𝗜 ho una carota nell'armadio

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Mi svegliai, battendo la testa su qualcosa di spigoloso.
Il mio dizionario di latino, perfetto.

Appena misi i piedi per terra sobbalzai, il pavimento era gelido, e la finestra spalancata.

«Josh!» Gridai furiosa chiamando mio fratello. Di sicuro era stato lui.
Lasciare la finestra aperta con 8 gradi, tipico di un intelligentone come Josh.

Josh è più grande di me di un anno e due mesi, ma le sue trovate sono geniali quanto quelle di un piccione.

Infilai le ciabatte e scesi le scale dirigendomi in cucina per fare colazione, e ovviamente lo trovai lì, a mangiarsi un panino con la Nutella.

«Non si ruba» gli dissi prendendogli dalle mani il sacro vasetto, riposizionandolo nella cradenza.

«Approposito» continuai, agguantando dei brownies comprati il giorno prima che sapevano di cartone «Perché hai aperto la finestra? Volevi che la tua sorellina morisse assiderata? Grazie.»

Sentii un tonfo al piano di sopra, ma non ci badai. Magari il mio dizionario di latino aveva vita propria e voleva scappare e smettere di essere sfruttato.

«Non ho fatto nulla. E poi morirai assiderata anche quando ti creerai una tuta da Spider-Girl, con questo freddo»

«Il mio nome è Spidey-Gurl»
«Perché Gurl?»
«Stavo ascoltando Katy Perry quando mi è venuto in mente.»
«Oh.»

Per i successivi dieci minuti Josh Jones, amato fratello che per nome sembra avere una marca di detersivo, mi prese in giro cantando California Gurls come se non ci fosse un domani.

Si sentirono altri strani rumori dal piano di sopra.
«Cavolo, il mio vocabolario deve essere posseduto»
Dissi finendo i brownies cartonati e salendo le scale, ancora in pigiama.

Il mio armadio si agitava.
«Cos-» Dissi mentre lo aprivo con cautela. Ne uscì una ragazza cadendo di faccia sul mio parquet.

Ero sbigottita? No, peggio.
Scoppiai a ridere fragorosamente, accovacciandomi per terra con le lacrime agli occhi per la ridicolaggine della scena.

Cercai di aiutare la ragazza ad alzarsi, aveva tutta la faccia rossa per l'impatto, poverina.
Solo dopo essere tornata seria, mi chiesi perché c'era una coetanea chiusa nel mio armadio che si dimenava.

Beh, meglio. Almeno non avrei dovuto esorcizzare il mio dizionario di latino.

«Chi sei?» Chiesi guardandola. Indossava una felpa arancione e dei jeans neri con delle sneakers a loro volta arancioni.

«Carota, mi rispondi?»
Dissi cominciando seriamente a pensare che la mora davanti a me fosse un alieno.

«Mi chiamo Connie, non Carota.»
«Inizia comunque con la C» Esclamai per poi guardarla attentamente, sentendo di nuovo quella sensazione.

«I ragni radioattivi mordono le carote?»

Connie si coprì la faccia con una mano, per poi avvicinarsi a me, e guardarmi dall'alto in basso.

Era più bassa di me, e i suoi caldi occhi nocciola spiccavano sulla sua pelle abbronzata.

Aveva i capelli scuri e completamente spettinati.
Beh, chi non sarebbe spettinato dopo essere entrato nel mio armadio delle meraviglie?

«Sei una mutante. Lo percepisco»
La guardai e finsi un applauso, con una smorfia in volto.

«E brava la mia carotina!»

Sentii la voce di Josh dal piano di sotto, avvicinarsi sempre di più.

«Dai, esci da dove sei entrata!» Cercai di spingerla fuori dalla finestra, e quando mio fratello entrò nella stanza, di Connierota non c'era più traccia.

«Perché parli da sola?»
«Zitto tu, ieri notte ti ho sentito mentre nel sonno parlavi con un unicorno. L'hai chiamato Brillantino.» Josh tacque, e se ne andò sbuffando.

Solo allora pensai a dove potesse essere caduta la ragazza, considerando che abitavo al terzo piano. Mi affacciai alla finestra, il naso rosso per il freddo, e trovai Carotina appesa come se nulla fosse al muro, appiccicata come se avesse delle gomme da masticare sulle dita.

«Mi sto congelando, fammi rientrare» Esclamò, al che le presi una mano e la trascinai nuovamente in camera.

«Si può sapere perché sei entrata in camera mia!?»
«Cos'è, non ti piacciono gli scambi culturali?»
«Non penso tu voglia un fratello stupido quanto un piccione.»
Connie sospirò.
«Non dovresti andare a scuola ora?»
Disse con nonchalance. La guardai, e cacciai un urlo. Era vero, quel giorno avevo sul serio scuola.

«Vieni!» La tirai per il polso e scendemmo le scale a rotta di collo.
«Oh, un attimo. Sono ancora in pigiama.»
Mi vestii come al solito, jeans strappati, felpa gialla e comoda, vans per andare meglio sullo skate, e il mio amato cappello.

«Cosa sei, una rapper?»
Esclamò Connie guardandomi.

«Zitta Carota, e accompagnami a scuola.»

spazio autrice:

cosa pensate di connie-carota? Secondo voi da dove proviene? un'altra dimensione? lo scoprirete solo leggendo.

e comunque, magari avessi un armadio grande abbastanza da farci entrare una persona.

alla prossima bbys <3

piccolo sondaggetto:
chi è il vostro supereroe maschile preferito?
e quello femminile?

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