3 - ԃσяσтну

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Uscii dallo spogliatoio con addosso la divisa da infermiera, composta da una casacca a maniche corte e dei pantaloni verdi. Al petto avevo appuntato un cartellino con la scritta "Volontario" stampata in rosso.

Facevo volontariato all'ospedale da quasi un mese e mezzo.
All'inizio era solo un progetto di scuola lavoro ma in seguito decisi di prolungarlo.

Scesi le scale e percorsi il corridoio fino al reparto pediatrico.
Stavo per aprire la porta dal vetro smerigliato quando quest'ultima si spalancò, cogliendomi di sorpresa.
Mi trovai davanti Scott Turner.
Lui studiava medicina e faceva volontariato già da un anno così il coordinatore lo affiancò a me in modo che potesse supervisionarmi e guidarmi.

<< Ecco dov'eri. >> mi disse superandomi.
<< Oggi mi devi aiutare a cambiare qualche flebo e devi anche distribuire dei medicinali. >>

Scott mi passò una cartellina con sopra scritti i nomi di alcuni pazienti e i farmaci a loro prescritti.
Lessi il nome "Ben Green" e il mio viso si illuminò.

Seguii il mio supervisore lungo i corridoi bianchi e illuminati; ripuliti da ogni tipo di sporcizia.
L'aria era impregnata dell'odore di igienizzante.
Non mi ero ancora abituata a quell'odore pungente.

Entrammo nel reparto malattie respiratorie.
Scott si fermò e si voltò verso di me.

<< Al piano terra c'è l'area di distribuzione farmaci. Va lì, leggi i nomi, prendi i medicinali e comincia a distribuirli in questo reparto. >> spiegò lui molto coinciso.

<< Per le flebo invece? >> chiesi io.

<< Semplice, se vedi che la sacca è vuota la cambi. Quelle di ricambio dovrebbero essere insieme ai farmaci. >>

Annuii e andai verso le scale.

Scott lesse il foglio appuntato sulla sua cartellina ed entrò nel reparto accanto: radiologia.
      
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Avevo già consegnato i farmaci nelle stanze dalla 250 alla 263.
Ero davanti alla stanza 264.
Anche se quella camera da fuori sembrava uguale a tutte le altre, per me lo non era affatto.

Strinsi il bicchierino di carta con dentro i farmaci, feci un respiro profondo ed entrai.

La stanza era piccola e bianca, con un solo letto con ai lati due comodini e diversi strumenti e macchinari medici. Nella parte opposta della stanza c'erano un mobile e delle sedie per i visitatori. Le tende erano chiuse e facevano passare solo un debole raggio di sole.

Mi avvicinai al letto.
Ben stava dormendo. La sua mano destra reggeva un libro dalla copertina rossa e la lampada da lettura era ancora accesa e puntata sulle pagine.
Deve essersi addormentato mentre leggeva; pensai sorridendo.
Il suo petto si alzava e si abbassava; il ciuffo castano gli ricadeva delicato sulla fronte; aveva uno sguardo così sereno. Sembrava fuori posto in quella camera d'ospedale. Il respiratore non gli si addiceva.

Ogni volta che lo vedevo il mio cuore si stringeva in una morsa, mi faceva male vederlo in quello stato, come se lo conoscessi da una vita.

L'avevo fatto per lui.
Avevo deciso di diventare una volontaria per stargli accanto.

Avevo conosciuto Ben durante il progetto di scuola lavoro; quando mi diedero il compito di portargli una nuova bombola di ossigeno per il respiratore.
Da quel momento mi ero innamorata di lui; del suo umorismo, della sua gentilezza e della sua luce.

ℓα ƒαмιցℓια ℓσɕкωσσԃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora