Ero nella camera di Tiger Lily e la stavo aiutando ad indossare il suo vestitino nero. La stanza era piccola e piena di bambole di ogni colore e dimensione, divise in gerarchie ben precise.
Le mensole più alte erano riservate alle Barbie e a tutti i loro accessori; le mensole più basse erano per i bambolotti, alcuni di loro avevano il viso segnato da macchie di colore, fatte da Charlie quando era piccola e si divertiva a colorare con dei pennarelli tutto quello che vedeva; il tappeto era occupato dalle bambole con i capelli di lana e gli occhi a bottone; mentre il letto era riservato ai peluche e alle sue bambole di pezza preferite.I bambolotti e le bambole di stoffa con gli occhi a bottone erano sicuramente le più inquietanti.
Fissavano me e i miei fratelli come se volessero soffocarci nel sonno. Piacevano solo a Lily.Non dimenticherò mai il periodo in cui Tillie e Matey avevano paura che le bambole prendessero vita durante la notte e perciò dirmirono in camera di Cassidy per un mese.
Stavo allacciando le scarpette nere di Lily quando sentii delle grida provenire dalla stanza accanto.
<< Charlotte, andiamo! Dobbiamo essere tutti presenti. >> stava gridando Juliette a Charlotte che si era chiusa in camera un'altra volta.
<< Io non ci voglio andare! Non potete obbligarmi. >> disse di rimando dall'altra parte della porta.
<< Non è negoziabile, mamma e papà volevano tutti noi. >>
<< Io non voglio! >>
Cercai di ignorare la situazione concentrandomi sui lacci delle scarpette.
Purtroppo, per quanto volessi cercare di non sentire le grida, Lily le sentiva fin troppo.
Continuava a guardare fuori dalla stanza con uno sguardo preoccupato, stingeva Rosie, la sua bambola preferita, a sè come se fosse un'ancora di salvezza.<< Elsie? >> mi chiamò Lily.
<< Perché Charlie e Julie litigano? >>I suoi occhioni azzurri erano puntati su di me ed erano pieni di tristezza.
Aveva solo tre anni: troppo piccola per affrontare un lutto così grande e tutte le sue conseguenze.Lei aveva il nome di un fiore delicato, e tutti in famiglia la trattavamo come tale.
Avevo cercato di alleggerirle il trauma psicologico, ma non avevo calcolato il carico emotivo che avrebbero sprigionato le mie sorelle adolescenti.
<< Non lo so, tesoro. Probabilmente Charlie non se la sente di uscire. >>
Lily stava per farmi un'altra domanda quando Cassidy e Luke comparirono davanti alla camera.
<< Ma che succede? >> chiese Cass allarmata.
Mi alzai, presi in braccio Lily e gliela passai; Cass la prese tra le braccia, come se fosse un riflesso automatico.
<< Prendi Lily, ci vediamo giù tra poco. >>
Mi avvicinai alla camera di Charlie. Juliette stava continuando a urlare addosso alla porta chiusa.
<< Esci fuori, piccola egoista che non sei altro! >>
Stava per colpire la porta con un pugno ma io le afferrai il braccio per fermarla.
<< Così peggiori la situazione. >>
Mi lanciò uno sguardo tagliente, si liberò dalla mia presa con uno strattone e si diresse a grandi passi al piano di sotto.
Tipico di Juliette: quando qualcuno si opponeva a lei diventava scontrosa fin quando quel qualcuno non cedeva. Purtroppo per lei, Charlotte aveva la testa più dura della sua.
Premetti un orecchio contro la porta. La stanza era silenziosa.
<< Charlie? >> provai a chiamarla. Ancora nessun rumore.
Lentamente abbassai la maniglia e aprii la porta. Appena misi un piede nella stanza, un cuscino mi colpì la faccia prendendomi alla sprovvista.
<< Vattene. >> disse secca Charlie.
Era sdraiata sul letto con un altro cuscino dalla federa celeste premuto sul viso.
La stanza era buia, illuminata solo dal fascio di luce che entrava dalla porta aperta alle mie spalle.
Mi avvicinai alla finestra e aprii gli scuri, lasciando che la luce del mattino schiarisse la stanza.
La camera di Charlie rispecchiava molto la sua personalità: disordinata e colorata. Le pareti erano ricoperte di poster e stampe colorate; la scrivania era piena di fogli, pennelli, matite colorate e colori a tempera; contro il muro, accanto ad essa, erano appoggiati un cavalletto, con sopra una tela bianca, e il suo skateboard rosso e bianco.Charlie mugugnò qualcosa non appena la luce illuminò il suo letto.
<< Vattene e chiudi gli scuri. >> la sua voce era attutita dal cuscino.
Mi sedetti sul bordo del letto.
<< Charlie... >> cercai un contatto con lei ma non appena le sfiorai una spalla lei si scostò.
<< Charlie, capisco bene quello che stai provando adesso: sei distrutta, persa, ti senti il mondo addosso, tutti noi stiamo provando le stesse cose. Capisco che ora vorresti solo restare sola e provare a non pensarci, ma questa situazione non migliorerà mai se non la affrontiamo insieme. >>
Charlie si tolse il cuscino dal viso e mi guardò. I suoi occhi azzurri erano lucidi e gonfi di lacrime.
Cercai di mantenere la voce ferma e calma.<< Mamma e papà volevano tutti noi, quindi penso che abbiano lasciato qualcosa di importante ad ognuno di noi. Sono le loro ultime volontà; è giusto che siano presenti tutti i loro figli. >>
Si asciugò gli occhi con il dorso della mano e si tirò su a sedere.
Charlie cercava sempre di mostrarsi forte e con il pieno controllo delle sue emozioni; ma era, dopotutto, solo una tredicenne.Allargai le braccia. Mia sorella indugiò per qualche secondo e poi mi abbracciò.
<< Ricordati che noi saremo sempre qui per te. >>
Charlie non disse nulla, si staccò dal mio abbraccio e andò verso l'armadio.
<< Devo vestirmi. >> disse senza neanche voltarsi.
Lasciai la stanza e mi diressi verso il piano inferiore dove i miei fratelli stavano aspettando.
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ℓα ƒαмιցℓια ℓσɕкωσσԃ
RomanceDopo la morte dei genitori in un incidente stradale, i dieci fratelli Lockwood sono costretti a cavarsela da soli e a sostenersi a vicenda. Ma mettere dieci personalità diverse con dieci caratteri contrastanti sotto lo stesso tetto non è una buona...