Capitolo.XI Il Soldato Kennedy

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Pov Jason

Finalmente aprivo gli occhi. Insieme a me non c'era nessuno, né i miei compagni ne Jennifer. Ero molto preoccupato sopratutto per Jennifer, lei aveva molto paura e ora senza la mia compagnia aveva ancora più terrore non vedendomi insieme a lei. Ero nel letto di una piccola baracca, rovinata col tempo e sporca e i muri erano sporchi di sangue e mettevano inquietudine. Sentì dei passi di uno strano uomo, pian piano apriva la porta, pensavo che era la giunta la mia ora, ma invece era un soldato americano.

Jason: Come sei finito tu qui dentro?

Soldato Kennedy: Come ci sei finito tu.

Jason: I tuoi compagni?

Soldato Kennedy: Sono tutti morti. Devi sapere che nel campo di Auschwitz non c'è l'uscita c'è solo l'entrata. Se vogliamo uscire c'è un tunnel che conduce nel'altro complesso di Monowitz lungo tre kilometri e poi passare dall'altro complesso, il campo di sterminio di Burkenau. Lì ci sarà l'uscita e potremmo salvarci.

Jason: Quindi ora i miei amici stanno vagando a vuoto ?

Soldato Kennedy: Si ragazzo, noi dobbiamo salvarci.

Jason: No Senza i miei compagni.

Soldato Kennedy: Va bene.

Il soldato Kennedy era un uomo con un voce roca e duro, nero di pelle e un fisico muscoloso. Era pieno di cicatrici e aveva una grossa ferita nella spalla coperta da una benda bianca dipinta peró di sangue. L'uomo mi aveva chiesto se sapevo sparare e io annuì semplicemente, così il soldato mi diede un k-12 per difendermi dagli eventi del campo di Auschwitz. Così io e Kennedy uscimmo dalla baracca con passi molto lenti e furtivi per non attirare l'attenzione né del boia e né dei bambini demoniaci.

Il campo dei morti (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora