Rimasi in giardino fino a tardi e mi persi nei miei pensieri: non sapevo ancora cosa avrei fatto a proposito di tutta quella questione sul matrimonio.
Stesa sull'amaca non potei fare a meno di immaginare ridendo me sposata: adesso che avevo digerito abbastanza la questione e che l'arrabbiatura iniziale era scemata un po', cercai di concentrarmi solo sul lato ironico di tutta quella situazione assurda. Mi vedevo già nel clan delle casalinghe disperate, con i bigodini in testa e due fette di cetrioli sugli occhi con cui dormire la notte o magari a sfogliare una rivista di pentole e trovarmi a desiderarne una con aria sognante.
Mi lasciai scappare una risata, ma quando gli ultimi fasci del tramonto cedettero il passo all'oscurità del crepuscolo e vidi la prima stella di quella sera limpida in cielo, non potei fare a meno di chiedermi cosa fosse davvero quel sentimento che spingeva le persone a trascorrere il resto dei loro giorni insieme, a fare cose folli solo per la felicità dell'altro.
Scossi la testa, come se l'argomento non mi sarebbe mai appartenuto.
Quanto mi sbagliavo.
Mi addormentai cullata dal respiro del vento come spesso facevo nelle calde notti estive, con il cielo come unico spettatore dei miei pensieri.
Quando il mattino seguente mi svegliai e mi diressi alla porta-finestra del Soggiorno d'Avorio in attesa che Georgia mi facesse la colazione, scorsi una figura snella all'interno che stava seduta su un divano e parlava con quelli che, ci avrei giurato, erano Ken e Lyss.
Sbattei per qualche secondo le palpebre, e poi entrai di scatto:
- Zia Darlene! – esclamai contenta, e la donna si voltò verso di me.
- Tesoro! – mi rispose la voce gioviale della sorella di mia mamma, mia zia Darlene.
Mi cinse in un abbraccio e io la osservai estasiata e rapita, come ogni volta che la vedevo, da quando ero piccola.
Era l'ideale di donna moderna ed emancipata che ispirerebbe tutte le ragazzine, proprio come aveva fatto con me per anni: era il tipo che se le chiedevi l'età non ti avrebbe mai risposto, ma che avrebbe per sempre dimostrato venti anni o poco più; era una di quelle che viaggiavano e andavano dappertutto ed era perennemente bella, aldilà del suo aspetto.
Per lei essere bella era uno stato d'animo e lo dimostrava in ogni millimetro del suo essere: con zia Darlene litigavi difficilmente, e poteva travolgerti con la stessa forza ed energia di un fiume in piena.
Quella mattina indossava un abitino corto e bianco, un grande cappello dalla falda larga e degli occhiali da sole con la montatura ovale spessa.
Era come un raggio di sole e incarnava l'aspirazione alla quale un giorno sarei voluta arrivare: libera, indipendente e senza vincoli di alcun tipo.
Quando ci sciogliemmo dall'abbraccio lei mi scrutò e, portandosi le lenti sulla punta del naso esclamò contenta:
- Tesoro, ma sei diventata uno splendore! Cos'è successo alla piccoletta mingherlina che ho lasciato l'anno scorso? Sei, sei ... una donna! – lo disse con un'accezione strana, come se avesse appena realizzato qualcosa di molto importante.
Poi, voltandosi verso Ulysses e Kenneth, commentò ammiccante:
- Beh, miei baldi giovini, anche voi non ci scherzate! Siete diventati proprio niente male, lo sapete? Due bei bocconcini! –
Mentre loro si guardavano imbarazzati io scoppiai a ridere.
- Quanto mi sei mancata, zia. – dissi con un ché di liberatorio.
Lei mi guardò con un sorriso triste.
- Darlene è arrivata ieri sera – commentò ad un tratto Ulysses, poggiandomi una mano sulla spalla.
- E ho avuto modo di discutere con tuo padre – concluse lei, scuotendo la testa – cara, ho bisogno che parliamo. –
Si guardò per un secondo intorno e poi, rivolgendosi ai due giovani accanto a noi, disse con fare malizioso e divertente:
- Beh, ragazzi miei, adesso dovrei davvero scambiare due chiacchiere con la mia adorata nipotina. Vi dispiace se ve la rubo per un po'? –
Quelli scossero velocemente il capo e agitarono le mani con il rossore che si faceva largo sui loro visi e io non potei fare a meno di ridere del loro imbarazzo.
Poi io e zia Darlene uscimmo dalla stanza e, senza che dicesse nulla, seppi già qual era la nostra meta: la mia stanza.
Era una cosa che facevamo ogni volta che lei veniva a trovarci: ci chiudevamo nella mia camera e parlavamo per ore e ore; poteva sembrare una cosa sciocca, ma amavo quei momenti profondamente, perché sembravano risvegliare per pochissimo tempo il lato femminile che faceva naturalmente parte di me, ma che spesso mi dimenticavo esistesse per l'assenza di donne in casa, a partire da mia madre. Con le domestiche cercavo quasi sempre di attaccare discorso, anche perché alcune di loro non dovevano essere molto più grandi di me: ma non avevamo un vero rapporto, perché loro mi reputavano come il loro capo, e si rivolgevano sempre a me con timore reverenziale.
Zia Darlene era la mia unica amica, e la differenza di età non contava: quando stavamo insieme era come se ci trovassimo in una dimensione atemporale fuori dal mondo e tutti i suoi problemi.
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Note dell'autrice:
Bentornati, sono contenta che siate ancora qui a leggere delle stramberie, per ora solo velate, di Cornelia, Ulysses e Kenneth.
La prossima parte sarà molto importante ai fini della trama, e a dire il vero inizialmente era stata concepita come un'unica cosa con questa - un solo grande capitolo, per intenderci.
Dal momento che però risultava troppo lungo l'ho tagliato, ma ci tenevo che consideraste questo particolare, che è anche il motivo per cui la parte si intitola "Zia Darlene (I)" e la prossima, già ve lo anticipo, "Zia Darlene (II)".
Non lasciatevi ingannare dalla presenza di questa zia che sembrerebbe distogliere la protagonista dal filo principale: vi assicuro che arriverete ad amarla ;)
Considerando che questa è ancora solo una sorta di "introduzione" al corpo principale della storia, che ingranerà, se così si può dire, solo dopo un evento essenziale che si verificherà tra qualche capitolo, scrivetemi quali tematiche vi piacerebbe venissero approfondite: per quanto possibile cercherò di accontentarvi, la vostra opinione è importante per me :)
Un abbraccio e al prossimo capitolo!
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I fili delle nostre vite
RomanceCornelia ha diciassette anni e un anno per trovare marito. È la figlia di Charles Harrington, un impresario al capo di una multinazionale estremamente influente nell'economia e politica mondiali. Benché sia solare, entusiasta e brillante il padre...