Fui scortata da Sarah per i corridoi sontuosi della mia casa, sino ad arrivare dinnanzi alla porta elaborata di noce dell'ufficio principale di mio padre.
Bussò piano, e una profonda voce bronzea dall'interno sentenziò:
-Avanti-.
Sarah aprì la porta e dopo aver varcato la soglia fece un cenno col capo per poi lasciare la stanza e richiudere la porta alle sue spalle.
Rimasi da sola con mio padre, seduto dietro una scrivania posta davanti la finestra con le tende semichiuse, così che una luce bianca e soffusa penetrava nella stanza irradiandolo dalla schiena; quell'effetto strano gli dava un'aria di importanza.
- Mi hai chiamata? - chiesi scrutandolo dritto negli occhi.
Lui mi guardò per qualche secondo in silenzio, per poi annuire.
- Sì, devo parlarti di una cosa importante - disse tutto d'un tratto accendendosi un sigaro, il cui odore amarognolo si spanse velocemente nella stanza.
Non mi piaceva l'odore del suo sigaro, e nemmeno quella sua assenza di voce.
Ogni volta che lui rimaneva zitto, le parole che non diceva iniziavano a prefigurarsi nella mia mente e assumevano forme e contorni imprevedibili, che talvolta mi spaventavano.
Era una delle cose che ci rendeva opposti, quella.
- Sai che questo è un periodo di splendore per la compagnia - esordì - e non ti nascondono che ormai siamo uno dei pilastri dell'economia mondiale. Un numero incalcolabile di società dipendono dalle mosse della nostra, e abbiamo nelle mani un potere enorme, che dobbiamo cercare di utilizzare al meglio: sia per continuare a mantenere la nostra forza, sia per garantire una situazione di benessere e stabilità nei rapporti internazionali. È qualcosa di estremamente grosso - fece una pausa, e poi, guardandomi dall'alto in basso - non so se puoi rendertene conto -.
Sentii un senso di rabbia aspra pervadermi, e strinsi i pugni: mi trattava come se avessi un limite oltre il quale c'erano cose che non potevo capire, ma sapeva benissimo che non era come pensava; lo faceva per il puro senso di maschilismo malcelato che si coglieva in alcune sue sottili affermazioni.
- Ormai io dirigo la compagnia dalla morte di tuo nonno - riprese - e ho iniziato ad occuparmene da quando avevo diciannove anni; l'età non costituisce un problema, quando uno è in grado di cose grandiose. Sono ormai trascorsi molti anni dal mio esordio, ed da tempo c'è qualcosa che devo fare, ma che non ho mai fatto, perché tu eri troppo giovane.
Ma adesso, sei grande abbastanza. -
Un brivido mi percorse la schiena, e una scintilla mi si accese in mente. Stava forse cercando di dirmi che aveva intenzione di educarmi per diventare la sua succeditrice?
- Sei abbastanza grande perché, tra un anno, compirai diciotto anni. -
Sì, sì, pensai. Continua.
Mentre il fumo della precedente tirata si dissolveva nella stanza creando una cortina scura, papà portò di nuovo il sigaro alle labbra sottili e ispide assaggiandolo piano e con gli occhi chiusi.
- Diciotto anni sono l'età legale richiesta per sposarsi. -
Nell'esatto momento in cui pronunciò quelle parole, le mie speranze andarono in frantumi prima ancora che potessero nascere e improvvisamente le cose si allinearono esattamente davanti ai miei occhi con una chiarezza inequivocabile; tutto ciò che avevo pensato sparì nel fumo della mia mente e mi chiesi come avevo solo potuto concepirlo.
- Sto dicendo, Cornelia, che entro un anno dovrai sposarti, perché possa nominare tuo marito come mio successore -.
- Papà, - risposi pronta - spero vivamente tu stia scherzando. Posso darti più di cento motivi per i quali non posso sposarmi: uno perché sono troppo giovane, due perché non sono abbastanza matura, tre perché non ne ho alcun desiderio, quattro perché non conosco uomini che mi interessino, cinque perché non conosco uomini interessati a me, sei perché in assoluto non conosco uomini dal momento che hai rinchiuso la tua unica figlia affranta tra le mura di un palazzo invalicabile in una posizione geograficamente non localizzabile e perdipiù ... -
- Stop! - esclamò lui - sei l'unica persona che riesca ad innervosirmi così tanto, quando ti metti a parlare a raffica e non ti zittisci un secondo e hai quella lingua veloce e pronta che si muove senza sosta ... -
- Ma come puoi soltanto avere il coraggio di ... -
- Silenziò! - ruggì, ancora più infuriato - non mi interessa né come, né quando, ma tu tra dodici mesi sarai una donna felicemente sposata! E impara a chiudere un po' quella boccaccia, che agli uomini non piacciono le donne logorroiche. Non è un problema trovare qualcuno, di certo non manchi di pretendenti! -
- Non sposerò mai un uomo interessato solo al mio cognome! Fallo tu, se ci tieni tanto! -
E al quel punto, papà raggiunse la soglia massima di sopportazione, se possibile: divenne rosso come un peperone e una scarica elettrica lo pervase sino alla punta dei capelli ai quali portò le mani tremanti.
- Ti sposerai non appena avrai compiuto i diciotto anni, la questione si conclude qui! -
- Ma ... -
- HO DETTO, SI CONCLUDE QUI! - tuonò come un pazzo forsennato e carico di ira.
Non aveva senso parlare con lui, non mi avrebbe mai ascoltata.
Girai i tacchi e me ne andai sbattendo la porta.
Sposarmi io, ma era forse impazzito?
Oh, ma non l'avrebbe avuta vinta tanto facilmente.
Gliel'avrei fatta vedere io di che pasta ero fatta.
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Note dell'autrice:
Attenzione, qui qualcuno si sta scaldando!
Scusate il capitolo pieno di arrabbiature, ma era indispensabile ai fini della trama.
In queste prime parti premetto che le cose andranno un tantino a rilento, dal momento che è necessario inquadrare per bene il contesto, che si sta già delineando, e le personalità dei protagonisti, che per far scorrere le trama ho lasciato un po' da parte (ma non vi preoccupate perché in un futuro più che prossimo abbonderanno).
A tempo debito avrete anche il romanticismo che al 99,999% vi ha portato a questa storia, ma per quello dovrete aspettare di più, perché mi piace fare le cose in maniera precisa, approfondita e soprattutto graduale: per quanto possano esistere i colpi di fulmine, a mio parere, l'innamoramento istantaneo è malsano e innaturale, a differenza di quello costruito poco a poco, che è più realistico è duraturo.
Che ne pensate voi? Fatemelo sapere nei commenti, e soprattutto scrivetemi se c'è qualcosa in particolare che vi piacerebbe vedere nel prossimo capitolo; per quanto possibile, cercherò di accontentarvi :) Alla prossima!
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I fili delle nostre vite
RomansaCornelia ha diciassette anni e un anno per trovare marito. È la figlia di Charles Harrington, un impresario al capo di una multinazionale estremamente influente nell'economia e politica mondiali. Benché sia solare, entusiasta e brillante il padre...