Dal suo arrivo a Buchenwald, fatta eccezione per Lawrence Anderson, Till Zeigler non aveva mai parlato con nessuno – non più del necessario – e, senza neppure accorgersene, si era reso prigioniero di se stesso. Aveva avuto modo di conoscere soltanto quella che era una libertà distorta, sadica, attraverso i suggerimenti di quell'elemento intoccabile a cui era letteralmente concesso di tutto. Ma per gli altri, per le SS da campo come lui, valeva un discorso diverso. Ciononostante non se ne accorse subito, anzi: accadde all'improvviso, durante l'ora di cena, quando finì con il trovarsi seduto accanto al collega che di solito gli dava il cambio nelle ore diurne – Hilbert Lange, se non andava errando.
Questi, a differenza di Lawrence, non sembrava propriamente incline al dialogo ed era sulle sue almeno quanto Till stesso. Tuttavia sembrava sul punto di dire qualcosa, di esplodere in un rimprovero – forse, o perlomeno così disse Till dopo una prima occhiata. «Se volete divertirvi con le vitamine, Zeigler, vi consiglio di farlo con i prigionieri e non con le donne che si trovano nel Sonderbau» disse di getto, guardandolo di sguincio.
L'interpellato batté le palpebre e istintivamente chiese: «Allora perché si trovano lì?» Quasi si rifiutava di credere che Lawrence avesse tentato di raggirarlo per annientare il suo senso critico.
Hilbert schioccò la lingua e indurì lo sguardo. «Quelle donne sono dei casi speciali, non sono prigioniere comuni.» Attese in silenzio, gli vide perfino aggrottare le sopracciglia, ma non se ne curò e disse: «Non ci sono ebree tra le mura dell'edificio speciale.» Con poche e lapidarie frasi, parve mandare Till in confusione. Tuttavia non si fermò, anzi. «Il Sonderbau è nato con il solo scopo di mitigare gl'istinti sessuali delle SS, è stato adibito a bordello per frenare la piaga dell'omosessualità. Le donne che vi sono rinchiuse percepiscono una sorta di salario, tra l'altro...» Detto questo, lo vide deglutire a vuoto e storse di poco le labbra. Una smorfia frustrata, infastidita.
«Un salario? Quelle donne sono pagate?»
Hilbert annuì, cercando subito di riformulare il discorso per renderlo meno tecnico: «L'omosessualità dilaga ovunque, anche nei campi di concentramento come questo, ma non all'interno del corpo delle SS, bensì tra decani e kapò...» Non sollevò lo sguardo, tornò a osservare il piatto e infine sputò il resto: «Le SS dovrebbero sorvegliare l'edificio speciale e raramente usufruirne, perciò non dovrebbero ridurre il numero di donne al suo interno, meno che mai renderle inutilizzabili – non so se mi spiego.»
«Non vi spiegate, Lange» sbottò Till, non mancando di mostrarsi restio a continuare quella conversazione serrata. Lo fissò con noncuranza, ma non più di qualche istante, e poi distolse lo sguardo come se nulla fosse.
Hilbert serrò i denti, parve quasi indispettito nel dire: «Questa mattina, dopo il cambio di turno, è stato pressoché facile capire che per una notte intera – e a più riprese, aggiungerei – vi siete presentato nel Sonderbau per infastidire una delle donne che lavorano lì.» Schioccò la lingua con fare seccato, infine sollevò un bicchiere dal tavolo e se lo portò alle labbra per sorseggiare del vino.
«Dunque?» Incalzò Till, sollevando un sopracciglio con fare annoiato – un'espressione che si addiceva più a Lawrence che a lui.
«Il vostro amico Anderson non vi ha spiegato come funziona il Sonderbau, immagino: massimo quindici minuti di piacere con pagamento anticipato di due marchi.» Con quelle parole, Hilbert si voltò di tre quarti nella direzione di Zeigler. Scostò il bicchiere dalle labbra e se le umettò subito.
Till batté le palpebre ancora una volta, quasi si fece scappare una risatina asciutta e chiese: «Perché mai dovremmo pagare delle donne che non saranno mai liberate?» E ghignò appena, con evidente sadismo, contaminato fin nel midollo dal modo di fare di Lawrence Anderson.

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Cuore di ferro
Historical FictionTill Zeigler, varcata la soglia di Buchenwald nel 1940 come SS da campo, potrebbe benissimo essere considerato un esempio di pura razza. Ed è proprio quello in cui ha sempre creduto per tutto il corso della sua esistenza, ambendo sin da ragazzo a un...