capitolo 26

18 3 0
                                    

"signorina kurten! è un piacere rivederla! non ci speravamo più!"

rimango in silenzio e vado a sedermi al mio banco. quello di biologia non lo reggo per niente.

è un ometto basso, con i capelli bianchi concentrati ai lati della testa e sul dietro, lasciando spazio alla fronte e alla zona alta. la pelle giallastra lascia pensare che sia sottoposta spesso a delle lampade. assomiglia al papà di Homer Simpson, solo con meno rughe, la postura eretta e con una voce più delicata.

ha quel fare da impiccione, perfettino, è odioso.

"allora signorina kurten, vuole correggere lei i compiti?"

ho sentito bene le sue parole, ma il mio banco sembra essere molto più interessante.

"ha almeno la giustifica? è assente da una settimana! lei non può permettersi un comportamento del genere! informerò la preside delle sue azioni!"

con fare svogliato alzo lo sguardo e rispondo tranquillamente:

"faccia un po come le pare.."

la sua faccia! epica! è rimasto bloccato con il dito indice verso di me e l'altra mano aperta lateralmente. il viso è pieno di rughe d'espressione e la bocca a forma di 'o'. avrei voluto ridere come il resto della classe. ma proprio non ce la facevo. tornai a disegnare sul mio banco mentre lui uscì per dirigersi dalla preside.

un rumore mi fece tornare alla realtà, era Michelle, una delle amiche di Lily, una ragazza alla moda, molto curata ma non quanto quelle stronze che stavano con Jennifer, più dolce e moderata.

"Lily mi ha detto che non parli mai con nessuno, volevo dirti però che sei una tipa forte. solo tu rispondi così a quel prof, non lo fa nessuno, hai la mia stima!"

"la tua stima? per questo? ok. ora che me l'hai detto, tornatene da dove sei arrivata."

forte? pensai. forte? ma dove? ma quando?

feci per alzarmi, quando qualcosa mi bloccò il braccio.

"dove pensi di andare kurten? prima devi ascoltare la ramanzina della preside!" tutta la classe scoppiò in una risata di gruppo.

era una di quelle galline odiose.

in lontananza si sentì la voce della preside:

"il suo comportamento è inaccettabile! nessuno può permettersi di fare un affronto del genere!"

"vedi cosa succede a sfidare la preside? ora tocca a te essere sospesa kurten!"

"ne sei proprio sicura stronzetta-ipocrita che non sei altro?"

silenzio..

"il suo non è un comportamento adatto ad un ambito lavorativo. lei contrasta le mie decisioni e le giudica in maniera assolutamente inadatta. mi chiedo se non sia stato un errore assumerla!"

la porta si aprì lentamente ed entrambi entrarono. la preside era esterrefatta, mentre il professore mi fissava inerme.

"signorina kurten, scusi l'inconveniente ma il professor Burren non era al corrente della situazione."

la classe era muta.

"co-condoglianze kurten, mi scusi.. i-io non lo sapevo.. deve credermi..insomma.. se avessi saputo io non avrei mai.."

continuava a farfugliare qualcosa d'incomprensibile.

tento di rispondere trattenendo le lacrime, con un filo di voce, o quel che ne resta.

"gr-grazie.."

mi lascio cadere sulla sedia e continuo a fissare il vuoto. l'idea di Derek in quella macchina, di mia mamma e di John in quella casa, di me su quel pavimento sporco, a morire dentro mentre li guardavo senza poter fare niente. ora anche il professor Burren lo sa e l'intera classe sa che sono in lutto. lutto. che parola sofisticata per descrivere una merda del genere.

vorrei scappare. andare su un'isola deserta e restare li da sola. senza rumori, persone, scuola. solo il mare, il suo odore, i suoi colori, il suo rumore. trascorrere il resto dei miei giorni ad aspettare il momento in cui li avrei rincontrati tutti.

brokenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora