Capitolo.VII La separazione

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Eravamo nascosti in una baracca, dopo Tim se n'era andato pure Jack ed eravamo rimasti in undici. Tenevo la mano stretta nella bocca di Jennifer, le sue lacrime calde bagnarono la mia mano infreddolita e fredda per colpa del rigido inverno della Polonia. Tom era lì, in un angolo seduto e sconvolto non sapeva che fare, i suoi occhi guardavano fissi il vuoto e non accennava a dire una parola. Io osservavo dalla serratura i movimenti del boia, si guardava intorno alla ricerca di noi insieme a ai suoi pitbull aggressivi e assassini. Dopo un po, l'uomo girò i tacchi e se né andò per cercarci da un'altra parte. Feci un sospiro di sollievo e mi appoggiai in una parete stanco e con le gambe a pezzi.

Jennifer: Ora che facciamo?

Tom: Ci stiamo qua, è logico.

Jason: No, non possiamo starci qua, prima o poi ci troveranno.

Martins: È cosa vuoi fare, non vedi, non c'è nessuna altra uscita all'orizzonte, c'è solo l'entrata ed è stata chiusa a chiave da quei bastardi. esclamò in preda al panico.

Jason: Non ti fare prendere dal panico Martins, ti prego, non è il momento.

Martins: Ho un'idea.

Martins a tutta fretta aprì la porta della baracca andando verso il muro mentre lo inseguivo e gli gridavo fermati.

Martins: Jason ritorna in quella fottuta baracca, io me ne vado.

Jason: Muorirai Martins, non fare il coglione.

Martins non mi ascoltó e appena toccó il muro per scavalcarlo morì fulminato facendo scattare anche l'allarme del campo di concentramento. Ritornai a tutta fretta nella baracca e ordinai ai miei compagni di uscire, gia all'orizzonte si vedevano un sacco di bambini demoniaci con coltelli in mano e il boia di Auschwitz con i suoi fedeli Pitbull.

Jessica: Dov'è Martins, Jason?

Jason: Mi dispiace tanto, il tuo fidanzato è morto.

Jessica scoppió in un mare di lacrime

e mentre correvamo verso un riparo, lei cambió strada andando verso il cadavere di Martins.

Jennifer: Dove stai andando Jessica?

Jessica: Dal mio fidanzato, lui non è morto.

Jennifer: È morto, non vedi!!.

Il boia di Auschwitz andò verso Jessica e uno dei suoi cani la presero mordendola staccandogli le due gambe per non scappare più. Jessica piangeva dal dolore e dalla disperazione mentre era bagnata di sangue e il boia prese la sua grossa machete e cominciò a squartare quello che era rimasto del povero corpo di Jessica. Delle forti granati accecanti e fumogene ci colpirono, non vedevo più niente, né i miei compagni, né Jennifer e né il boia insieme ai bambini e i cani. Caddi a terra vedendo solo il buio e il vuoto di fronte a me.

Il campo dei morti (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora