La casa nel bosco.

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Passeggiare in giro per la città,  in una calda giornata di agosto, non è l'ideale.
Non so di preciso dove andrò oggi, forse andrò di là, o prenderò da quella parte, chi lo sa?
Essendo una senza tetto, non ho molte alternative.
Il caldo mi soffoca e sono tutta sudata. Ho bisogno di ombra. Ho bisogno di acqua.
Per fortuna, la città di Londra è famosa per avere a disposizione, diverse fontanelle dove poter riempire la bottiglietta d'acqua. L'unica cosa che riesco ad ottenere gratis.
Vi starete chiedendo dove mangio, vero? Beh una o due volte alla settimana vado ad aiutare una nonnetta alla mensa per i poveri, e lì, ricevo qualche soldino per poter comprare qualcosa da mangiare.Non mi piace molto, andare in quel posto, anche se ho vissuto molta sofferenza, odio poter vedere così tante persone che soffrono.
Sono seduta sopra una panchina del parco, sotto i rami di una quercia.  Sono stanca e troppo disorientata. Viaggio da così tanto tempo che non so più dove poter andare.
Di giorno vago per la città,  la notte cerco di non ficcarmi in qualche strano circolo, cercando un posto sicuro dove poter restare per tutta la notte. Questa notte, la passerò qui, dentro il parco.
Noto da lontano il custode, è sera e ha le chiavi in mano, vaga per il parco, alla ricerca di qualche barbone, nascosto qui dentro per cacciarlo fuori.
Non me, penso. Non questa sera che non so dove andare.
In silenzio e a passi decisi, mi nascondo dietro un cespuglio. Non deve vedermi.
Chiudo gli occhi, con la convinzione che così,  lui non mi possa vedere.
Come un falco che cerca la sua preda, Trevor, il guardiano, mi passa davanti, senza però vedermi.
Dopo aver finito il suo primo controllo, passa per il secondo giro, sono al sicuro, non mi ha vista.
Esce dal parco, chiude il cancello e va verso casa, il suo lavoro, qui, è finito.
Finalmente mi rilasso, mi siedo sotto la grande quercia al centro della città e mi stringo nel mio piccolo giubbotto, l'unica cosa confortante nella mia vita.
Per poche ore sono al sicuro, domani mattina, però,  dovrò svegliarmi presto, nascondermi e aspettare che Trevor apri di nuovo l'enorme cancello.
Non so con quale forza, riesco ad addormentarmi.

Il leggero venticello mattutino,  mi sveglia.
Che ore sono?Rido, non ho un orologio,  non posso saperlo.
Il cancello è ancora chiuso per mia fortuna, così mi alzo dal mio "letto" e corro verso il mio nascondiglio, il cespuglio.
Come previsto, dopo circa venti o trenta minuti, Trevor si presenta a lavoro, apre il cancello ed io mentre lui gira, per assicurarsi che tutto sia come dovrebbe essere, io corro fuori.
Nuovo giorno, nuova avventura.
Percorro una delle strade più frequentate della città,  trovo una fontanella e mi bagno la faccia. Adesso va meglio!
Giro per il centro, le ragazze camminano in gruppo o con il proprio fidanzato, alla ricerca di qualcosa di nuovo da mettere. Entrano nei negozzi, guardano, disprezzano, e poi comprano.
Non ricordo più la prima volta che entrai dentro uno di questi negozi, forse all'età di 13 anni.
La cosa che mi colpisce di più,  è vedere genitori apprensivi che comprano palloncini o gelati ai propri figli. Chissà come deve essere avere dei genitori, avere una famiglia..
Sorrido, so che non potrò mai provare tutto questo, non posso neanche vedere un fil o un documentario su questo, non possiedo una tv, non possiedo una casa tutta mia.

Non so per quanto ho camminato, ore, tante ore, so solo che non conosco questo posto.
È una zona della citta, penso sia la periferia,  in cui io non sono mai stata.
Di solito mi tengo alla larga da questi strani posti, sono misteriosi e non sai mai che gente ci puoi trovare, ma guardandomi bene, non sono nelle condizioni più adatte per poter giudicare una persona. La gente, il più delle volte, quando mi vede, stringe i figli a se e li allontana da me.
Faccio paura, faccio paura e le persone mi evitano.
Non sono una persona molto socievole, beh, per dirla tutta non amo molto parlare con le persone, sono timida e non so, quasi sempre, cosa dire.
Non ho amici, e di certo, stando in città non li troverò,  nessuno mi vuole come amica.
Forse, se sono fortunata, qui ci sarà qualcuno che vorrà conoscermi.
Il mio aspetto inganna,  sono trasandata, magra, i capelli arruffati e le occhiaie, i vestiti vecchi, ma per fortuna puliti, un uomo ha donato, alla mensa dei poveri ha donato i vestiti della figlia, ormai troppo grande per indossarli e adesso li ho io;un jeans chiaro e stretto ma comodo, una maglietta maniche corte, nera, un piccolo giubbotto di tuta nero e delle tennis bianche. Insomma, non mi posso lamentare, non ho mai avuto, negli ultimi quattro anni un giubbotto di tutta!
Percorro una strada di dimensioni medie, poi essa finisce e si divide in due più piccole.
Quale prendere?Destra o sinistra? Ecco di dilemmi della mia vita;scegliere la propria strada non è sempre così facile.
Opto per quella più tranquilla e isolata, cammino per tipo mezz'ora prima di giungere sopra una piccola valle. Il posto è isolato, tranne per una vecchia casa di legno, nascosta tra gli alberi.
Chi abita qui?C'è qualcuno dentro quella casa?
Non sento rumori, non vedo nessuno e così mi avvicino, fino ad arrivare alla porta.
Non è chiusa a chiave, così la apro.
-C'è nessuno?-Dico sussurrando.
La casa non è molto grande, un piccolo salotto, con una divano a due o tre posti verde, un tavolinetto di legno, che si abbina al pavimento e alle pareti di legno, e un piccolo mobiluccio che regge un televisione. Chiudo la porta alle mie spalle, è ormai buio fuori e fa fresco.
Dormirò qui questa notte, sembra essere una casa disabitata!
Mi inoltro oltre il salotto, noto altre stanze, una camera da letto, contentente un letto matrimoniale non troppo grande, un tappeto verde, due piccoli comodini ai lati del letto, e per finire un armadio ed un comò, anche queste pareti sono di legno, come il resto delle camere.
Uscendo dalla camera da letto, alla sua destra trovo un'altra stanza, il bagno;piccolo ma comodo, possiede una vasca, domani farò un bagno!
Uscendo, trovo, dall'altra parte della casa una piccola cucina;tavolo al centro della stanza, alcuni piatti rotti per terra e altri sul marmo della cucina.
Perché mai ci sono dei piatti rotti?Non penso che questa casa sia abitata.
Il picco frigo, bianco, è vuoto. Beh anche per queata sera, cena a base di niente con niente, ottimo per tenersi leggeri!
È tardi e decido di andare a dormire, finalmente in un letto, in un letto vero.
Per mia fortuna il materasso è comodo e la piccola copertina è confortante, la sera fa sempre piu fresco ed io trovo confortante un po' di calore.
In poco tempo, mentre continuo a convincermi che non dovrei stare in questa casa, cado in un sonno profondo.

La mattina seguente faccio farica ad aprire gli occhi, a causa della luce che entra dalla piccola finestra, dalla parte sinistra della stanza.
Con la mano destra, mi strofino gli occhi. Accidenti che dormita!
Mentre vado per alzarmi, noto una fitta al polso sinistro, non riesco a muoverlo.
Che succede? Sembra che sia legata o qualcosa del genere.
Non riesco a capire e a vedere bene, la luce del sole non mi permette ancora di vedere tutta la stanza o per lo meno in mio polso.
Con la mano libera,  raggiungo il polso sinistro e con sorpresa e paura, noto che sono legata al letto, con delle manette.
Il cuore mi batte a mille, ho paura. In che guaio mi sono cacciata?
In che casa sono entrata? Forse di un poliziotto?Di solito sono loro ad avere le manette.
Mi agito sul letto, muovo con forza il polso, ma non riesco a liberarmi, ci deve essere una chiave, qui, in giro! Guardo sopra il comodino, ma non vedo nulla. 
Sento una risata.
Mi blocco di colpo e giro la testa verso la porta. Un ragazzo in penombra è appoggiato alla porta.
-Hai perso qualcosa?-Chiede con tono deciso.
-Tu..tu chi sei?-Oso dire, non riesco a vederlo. E se fosse un vecchio maniaco? E se fosse un uomo e non un ragazzo per come credo di aver visto?
-No, tu chi sei.-

His dark soul {COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora