V - Zia Darlene (II)

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Camminando unite da un tacito accordo, io presi a parlarle:

- Non hai idea di quanto mi sei mancata, zia! Non ce la facevo più a stare qui senza di te a rallegrare i miei giorni noiosi. È vero, Ulysses e Kenneth mi tengono compagnia e insieme ci divertiamo sempre, ma con te è diverso ... - e mi bloccai quando arrivammo davanti alla mia stanza.

Estrassi una chiave dalla tasca del vestito e la usai per aprire la porta: quando non c'ero la tenevo chiusa, non perché avessi qualcosa di importante da nasconderci, ma perché mi sembrava l'unico spazio inviolato e non corrotto della mia vita, dove potessi essere veramente essere me stessa senza che per una volta ci fossero domestici, mio padre, la società e tutte quelle cose che mi prosciugavano in maniera invisibile nella realtà racchiusa al di fuori di quel luogo.

Era caotica, e non solo perché non mi andava che la servitù entrasse a riassettare, ma anche perché ero io a volerla così: disordinata e imperfetta contro tutto lo sfarzo e lo splendore del resto della casa immacolata.

Sul letto disfatto c'era una coperta lilla, e dalle pareti bianche pendevano delle lucine come quelle degli alberi di Natale; c'erano gli armadi, la scrivania e qualche pezzo d'arredo nei toni pastello e un tappeto di peluche verde tiffany.

Io e zia Darlene ci sedemmo sul letto e finalmente sentii di potermi davvero lasciar andare.

- Di cosa volevi parlarmi, zia? - chiesi non appena mi accovacciai sulla trapunta morbida mentre mi sfilavo i sandali.

Anche la donna si tolse le scarpe e infilò le pantofole a forma di coniglio che lasciavo sempre in un angolo, a posta per lei.

- Tesoro, tra una settimana compi diciassette anni: stai crescendo ormai. Mi sembra ieri che eri alta un metro e un mignolo - constatò sorridendo e io risi a mia volta.

- Dimmi, non c'è nessun ragazzo che ti piace? -

Rimasi per un secondo spiazzata: non mi aveva mai chiesto nulla del genere.

- No, certo che no. Mi pare ovvio. - mi affrettai io a rispondere.

- Perché dici che è ovvio? Infondo non sei più una bambina. - disse con leggerezza mentre si acciambellava sul letto accanto a me.

In realtà non ci avevo mai pensato, a cose del genere, e lei adesso mi diceva che era normale.

- Ti dirò, so bene che tuo padre ti tiene chiusa in cella da quando sei nata, ma non mi pare che tu non abbia avuto modo di conoscere nessuno - disse ammiccando con aria maliziosa alla foto che tenevo sul comodino, che ritraeva me, Ulysses e Kenneth con i piedi scalzi in un torrente: avevamo dodici anni.

Scossi il capo ridendo, e dissi senza rifletterci sul serio:

- Ma cosa c'entrano, loro due? -

Zia Darlene rimase per un attimo in silenzio con espressione stupita, e poi mi sorrise:

- Come, cosa c'entrano? Sono o non sono ragazzi? -

La conversazione stava prendendo una piega strana. Sentivo quelle cose ma mi sembrava di non capirle sul serio, e qualunque cosa dicesse mi metteva in imbarazzo, per quanto lo facesse con spontaneità, come se fossero questioni quotidiane e normali.

- Sì, lo sono, ma ... è diverso - risposi confusa.

- E perché dovrebbe esserlo? - incalzò lei stendendosi e poggiando il volto su un braccio piegato ad angolo.

- Non lo so, ma, ... - ormai non sapevo più che dire, e iniziai a chiedermi sul serio perché vedessi la situazione in quel modo.

- Quanti anni hanno, loro? - chiese tutto d'un tratto zia Darlene, cogliendo la mia incertezza.

- Ulysses ne ha compiuti diciotto a gennaio, e Kenneth farà i diciannove ad ottobre. -

- E tu ne hai quasi diciassette - concluse lei - non siete più bambini, ormai. -

- Non so - risposi semplicemente.

Quella situazione mi faceva sentire completamente inadeguata: era raro per me non sapere cosa dire e mi erano state poste domande più complesse che però mi avevano messa meno in difficoltà.

Queste erano semplici e dirette: non c'erano risposte giuste o sbagliate e ciò che mi veniva chiesto mi apparteneva intimamente, alla mia persona e ai miei sentimenti. Avrei dovuto avere un responso come qualcosa di naturale, eppure non ce l'avevo.

- Ti è mai piaciuto, uno di loro due? - sentenziò infine, sempre con quell'aura di leggerezza e il sorriso tiepido.

- No, non lo so ... Io non so cosa sia l'amore, zia. - ammisi infine.

Lei scoppiò a ridere, e io arrossii.

- Potrei dirti un sacco di cose sull'amore, darti centinaia di definizioni e farti un milione di esempi.

Ma non serviranno a nulla, fin quando non l'avrai sperimentato sulla tua pelle.

Tu hai sempre vissuto qui e non ti sei mai potuta realmente confrontare col mondo, Cornelia.

E restando cieca di fronte alla realtà, non hai mai davvero aperto gli occhi su te stessa.

Sei bloccata nella dimensione senza tempo dei tuoi ricordi, ma dovresti capire, per essere felice, che i secondi, così come gli anni, passano e cambiano le cose.

Solo perché il tuo passato è stato pieno di felicità, non significa che così non sarà anche per il futuro.

La bellezza maggiore risiede nell'ignoto, Cornelia.

I momenti più belli sono quelli che ancora dobbiamo vivere, con tutti gli ineluttabili cambiamenti che essi portano con sé. -

Rimasi pietrificata, e per la prima volta nella mia vita vidi zia Darlene in un'ottica diversa: il suo senso di emancipazione e libertà non le aveva fatto dimenticare di vivere.

Lei mi sorrise, poi infilò di nuovo le sue scarpe, indossò la giacca e si avviò verso la porta.

- Aspetta! - esclamai, e le mie parole furono più veloci dei miei stessi pensieri.

- Credo di voler sapere come si fa ad innamorarsi -

Sibilai tutto d'un fiato.


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Note dell'autrice:

Bentornati, mie povere vittime di questo romanzo, che vi avrà già fatto soffrire per tutta l'ignoranza della protagonista in campo amoroso: ma si tratta pur sempre di una storia romantica, quindi non perderete le speranze, ok? XD

Come già anticipato nell'ultimo capitolo, questa è la seconda parte del precedente e sono uniti da un unico filo conduttore.

Perché la storia "spicchi il volo" ci vorrà ancora un po' di tempo, ma pazientate, perché presto accadrà qualcosa di cruciale e che sono sicura vi piacerà molto: ho inserito qualche indizio tra le righe che potrebbe aiutarvi a capire.

Teorie, ipotesi? Come al solito vi invito a scrivermi tutto ciò che vi passa per la testa, a me fa piacere ed è una bella gratificazione.

Domani ricomincerà la scuola, e spero che questa storia possa aiutarvi a superare la depressione post si-torna-di-nuovo-ad-una-realtà-di-tristezza-disperazione-e-ansia (quella non manca mai :) !)

Sperando che questo capitolo vi sia piaciuto e che torniate per leggere il prossimo, vi saluto e abbraccio, ciauuuu!

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