Sfrecciai tra i corridoi con il viso arrossato dalla rabbia recente e raggiunsi il Soggiorno d'Avorio con una certa urgenza.
Lì trovai Ulysses e Kenneth come li avevo lasciati, seduti al tavolino a giocare a scacchi.
- Cos'è successo? - chiese il primo di scatto quando mi vide.
Scossi il capo amareggiata ed esclamai con la voce graffiata dall'ira:
- Mio padre ha superato ogni limite! - esordii camminando avanti e indietro per la stanza - Non ci crederete mai, ma vuole che mi sposi per trovare un erede alla sua azienda, ed entro un anno per giunta! - continuai a parlare e a lamentarmi dell'irragionevolezza assoluta e l'egoismo celati dietro a quella richiesta, tirando in ballo ragioni di ogni tipo per essere furiosa.
E, come spesso mi accadeva quando mi perdevo tra i fiumi in piena dei miei pensieri espressi a voce alta, non mi accorsi dei due giovani che si alzavano e venivano verso di me; prima che potessi rendermene conto, avevo due mani poggiate sulle mie spalle, e solo allora mi voltai:
- Scherzi, vero? - mi chiese Ulysses con una voce insolitamente seria.
Scossi il capo ancora più seccata e ripresi imperturbabile la mia descrizione dei fatti.
Kenneth guardò Ulysses con sguardo preoccupato mentre io ancora mi ostinavo ad andare avanti e indietro sul pavimento bianco, salendo addirittura sul divano, saltandoci sopra per poi scendere e riprendere in quel moto bizzarro e irrefrenabile.
- Sai già con chi? - chiese ad un tratto Kenneth, e rimasi stupita per qualche istante.
Era il tipo che non parlava molto, ma non con quell'accezione negativa che spesso attribuivo a mio padre: i suoi silenzi erano in grado di colmare situazioni in cui le sole parole non valevano nulla.
- Come puoi dire una cosa del genere proprio ora? - esclamai sorpresa senza saper esattamente cosa dire - è veramente questo il problema principale? Insomma ... -
- Sì, lo è Cornelia. Lo sai che alla fine non potrai scappare: è il destino che ti porti dietro da quando sei nata, non potrai volgergli le spalle ancora per molto. -
- Cornelia non può nemmeno sottostare alle richieste assurde di suo padre, Ken. Ci sarebbero state molte altre soluzioni che non prevedevano di imporle qualcosa di talmente irragionevole! - esclamò Ulysses con quel suo fare teatrale che spesso assumeva, gettando le braccia all'aria.
Eravamo molto simili, io e lui: entrambi avventati e con ciò che pensavamo scritto in faccia; Kenneth invece era la pecora nera del trio, come ci divertivamo a definirlo.
Dei tre era il tipo più riflessivo e silenzioso, e spesso metteva se stesso in secondo piano per privilegiare l'egocentrismo esilarante del suo migliore amico.
Era anche più ponderato e obbediente rispetto a noi e sottostava facilmente alle decisioni di suo padre, ma non perché avesse paura di contraddirlo: ma perché comprendeva qualcosa che noi non eravamo in grado di vedere, ovvero l'importanza della società di famiglia - e allora lui sì che era l'erede perfetto, perché sapeva mettere l'interesse della compagnia prima del suo, qualcosa che io e Ulysses non avremo mai accettato nelle nostre vite.
Scossi il capo amareggiata.
- In fondo ha ragione, Lyss. Ci sono in mezzo delle pratiche legali per l'azienda e non posso semplicemente far finta che la conversazione tra me e papà non ci sia mai stata: mi farò carico dei miei doveri, - e lì Kenneth annuì serio mentre Ulysses abbassò il capo triste - ma non per questo lascerò che il mio maledetto cognome controlli la mia vita! Se c'è anche solo una soluzione alternativa a questa faccenda state pur certi che la scoverò, e la farò vedere io a Charles Harrington! - esclamai infine gasata, e li vidi entrambi ridere.
Ulysses si risollevò contento ed energico e sfregandomi un pugno sulla testa affettuosamente chiese:
- Quindi, credi che ti sposerai, Cornelia? -
- Credo proprio che farò ciò che mi rende felice. - dissi senza pensarci sul serio.
Poi aprii la porta-finestra uscendo di gran carriera in giardino.
- Credi davvero che si sposerà? - chiese Ulysses a Kenneth mentre Cornelia andava sull'amaca tra gli alberi dell'ampio prato.
- Non lo so - rispose lui - e a te perché interessa tanto? -
L'altro rimase per qualche istante in silenzio.
- È come una sorella, pensavo che lo stesso discorso valesse anche per te. -
Kenneth non rispose.
- Cosa c'è, Ken? Sei strano. -
- Io non inganno i miei sentimenti, Ulysses. Non l'ho mai sentita come una sorella, e neanche tu, anche se non vuoi ammetterlo e ancora non te ne rendi conto.
Se vuoi un consiglio, cerca di riordinare i tuoi sentimenti subito; Charles vuole che Cornelia trovi un marito prima possibile.
Immagino che questo ci renda rivali. -
Kenneth si diresse verso l'uscita, e Ulysses disse all'improvviso:
- Sei il mio migliore amico, ricordalo! -
L'altro si bloccò sulla soglia.
- Anche tu - mormorò prima di sparire oltre la porta.
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Note dell'autrice:
Ciao a tutti, grazie di essere ancora qui a leggere!
In questo capitolo iniziamo a capire qualcosa in più sui personaggi, ma è solo il primo piccolo tassello di un grande puzzle - ogni personaggio merita una descrizione approfondita per capirlo a pieno!
Se siete riusciti a sopportarmi fino al terzo capitolo vuol dire che siete delle persone forti, sono fiera di voi XD
Essendo i primi capitoli sto cercando di aggiornare ogni giorno, ma quasi sicuramente non riuscirò a mantenere questo ritmo, soprattutto quando le feste finiranno (ouch!) ma mi impegnerò per essere costante!
Sperando che la storia vi stia piacendo, mi auguro di ritrovarvi al prossimo capitolo, un saluto!
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I fili delle nostre vite
RomanceCornelia ha diciassette anni e un anno per trovare marito. È la figlia di Charles Harrington, un impresario al capo di una multinazionale estremamente influente nell'economia e politica mondiali. Benché sia solare, entusiasta e brillante il padre...