¶ Adesso, camminando a ritroso, possiamo tornare indietro per fermarci nello stesso punto.
Jedem das Seine.
Quella frase spiccava sulla cancellata in ferro battuto del campo di concentramento di Buchenwald e lo faceva con cinismo, con noncuranza. Era il cosiddetto motto, l'ironica accoglienza per i deportati che Till Zeigler non mancò di notare con un'espressione estremamente divertita – la stessa che Lawrence Anderson avrebbe poi definito sadica.
Aveva le gambe atrofizzate a causa del lungo viaggio in auto, ma sembrava animato dall'interno e non differentemente dagli altri due colleghi in divisa. Un sinistro luccicore negli occhi, il miraggio di Buchenwald come una promessa fatta di anni di fatiche e conoscenze. Tuttavia non c'era granché merito nella sua presenza lì, solo tanti – innumerevoli, a dirla tutta – sotterfugi. Giri di raccomandazioni, ecco cosa! E tutti partiti da un tale di nome Rupert Haas, un reduce monco della Prima Grande Guerra.
Il motto di Buchenwald gli era letteralmente rimasto impresso, marchiato a fuoco nella coscienza. Sembrava poter prendere forma con connotazioni diverse in ogni momento – riusciva a cambiare, sì! A tratti sembrava ironico, quasi buffo, mentre altre volte era semplicemente minaccioso, inquietante, perché sebbene Till Zeigler fosse arrivato da poco più di qualche ora, aveva visto e sentito parecchio. Il giusto, sì, quanto bastava a comprendere l'abissale differenza che c'era tra la civiltà vera e quella ristretta oltre il recinto.
C'erano volti vuoti lì, occhi che avevano perso il proprio sguardo chissà dove. E persone, tante persone come lui che si preoccupavano di tenere la situazione sottocontrollo – lo aveva capito subito quando, poco dopo il suo arrivo, era stato dato l'ordine di aprire il fuoco per dare il via alla prima fucilazione.
I lamenti di chissà chi gli arrivavano alle orecchie e le urla sembravano solo l'eco delle anime tormentate di molti. Eppure si poteva certamente dire che tutto ciò rappresentasse il sogno di un uomo contorto e corrotto dalla società in cui era vissuto.
Degli antisociali erano stati spazzati via come se nulla fosse, uno dopo l'altro, e a lui non interessava. Non gl'importava nemmeno di quelli che, camminando, erano incespicati sui loro stessi piedi gonfi per finire in terra, con la faccia immersa nella neve, perché conosceva già la punizione cui sarebbero andati incontro: proiettili e sangue per teste di burro.
Era un paesaggio irreale, terribilmente torvo, coperto di una foschia gelida che penetrava oltre il cappotto e la divisa stessa. Sapeva gelare le viscere di chiunque ci mettesse piede per la prima volta, eccetto quelle di Till Zeigler il quale pareva letteralmente immune. Perché sì: lui era vigile, attento, perennemente animato da una scarica adrenalinica che sapeva a tratti di cave e a tratti di semplice degrado e malnutrizione. L'olezzo della civiltà, ecco cosa lo rendeva vivo nella morte.
«La feccia è nel campo principale, la zona nord, e il bunker è vicino l'ingresso, come avrete notato» disse una voce. Era tanto flebile da sembrare quasi un sussurro, tuttavia sembrava in grado di squarciare il silenzio che, effettivamente, mancava non poco in quella stanza. «Questa è la zona sud, invece, ed è dedicata a noi e agli uffici amministrativi.»
Till si voltò nella sua direzione, scoprendolo stranamente vicino e in modo a dir poco inquietante – c'era qualcosa di contorto in quegli occhi blu, qualcosa che non avrebbe saputo definire a parole e che allo stesso tempo gl'incuteva un certo timore.
Grottesco, come un giullare benvestito per il banchetto serale, brillava di luce propria. E risaltava nella folla, fra la gente ebbra, mentre l'intera stanza festeggiava i nuovi arrivati con danze scoordinate e note gracchianti. Alcol e divertimento, un accattivante paradosso.
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Cuore di ferro
Historical FictionTill Zeigler, varcata la soglia di Buchenwald nel 1940 come SS da campo, potrebbe benissimo essere considerato un esempio di pura razza. Ed è proprio quello in cui ha sempre creduto per tutto il corso della sua esistenza, ambendo sin da ragazzo a un...