Capitolo 9

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Pov's Paulo

Eravamo atterrati a Jeddah la sera prima incontrando subito centinaia di tifosi, non mi aspettavo un'accoglienza tanto calorosa e mi ero quasi emozionato trovando tutti quei bambini intorno a me.

Non avevano niente più che un pallone in mano eppure erano felici.

Mi avevano ricordato che anch'io ero stato come loro da piccolo, quando non avevo ancora uno stipendio di 5,7 milioni eppure ero contento anche solo con un pallone mentre giocavo con mio padre.

La semplicità era quella cosa che avrei scelto sempre nella mia vita, nonostante tutto, mi piaceva. 

Mi piaceva continuare a inseguire il mio sogno nonostante gli ostacoli, mi piaceva vivere in un'appartamento in mezzo alla città per sentire il calore della gente intorno a me, mi piaceva mettere al primo posto la famiglia sopra ogni cosa e circondarmi di persone semplici: Gonzalo, Nahuel, Panita, Emily.

Sorrisi ripensando a lei e a come fosse piombata dal nulla nella mia vita. A quella mattina che avevamo trascorso insieme solo pochi giorni prima, era così bella con la mia roba addosso mentre girava per il mio appartamento continuando a ripetermi che non le sembrava vero che io vivessi lì dentro.

Ora lei era dall'altra parte del mondo mentre io ero in mezzo al deserto e non ero felice.

La verità era che non avevo voglia di stare li, avrei voluto soltanto prendere il primo volo e tornarmene a casa.

Giocare con la nazionale non mi piaceva, non ne facevo una colpa a nessuno ero  io il mio maggiore ostacolo.

"Dybala oscurato da Messi e Ronaldo";

"Dybala sopravvalutato"; 

" La fine della joia?"

Erano soltanto alcuni dei titoli che i giornali italiani e stranieri mi dedicavano con immenso affetto dal momento che non ero ancora riuscito a piazzare un gol con la maglia albiceleste.

Quella sera avremmo giocato l'amichevole contro il Brasile e nemmeno a farlo apposta io sarei rimasto in panchina. Mi sentivo arrabbiato e impotente perché avrei voluto dare di più soprattutto per la mia nazione ma Scaloni sembrava mettercela tutta per farmi rendere il meno possibile.

«Hermano, que pasa?» 

Gonzalo si era affiancato a me durante l'allenamento come faceva di solito e mi stava squadrando incuriosito in attesa di una risposta, dal momento che non gli avevo ancora rivolto la parola, non era da me.

«Gonza, niente stavo solo pensando.»  Gli sorrisi di rimando senza trovare nient'altro da dire.     

«Non me la racconti, cosa succede? Sempre il problema "seleccion"? » Virgolettò l'ultima parola probabilmente per dare più enfasi alla domanda.

«Si anche, ma stavolta ne ho ancora meno voglia del solito.»  Ammisi.

«Forse perché c'è qualche nena che tormenta i tuoi pensieri? Puoi dirmelo lo sai. Si è di nuovo fatta viva Antonella oppure centra quella Oriana con cui te la facevi quest'estate?»  

Volevo bene a Gonzalo, davvero tanto ma c'erano dei momenti, fortunatamente pochi, in cui lo avrei preso a ceffoni.

«Oriana continua a scrivermi ma non è più un mio problema perché ho intenzione di continuare ad ignorarla e no, Antonella non si è più fatta sentire per fortuna.»  Tagliai corto fermandomi per riprendere fiato e asciugarmi il sudore dal viso.

Come bianco e nero - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora