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"In che dipartimento devi andare?", Emìl scese dall'auto dopo averla parcheggiata nell'ampio spazio riservato agli studenti universitari, guardò Floralie scendere a sua volta e raggiungerlo sul marciapiede. Averla vicino provocava in lui una reazione strana, insolita. 

"Arts, Humanities and Social Sciences, e tu?", lo osservò mentre si assicurava di aver chiuso la macchina. Abbassò poi lo sguardo sul proprio polso e notò che se avesse temporeggiato qualche altro minuto sarebbe arrivata in ritardo all'incontro con gli altri studenti. 

"Medicina", rispose lui, guadagnandosi un'occhiata stupita da parte di lei. Tra tutte i corsi di studi a cui aveva pensato, non credeva che Emìl frequentasse medicina. Le era sembrato più tipo da Economia, o da Scienze Politiche. Provò ad immaginarselo col camice bianco e nella sua mente gli donava particolarmente. "Credo che siano vicine, vuoi venire con me?", le chiese lui, e Floralie si chiese come facesse a leggerle nel pensiero nei momenti più opportuni. 

"Sarebbe fantastico, ti ringrazio", gli sorrise e senza dire altro si incamminarono verso i loro dipartimenti. "Posso farti una domanda?", voltò il viso verso di lui e si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poterlo vedere meglio. Lui abbassò lo sguardo su di lei ed annuì semplicemente, infilandosi le mani in tasca per ripararle dal freddo. "Da dove vieni? Dall'accento che hai non mi pare che tu sia di queste parti".

"Hai ragione, non sono inglese, nemmeno irlandese", confessò, facendole un piccolo sorriso, tornando poi a guardare davanti a sé. "Vengo da Minsk, in Bielorussia". Floralie sollevò un sopracciglio e un sorriso sornione le si formò sulle labbra. 

"Davvero? Io studio russo", disse entusiasta. Magari lui avrebbe potuto aiutarla ad affinare la pronuncia, avrebbe potuto raccontarle le loro usanze, le loro tradizioni. Emìl si girò di scatto e la guardò come se lei avesse appena fatto una battuta, ma così non era, e sorrise di rimando.

"Com'è piccolo il mondo", commentò, sorridendo ancora. "Perché hai deciso di studiare il russo? Di solito non è la prima scelta di molti, tende ad intimidire", Emìl desiderò che fossero seduti in una caffetteria, uno di fronte all'altra, a fare quella conversazione e a raccontarsi più cose. Sperò che una volta tornati in appartamento sarebbero rimasti svegli fino a tardi a parlare di queste e di molti altri argomenti. 

"Il primo giorno di università non ero sicura quale altra lingua studiare, oltre all'inglese ed il tedesco. Un'altra opzione era il francese, ma l'avevo già studiato per troppi anni e avevo voglia di qualcosa di nuovo, che potesse riaccendere in me la voglia di scoprire cose nuove", spiegò Floralie, stringendosi nel cappotto, infilando anche lei le mani in tasca. "Sono andata a lezione di russo, sono rimasta lì due ore ad ascoltare la docente e mi sono innamorata di questa lingua, di questa cultura", proseguì il suo racconto tornando indietro con la memoria al primo giorno di università, tre anni prima. A volte le serviva ricordarsi il perché stesse facendo quello che stava facendo. 

Emìl la ascoltò senza mai toglierle gli occhi di dosso, non aveva mai visto quell'espressione sul volto di nessuno. "Sono sicuro di non aver mai sentito nessuno parlare in questo modo della lingua russa", disse, ridendo subito dopo. Ed era vero. Ma lui sarebbe rimasto impressionato anche se lei avesse parlato di una qualsiasi altra lingua. Era il modo in cui ne parlava, il modo in cui le brillavano gli occhi e il modo in cui quel sorriso le si era formato sulle labbra ad averlo colpito, ad averlo rapito. 

"Credo che per studiare una lingua straniera bisogna innamorarsene incondizionatamente", disse Floralie, una nuvoletta di fumo bianco si formò davanti le sue labbra ad ogni parola che pronunciava. "Altrimenti come si potrebbero mai imparare tante regole? Tante eccezioni? Lo si fa solo per amore", alzò lo sguardo verso di lui e distese le labbra in un sorriso quasi imbarazzato. Tornò a guardare davanti a sé e cercò di imprimere nella propria mente tutti i particolari di quel posto. Studenti che correvano da una parte all'altra, altri che sfidavano il freddo standosene seduti in mezzo al prato più verde che lei avesse mai visto, altri che preferivano starsene davanti alle entrate del College con in mano delle tazze fumanti di caffé per riscaldarsi. 

There You Are. || Chris EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora