stanchi, che provai quasi una sorta di invidia verso tanta bellezza.Ignorò le mie deboli proteste  e si sporse più vicino per lasciarmi un bacio tra i capelli, fu rapido e leggero ma io lo sentii, eccome. Poi, ancora insoddisfatto, schivò il debole pugno che provai a tiragli sul braccio e immobilizzò le mie braccia al di sopra della mia testa.

Ruotai gli occhi al cielo. "Ti sbagli,non ricordo nulla e comunque sei un presuntuoso".Risposi sorridendo poi scattai in avanti e lo baciai a mia volta.

"Vuoi che ti rinfreschi la memoria?" Soffiò ad un centimetro dalle mie labbra. Il mio corpo si riaccese sotto al suo tocco esperto e la cosa non gli sfuggì spingendolo a continuare.

"Paulo" La mia voce tremante uscii come un sussurro, una supplica. Avrei dovuto fermarlo, dirgli che dovevo andare a lavoro, ma la realtà era che non volevo smettesse, non in quel momento e neppure per tutto il resto del tempo.

Persi ogni facoltà di parola e di ragionamento nel momento in cui le sue labbra si posarono sul mio collo lasciandovi baci sparsi, strinsi forte le mani tra i suoi capelli trattenendo il respiro quando scese a baciare il mio stomaco scoperto e poi ancora più giù. Fino a lì.

PAULO'S P.O.V

"Dimmi che hai una ragione valida per avermi fatto venire qui alle sei del mattino o giuro che in allenamento ti spezzo le gambe" Minacciai Bernardeschi che mi guardava con un sorrisetto compiaciuto stampato in faccia da quando ero entrato alla cantinassa.

Che cazzo aveva da ridere poi?

"Paulino ti vedo stanco, non è vero Pinso? C'ha proprio uno sguardo provato " Ammiccò il toscano rivolgendo una sguardo d'intesa a quell'altro che non voleva saperne di smettere di ridacchiare.

Lo fulminai con lo sguardo. In un'altra occasione probabilmente mi sarei messo a ridere anche io,ora invece provavo soltanto un'irrefrenabile voglia di spararli a fanculo. Ciò che accadeva che Emily non riguardava nessun'altro se non noi. 

Sul mio corpo bruciava ancora il suo effetto e non fosse stato per lei, che mi aveva obbligato a rispondere al telefono, probabilmente avrei finito da dove avevo iniziato senza farla alzare dal letto per tutto il giorno.

"Non è che io mi diverta qui, ma è la solita prova pre Champions. Sai, motivazione sacrificio e cazzate varie. Farci alzare alle sei penso faccia parte del piano" Si giustificò alzando le mani in segno resa.

"Ok arrivo" Aspettai che i mie compagni fossero usciti per il riscaldamento, avevo bisogno di stare un momento da solo, poi sbloccai l'Iphone.

Rispose al terzo squillo

"Sei arrivata sana e salva in ufficio?" Chiesi camminando nervosamente avanti e indietro,mi sentivo come un'adolescente in tempesta ormonale. Cosa mi stava succedendo?

"Si, tutto ok. Tu?" Era di buon'umore e l'idea di poterne essere il motivo mi fece sorridere.

"Tutto ok anche io, Berna mi ha preso per il culo tutto il tempo che stronzo." Sapevo sarebbe arrossita e la sua risata me lo confermò, era in imbarazzo.

" Ha fatto bene. Ora devo andare in ufficio e tu devi portare una Champions a Torino quest'anno, quindi lasciami in pace e vai ad allenarti"

Sorrisi. Mi divertiva quel tono impertinente -e mi eccitava da morire-ma questo non glielo avrei detto.

" Non riesco a stare concentrato,non riesco a smettere di pensare a delle cose" La provocai. Mi sembrava di riuscire a vederla anche senza averla vicina, sentivo il suo respiro impercettibilmente più agitato, eco del mio.

"Anche io ho lo stesso problema, sono cose belle almeno quelle a cui pensi?" Chiese di getto, era curiosa dovevo ammetterlo.

"Non credo esista niente di più bello nena".




Ragazzi dopo mesi eccomi qui!

Che dire,avevo perso un po l'ispirazione... Spero di aver fatto un buon lavoro con questo capitolo, sembra essere tornato definitivamente il sereno tra  Paulo ed Emily, ma durerà? A me comunque piace immaginarli proprio così.

Il capitolo diviso in due è una novità, ditemi se vi piace nei commenti o se preferito la narrazione di una persona soltanto.

Spero che vi appassionino e vi rendano felici, questo è la scopo del libro, aspetto i vostri voti e commenti!!

Baci

_Irisix_

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 22, 2019 ⏰

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Come bianco e nero - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora