Capitolo 8

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8° CAPITOLO
Allison PoV
 
-Peter, accompagna Allison da Bruce- dice il l'uomo con lo scudo, rivolto al ragazzo-ragno, che mi stava ancora aiutando a rimanere in piedi. Quindi è così che si chiama... Peter .
-Noi andiamo a cercare Tony- aggiunge in tono preoccupato -Clint rimarrà qui. Se abbiamo bisogno di lui, lo chiameremo. Ma tu devi rimanere con lei-
Non sto capendo assolutamente nulla, ma appena sento il nome di mio padre, ricordo quello che è successo, ricordo che lui è rimasto sul tetto di quell'edificio, con Watts e la sua granata. Ricordo le parole che ha pronunciato prima di vedermi cadere giù dal tetto, e capisco che stava ordinando a quel ragazzo, Peter, di venire immediatamente ad afferrarmi al volo.
Aveva progettato tutto per salvare me, ma non ha pensato a se stesso.
-Mio padre...è rimasto...Watts...io non...- riesco soltanto a balbettare, ma la donna si avvicina a me e mi sorride:-Non preoccuparti, Allison. Tuo padre sta bene, fidati di me. Peter ci ha avvisato di quello che Tony gli ha detto che stava accadendo su quel tetto. Sappiamo tutto su Cornelius Watts-
Mi rilasso leggermente, ma ho ancora piena preoccupazione per mio padre:-Trovatelo, per favore-
-Lo faremo- mi assicura il bell'uomo dagli occhi azzurri e i capelli lunghi -Ma Stark è sveglio. É più probabile che ci trovi lui-
Annuisci, facendo partire un dolore lancinante lungo il tuo collo.
Fai una smorfia di dolore e senti Peter sostenerti con più forza, o forse sei tu che stai diventando ancora più debole.
-Trovati- dice una voce alle nostre spalle, prima che una familiare armatura atterri all'interno della stanza, accanto a me.
-Stai bene, Allison?- chiede la voce di tuo padre, che solleva la maschera della sua armatura, aprendosi con un "clic".
Lentamente ti liberi dalla gentile presa del ragazzo-ragno e ti getti tra le braccia di tuo padre.
-Sto bene, sto bene- sussurra, prima di sciogliere l'abbraccio.
I due uomini biondi e la donna dai capelli rossi rivolgono un sorriso a tuo padre, prima che papá si rivolga al ragazzo-ragno:-Ottimo lavoro, Bimboragno- dice sorridendogli grato -Davvero, grazie mille per averla salvata-
-Di nulla Signor Stark, è stato un piacere-
Sento la donna dai capelli rossi chiedere qualcosa a proposito di Watts a mio padre, ma la testa ricomincia a girarmi e mi sento di nuovo pesante come un sasso, così mi accascio tra le braccia del ragazzo mascherato, che mi prende immediatamente al volo. Poi perdo i sensi, di nuovo.
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Mi risveglio con una luce puntata sul viso, su una superficie dura, e con un brivido lungo la schiena credo di nuovo di essere nel sotterraneo di Watts, nella sala delle iniezioni. Scatto immediatamente seduta, scoprendo che i miei polsi e le mie caviglie erano libere da qualunque sorta di fascia di contenimento. Un uomo dai capelli mossi e leggermente lunghi, con degli occhiali rettangolari neri ad incorniciargli gli occhi marroni mi mette una mano sulla spalla dicendomi di non preoccuparmi. Mi tranquillizzo soltanto quando sposto lo sguardo alla mia sinistra, trovando mio padre prendermi la mano delicatamente:-Hey, sei al sicuro- dice dolcemente.
Sposto lo sguardo sulla parete di fronte al lettino su cui sono seduta, trovando i due uomini di prima e la donna a testa china su un tavolo di ferro, sul quale sono posati una decina di fogli di carta bianchissima e qualche raccoglitore ad anelli.
-Dove sono?- chiedo con un filo di voce.
-A casa- risponde mio padre sorridendo. Lui indica l'uomo dai capelli mossi:-Lui è Bruce Banner, un cervellone che ti aiuterà a guarire-
-Guarire? Guarire da cosa?- indico con un cenno della mano i tre adulti chini sul tavolo -E chi sono loro?-
-Noi siamo gli Avengers- dice soltanto, guadagnandosi una mia occhiata confusa.
Per l'ora successiva, mio padre mi racconta tutto. Della nascita di _Iron Man_ , del progetto Avengers di Nick Fury, dell'alleanza stretta con Captain America, la Vedova Nera, Occhio di Falco, Thor e Hulk. Della battaglia di New York contro i chitauri e di quella contro l'intelligenza artificiale Ultron. Verso la fine, mi parla del ragazzo che mi ha salvata, Peter Parker, la cui identità segreta é quella di Spider-Man. Mi racconta tutto quando, e io mi rendo conto che mio padre è un vero supereroe.
Da brava quindicenne quale sono, l'unica cosa a cui penso è "CHE FIGATA ASSURDA!".
Poi mi ricordo di Watts, e che sono quasi morta a causa sua un paio di volte...e il sorriso sulle mie labbra svanisce.
-Da che cosa devo guarire?- chiedo guardando la stanza, che sembra una specie di ospedale super-futuristico.
-Bruce, a te la parola- dice mio padre, alzando le mani.
L'uomo ti rivolge un sorriso, prima di cominciare a spiegare:-L'incidente stradale che hai subito da piccola, ti ha fatto perdere la memoria quasi completamente. Watts ti ha trovata prima della polizia e dei soccorsi, prima di tuo padre, prima di tutti. Ti ha presa con sé e ti ha portata nel suo sotterraneo, nascosta da tutti e da tutto. Introvabile, perfino per Tony e per lo S.H.I.E.L.D. Lí sotto, Watts ti ha sottoposto fin da piccola a torture psicologiche, fortunatamente _mai_ fisiche, che ti hanno portata a perdere completamente la memoria, per poi ricostruirtene una a suo volere. Ti ha fatto credere che tuo padre ti aveva abbandonata quando eri solo una neonata e che aveva divorziato con tua madre appena eri nata. I suoi sieri servivano per rafforzare in qualche modo la tua concezione della verità in questi falsi fatti. È mostruoso, non ho mai visto una composizione del genere...- mormora l'ultima frase, fissando uno schermo che mostrava una fialetta con al suo interno un liquido rosso molto simile a quello di Watts.
Prende un respiro profondo, per poi riprendere a parlare:-Non so per quale motivo la tua mente è riuscita comunque a uscire da quel buco nero dove Watts ti aveva attirata, e sei riuscita a credere alla verità di Tony-
Deglutisco, cercando di slegare il nodo che mi si era formato in gola:-In realtà io lo so-
Bruce e tuo padre si voltano entrambi a guardardi, impazienti di sapere il motivo.
-Durante gli ultimi giorni rinchiusa lì sotto, quando ormai mi ritenevo pronta per poter...- chiudo gli occhi e tiro un respiro tremante -pronta per poter uccidere mio padre, Watts mi ha detto che avrei dovuto farmi inniettare ancora un altro siero, ma io mi sono riufiutata e così sono riuscita a non farmi sbarrare del tutto la mente-
-Questo lo spiegherebbe- afferma mio padre
-Ma i sieri, come tu sai già, Allison...non sono serviti solo a manipolarti-
Annuisco, e mio padre sposta lo sguardo da me a Bruce per un paio di volte
-Che volete dire?- chiede
Vedendo la fatica che faccio ad esprimermi senza singhiozzare o balbettare, Bruce prende parola:-I sieri possiedono una sostanza che non ho mai visto prima, incredibilmente complessa e quasi impossibile da creare. Questa sostanza ha donato ad Allison una resistenza più alta della nostra del settantacinque percento. È come se avesse uno scudo perenne attorno al corpo-
-È per questo che non ti sei fatta nulla durante l'attacco di Watts- conclude mio padre, guardandomi triste.
Annuisco e mormoro un debole "esatto".
Una domanda salta nella mia testa:-Sul tetto di quell'edificio, che è successo? Perché ho perso i sensi e ora sono continuamente debole?-
Bruce si siede su uno sgabello:-Il lato più negativo della resistenza che ti hanno donato i sieri, è questa. Hai continuamente flashback dei peggiori o piú tristi momenti della tua vita e continui giramenti di testa e cedimento di gambe- ti rivolge uno sguardo triste -Insomma, Watts ti ha donato la resistenza fisica, adatta per respingere il dolore di forti colpi o attacchi di vario genere, ma ti ha estraniato dalla resistenza emotiva, che è la più difficile da affrontare-
-Ogni quanto posso avere questi flashback?- chiedo, cercando di nascondere la tristezza nella mia voce.
-Oh, purtroppo in ogni momento. Ma soprattutto quando provi rabbia o...paura-
-È vero. Sul tetto avevo paura e i flashback sono iniziati, poi ho perso i sensi-
-Esattamente- conferma Bruce -Ed è da questo che vogliamo "guarirti"-
Guardo mio padre, poi di nuovo lo scienziato:-Vuoi dire che puoi estrarre il siero di Watts dal mio sangue?-
-È la cosa più difficile a cui siamo mai andati incontro- dice mio padre -Ma ci riusciremo-
Restiamo qualche attimo in silenzio, mentre io studio i fili attaccati ad una fascia avvolta al mio braccio, che si collegano ad un macchinario bianco e azzurro, vicino al monitor di Bruce. La mia canottiera nera è intrisa di sudore e i pantaloni neri sono stracciati in alcuni punti, rivelando delle ferite di cui non sapevo l'esistenza.
-Ora la cosa migliore é riposarti. Sei esausta- dice Bruce, levandomi gentilmente la fascia dal braccio.
Già, lo sono abbastanza. Oggi ho quasi ucciso mio padre, per poi scoprire che fa parte di un gruppo di supereroi umani e non che proteggono il mondo da ogni minaccia, aliena o terrestre. Sono quasi morta un paio di volte e un ragazzo in calzamaglia rossa mi ha salvata mentre precipitavo svenuta da un palazzo.
Improvvisamente un senso di colpa mi pervade i pensieri. Non ho ancora ringraziato il ragazzo, Peter.
Mi alzo dal lettino, procurandomi occhiate di preoccupazione da parte di Natasha, Steve e mio padre.
-State tranquilli- dico ridacchiando -Ce la posso fare-
Papá mi accompagna fino ad una stanza al piano inferiore, dicendomi che sarebbe stata la mia temporanea stanza finché non avesse trovato una stanza migliore.
A mio parere, era bellissima...o almeno decisamente meglio della topaia in cui ti faceva dormire Watts. Mio padre mi abbraccia, si assicura che io stia bene, prima di uscire dalla mia camera, dicendomi che sarebbe tornato da Bruce e gli altri per cercare di capire come guarirti e come trovare Watts. Faccio una doccia, in cui probabilmente ci sto per una buona mezz'ora, prima di rendermi conto che mio padre aveva già piegato dei vestiti puliti su una sedia: dei jeans neri attillati strappati sul ginocchio, una maglietta dello stessk colore e una camicia di flanella a quadri blu e nera. Sorrido, prima di vestirmi. Mi lego i capelli neri in una coda alta e decido di fare un giro per la Tower. Svolto un angolo,poi un altro. Non c'è nessuno in giro. E io mi sono persa. Mi fermo, guardandomi intorno, prima di sentire qualcuno tossicchiare da una delle porte alla mia destra. Mi volto verso il suono e mi trovo davanti un ragazzo, probabilmente della mia età. Indossa un paio di Vans nere, dei pantaloni di jeans blu e una maglietta bianca con stampato sopra la scritta "Pizza Is My Religion". Ha le labbra sottili e rosee, gli occhi marroni nocciola e dei bellissimi capelli castani mossi. Wow, è parecchio carino. Mi rendo conto di essere rimasta a fissarlo, così sbatto gli occhi per riprendermi.
-Ciao- dico, maledicendomi subito dopo.
-Sei...sei Allison, giusto?- chiede lui balbettando, arrossendo leggermente.
-Io...sí, sono Allison-
-Oh, ehm...io sono...P...Peter- dice porgendoti una mano, estraendola dalla tasca dei suoi jeans -Peter Parker-
Gli stringo la mano, prima di rendermi conto di quello che ha appena detto. Spalanco gli occhi:-Tu sei...sei...-
-Sí, sono l'idiota in calzamaglia- afferma lui ridacchiando.
-Grazie...grazie mille per avermi salvata- dico non riuscendo a dire altro.
-Figurati. È il mio lavoro- sorride, arrossendo -E poi il Signor Stark parlava sempre di te e appena ci ha detto che eri viva...- si ferma, guardandomi -Scusa, forse non avrei dovuto dirlo così-
Sorrido:-Non preoccuparti, sono felice anch'io di non essere morta-
Un silenzio imbarazzato cala su di noi.
-E così...siete supereroi, eh?- chiedo, dondolandomi sui piedi.
-Già, ed è una gran figata!- dice sorridendo allegramente. Poi si ricompone e aggiunge in tono serio:-Ma abbiamo anche delle responsabilità, ovviamente...-
Scoppio a ridere, stupendomi subito dopo di averlo fatto. Sorridi vedendo il rossore diventare ancora piú evidente sulle sue guance:-Avanti, racconta- dici -Sono tutta orecchi, Spider-Man -

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