Little Butterflies

1.5K 110 49
                                    



Non appena la fine del turno scattò, precisa come il taglio di una ghigliottina, Jimin si affrettò a correre dall'altro capo della città, con la speranza che almeno il traffico in quel tardo pomeriggio si presentasse clemente con lui, e raggiungere l'accademia presso cui avrebbe frequentato le rimanenti lezioni di fine giornata: contemporaneo e moderno sanciva la sua scheda, in assoluto i suoi stili di danza preferiti.

Il biondo trascorse in sala prove un tempo di clessidra difficile da scandire, ingoiando con forza i rimproveri dei suoi maestri scaturiti da una posizione non corretta o da un passo mancato, un braccio troppo sceso ed una linea non distesa, provando e riprovando le mille coreografie fino a che dopo estenuanti piroette i muscoli non gli parvero doloranti al solo tocco. Goccioline di sudore caddero come tempesta dalla fronte imperlata e dalle punte dei suoi capelli umidi, se i suoi vestiti dapprima parvero larghi e la maglietta cadente da una delle due spalle, adesso questi erano appiccicati alla pelle quasi a formargli sulla rosea un secondo e sottile strato.

Jimin era stanco, decisamente troppo esausto per continuare a ballare, ma le parole che quella mattina Jin ebbe cura di rivolgergli non smisero per un solo attimo di rimbombargli come tuoni nella testa già confusa. Non avrebbe dovuto mollare, diceva la sua coscienza, aizzare bandiera bianca prima anche solo di sentire le ginocchia sbucciarsi e sanguinare dalla fatica e passione. Avrebbe dimostrato ai suoi insegnanti invece che da lì non avrebbe tolto le fondamenta, che quello era il suo posto, scritto nel suo destino, ma che soprattutto la danza era - da sempre - la sua amica più fedele: quella che conosceva i suoi segreti, le sue prime cotte, le frustrazioni date da una giornata difficile o da un litigio appena avuto con i suoi genitori, quella a cui Jimin raccontava semplici storie di vita quotidiana per poi trasformarle in passi sinuosi e memorabili.

Jimin ballava dall'età di cinque anni, affascinato sin da che aveva memoria dalle stoffe colorate dei tutù che stretti ed eleganti fasciavano i fianchi delle ballerine leggiadre, con la punta del naso e il palmo delle piccole mani schiacciati sulla vetrina del negozio in centro per osservare meglio da vicino, e con sguardo estasiato, quel paio di scarpette nere che solo anni dopo, con l'aiuto di risparmi racimolati ad una vendita di biscotti, riuscì a rendere sue. Il biondo sapeva sin da bambino che la danza sarebbe stata il suo fuoco ardente, il motivo per cui avrebbe continuato a vivere e l'unica cosa di cui, era fermamente certo, non avrebbe mai avuto noia.

"Hey Jimin-ah!" chiamò una voce tenue e sottile alle sue spalle. Jimin, cambiato di indumenti e con la borsa gettata sulle spalle pronto per uscire finalmente da quella sala ed inalare delle sane boccate di aria fresca, si voltò confuso incontrando il sorriso inarcato delle labbra piene di Taemin, il ballerino con il curriculum vitae più invidiato ed i voti più alti dell'intera accademia.

"Hyung" sussurrò lui ricambiando l'alzata di guance, "Ciao"

"Sei stato bravo oggi" lo complimentò Taemin dandogli un buffetto sul braccio, le ciocche dei suoi capelli castani, Jimin notò, ancora umidi per l'allenamento appena fatto.

"Mh non ne sono tanto sicuro" rispose il biondo abbassando lo sguardo. "Non ero molto concentrato, ho sbagliato tutti i passi e in più la signora Lee mi odia"

Taemin sfoderò una risata, "Aish giornate 'no' capitano a tutti, non darci troppo peso okay ?" rassicurò "E la signora Lee non ti odia affatto, può essere dura alle volte ma vuole soltanto il meglio per il ballerino più versatile del suo corso"

Jimin arrossì a quelle parole, "Sei troppo buono Hyung"

"Non sottovalutarti Jimin-ah, non saresti in quest'accademia se non fossi un talento" disse Taemin, "Magari possiamo allenarci insieme qualche volta dopo le lezioni, ripassare le coreografie ... senza pressioni"

You got the Best of Me ✧ JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora