12 - ℓυкє

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Peter è una persona davvero strana; è molto persuasivo con i suoi amici e a volte persino con gli adulti, ma quando si tratta di ragazze diventa incapace come un ragazzino timido delle medie.
Anche se ci provava non riusciva mai a conquistare nessuna delle sue cotte. Era in quel momento che Peter chiedeva aiuto. Un tempo si rivolgeva anche a Alex oppure a James; ma dopo la rottura del nostro gruppo di amici, rimasi soltanto io come "spalla".

La campanella suonò e gli studenti si alzarono; era passata l'ultima ora senza che me ne accorgessi; e dire che ero partito con l'intento di prestare attenzione alla lezione di storia.

Presto il cortile del liceo di Dale Wood si riempì di studenti che si affrettavano per prendere l'autobus o si allontanavano sulle bici o in macchina.

A qualche metro di distanza da me vidi Dorothy e Cassidy che camminavano spedite verso casa; Dot era completamente isolata dal resto del mondo; con le cuffie nelle orecchie, la testa bassa e le mani nelle tasche della felpa. Cass invece era l'opposto della sua gemella, solare e sempre sorridente.
Strano, pensai, se Dot è lì allora dov'è Amber?

Decisi di prendere un'altra strada per non incrociare nessuna delle mie sorelle; ero sicuro che neanche loro avrebbero voluto fare la strada di ritorno con me.
Aggirai la scuola; superai il parcheggio riservato agli insegnanti e mi ritrovai davanti al campo di atletica della scuola. La squadra di rugby si stava allenando in vista della partita contro il liceo di Ouran Ville, la scuola rivale.

Ogni anno le due scuole si affrontavano in una serie di gare sportive che comprendevano sport come rugby, nuoto, lancio del peso e cheerleading. L'anno prima il liceo di Ouran Ville era riuscito ad aggiudicarsi il trofeo; anche se molti affermavano che avevano barato; quindi gli atleti di Dale Wood dovevano prepararsi al meglio, così le ore di allenamento aumentarono.

Vidi James Cooper impossessarsi del pallone e correre verso l'area di meta; stava per fare punto quando Alex Wilson lo raggiunse e lo placcò, cadendo a terra rovinosamente. L'allenatore fischiò e gli atleti andarono in panchina per una pausa.
Scorsi una ragazza scendere dagli spalti vuoti; aveva i capelli lunghi e biondi e indossava una giacca di jeans chiara. Era Amber.
Scese le scalinate e raggiunse suo fratello.
Alex e Amber avevano gli stessi capelli biondi e gli occhi scuri, ma lui era molto più alto di lei.
La ragazza era in piedi davanti a lui con le braccia incrociate e gli stava parlando. Lui si passò una mano tra i capelli sudati per asciugarli.
Dietro di lui, James era seduto sulla panchina, con una borraccia in mano e la tuta sporca di fango; stava guardando verso i fratelli Wilson.
Stavo osservando la scena dal cancello meridionale del campo.
James mi vide e mi salutò con un cenno del capo.
Era da tanto che io e James non parlavamo.
Da bambini eravamo migliori amici, trascorrevamo molto tempo insieme giocando con le carte di "Yu-Gi-Oh!" o facendo dispetti alle mie sorelle e alle loro amiche. Andando avanti con gli anni i nostri interessi in comune diminuirono e la nostra amicizia si ruppe. James aveva il suo mondo e io il mio.
Amber finì di parlare con Alex e si incamminò verso il cancello nella mia direzione.

<< Mi stavi spiando? >> mi disse richiudendosi il cancello alle spalle.

<< Scusa; stavo tornando a casa e mi sono fermato a vedere gli allenamenti senza accorgermene. >> risposi.

Seguii Amber fino al parcheggio; nel portabici c'era la sua bicicletta verniciata di giallo; la ragazza tolse la catena e si incamminò portando la bici a mano.
Si volse facendomi un cenno e io lo presi come un invito a seguirla.
Ci incamminammo verso casa di Amber lungo Bailey Street.
Era l'occasione perfetta per conoscere meglio Amber, per conto di Peter, senza le occhiate furiose di Dorothy.
Ma come avrei iniziato il discorso? Amber e mia sorella erano migliori amiche da sempre ma non avevo mai passato tanto tempo da solo con lei come in quel momento. Dovevo assolutamente evitare di essere risucchiato nel vortice dei silenzi imbarazzanti.
Non riuscivo a togliermi il ricordo della scorsa sera dalla testa. Erano bastati solo tre minuti con lei e il mio corpo era completamente andato in tilt. Perché mi ero sentito così strano all'improvviso? Dovevo smettere di pensarci.
Tutto quello che riuscii a dire fu:

ℓα ƒαмιցℓια ℓσɕкωσσԃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora