Tobias.

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Eccomi con un nuovo capitolo. Grazie a chi recensisce, lo apprezzo DAVVERO tanto. 

* = ho deciso di ricopiare questo pezzo dal libro originale perché amo quella scena, e amo come Veronica ha espresso i pensieri di Tobias in questo pezzo. Non sono parole mie, ma dell'autrice. 

(Tobias.)

Reggo il vassoio con una sola mano e mi guardo intorno, cercando di scorgere Christina nella mensa gremita di persone. La trovo seduta in uno dei tavoli meno in vista dell'intera sala con Amar e mi lascio sfuggire un sorriso, camminando nella loro direzione. Sanno quanto io odi essere osservato e, considerando che loro due sono gli unici a sopportarmi, apprezzo anche questi dettagli.

« Alla buon'ora! » Christina alza gli occhi dal suo pezzo di torta e mi rivolge uno dei suoi sorrisi da lo-faccio-per-te-lo-sai, spostando con un piede la sedia di fronte la sua.

Mi siedo e poso il vassoio sul tavolo, alzando lo sguardo su entrambi. Prendo una cucchiata di cereali e resto con il cucchiaio a mezz'aria, sentendo i loro sguardi bruciarmi addosso « Ragazzi, sto bene! ».

Si scambiano un'occhiata complice e Christina incrocia le braccia al petto, puntandomi addosso quel suo sguardo assottigliato « Le tue occhiaie dicono il contrario, sai? ».

Mi ficco i cereali in bocca e la guardo, masticando lentamente mentre mi gratto il collo con la mano libera dal cucchiaio. Loro continuano a fissarmi.

Alzo gli occhi al cielo « Oh ma dai! Ho lavorato fino a tardi al progetto di risanamento. Sembrano tutti dei poveri cuccioli indifesi, ci avete fatto caso?».

« Sei impossibile, Quattro. » Christina prende il proprio vassoio e si alza, passandomi dietro e mollandomi una pacca sulla schiena. « Ci vediamo dopo » aggiunge, andando via con Amar alle sue spalle.

Scuoto la testa, lasciando che un sorriso appena accennato mi sfiori le labbra, e finisco i miei cereali in silenzio, osservando fuori dalla finestra la mia nuova realtà grigia.

* * *

Dopo l'incidente di Tris attorno a me aleggia un clima di comprensione totale: controllano se mangio abbastanza, se dormo abbastanza, se ho tutto ciò che mi serve.

Mi chiedono sempre se sto bene e io non deludo mai nessuno, rispondo sempre di sì.

Anche se la risposta è no. No, non sto bene. No, non voglio parlarne.

Ho solo bisogno di muovermi, di non tenere la mente libera neanche per un minuto, ed è per questo mi tengo impegnato tutto il giorno alla Residenza. 

Il siero della memoria ha reso senza ricordi tutti coloro che vi sono entrati in contatto, facendoli diventare come delle sorte di scatole vuote da riempire con nuovi contenuti.  

Amavo il mio lavoro di istruttore negli Intrepidi ed è stato anche questo a spingermi ad offrirmi come volontario per insegnare a queste persone la verità. 

Basta raccontare loro quello che so. Niente di più, niente di meno.

E mi gratifica farlo.

* * *

Qualche giorno fa hanno staccato le macchine ad Uriah. 

Ho assistito da dietro il vetro, fuori dalla stanza, e tremavo mentre la linea verde frastagliata sullo schermo nero diventava una semplice linea retta.

 Non sopportavo l'idea di assistere direttamente al dolore di Hana e Zeke. Non sopportavo di udire i loro singhiozzi, di vedere i loro sguardi vacui e lucidi puntati sul corpo ormai senza vita di Uriah.  Non sopportavo di assistere ad altro dolore. 

Allegiant: what if..?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora