In quella ventosa e fredda sera di fine settimana il locale si era presentato più affollato del solito. Hoseok aveva appena finito di sbrigare, con quella gentilezza che tanto lo rappresentava, l'ultimo cliente della giornata; uno di quelli abituali, che passavano lì dopo il lavoro solo per bere qualcosa, gettarsi alle spalle lo stress di una cattiva giornata e per scambiare qualche chiacchiera con la prima persona capitata di turno. Quei giorni prima di San Valentino erano frenetici come non mai, Hoseok proprio non capiva perchè le persone si riducessero a quell'unica ed insulsa festa per celebrare un sentimento che andrebbe invece coltivato attimo dopo attimo: era ormai abituato a vedersi circondato dall'amore, coppie di ogni età, cene a lume di candele, rose impeccabilmente rosse, proprio quella sera aveva assistito ad una dolcissima proposta di matrimonio. L'unico pensiero che gli faceva stringere i denti e lo teneva ancora in piedi – ed ancora sveglio – era quello che di lì a poco sarebbe tornato finalmente a casa per godere il meritato riposo e le feste del suo cagnolino Micky.
Erano passati tre mese da quando il capo gli aveva assegnato dei turni a dir poco massacranti, da quando Jimin aveva dato di punto in bianco le sue dimissioni, "Sono dovuto partire per Busan, un'emergenza" aveva detto senza fin troppe spiegazioni. Ma Hoseok , seppur si mostrò sorpreso quanto il resto dello staff dinanzi quell'ambigua telefonata, sapeva che dietro l'improvvisa fuga di Jimin si nascondevano ben altre ragioni, le quali il destino volle incrociassero ben presto anche il suo di cammino.
"Oppa qui ho finito, le sale sono tutte pulite!" disse Mina, l'aiuto cameriera che il signor Choi aveva assunto in assenza di Jimin e che era adesso sotto la supervisione di Hoseok.
"Grazie Mina-ssi va' pure" rispose lui "Alla chiusura ci penso io".
"E a lui ?", chiese la ragazza indicando un cliente ubriaco accasciato al bancone del bar.
Hoseok seguì il suo indice e sospirò con rassegnazione non appena lo vide, "Anche a lui ci penso io".
"Allora ci vediamo domani" si congedò lei con un accenno di sorriso. "Buonanotte Oppa"
"Buonanotte Mina, grazie ancora".
La graziosa ragazza andò via, scomparendo di tutta fretta verso la porta d'ingresso. Una volta rimasto solo, quasi al buio ed avvolto da un profondo silenzio, Hoseok spense le luci della cucina e si tolse il grembiule da lavoro appendendolo nel suo armadietto personale; raccolse lo zaino, il giubbotto ed una volta indossati, pronto ad uscire, si avvicinò al bancone del bar per svegliare dal sonno etilico quel cliente ormai abituale che restava lì fermo, seduto sullo sgabello in compagnia di un bicchiere di whiskey fino all'orario di chiusura. Da tre mesi a quella parte era come vivere una scena a ripetizione. Ogni sera, da quando Jimin era andato via, era sempre la stessa storia.
"Jungkook ?" il rosso lo scosse dolcemente "Forza bello è tardi. Ti riaccompagno a casa"
Il minore si mosse emettendo un mugugno, "Lasciami in pace ... hyung".
Hyung. Ad Hoseok faceva ancora uno strano effetto sentirsi chiamare in quel modo da lui. Il suo lavoro lo portava spesso ad essere spettatore della vita privata dei suoi clienti, ad intraprendere delle volte conversazioni del tutto disinteressate consapevole che si sarebbero limitate ad essere soltanto quello: futili chiacchiere da bar. Su quel bancone i clienti, solitamente dinanzi a bottiglie intere di alcolici, erano soliti riversarci fallimenti, segreti, persino delle lacrime, ma nessuno di quelli era riuscito a vedere al di là dello spesso legno d'acero, ad accorgersi che prima ancora di un semplice cameriere, Hoseok poteva essere un amico.Nell'ultimo mese di assenze, Jungkook questo lo aveva capito. Sera dopo sera aveva imparato a conoscere non il JHope che il locale tanto stimava, ma soltanto il dolce e sincero Jung Hoseok. Aveva imparato ad apprezzare il reale valore dell'amicizia, per la prima volta ad ascoltare e sentirsi ascoltato. Non importava se lui fosse in servizio o meno, per Jungkook non faceva alcuna differenza, sapeva che se fosse andato lì e sarebbe scoppiato a piangere all'improvviso, raccontandogli ancora una volta quanto male si sentisse e quanto Jimin gli mancasse, quel ragazzo lo avrebbe portato nell'ufficio e gli avrebbe preparato un tè caldo senza giudicarlo ne reputarlo stupido o noioso. Perché Hoseok teneva a Jimin, ma in quei giorni condivisi assieme scoprì di tenere – al di là dei suoi errori – anche un po' a Jungkook.
"Basta, hai bevuto abbastanza per oggi" Hoseok gli tolse il bicchiere da mano e tastò le tasche della sua giacca "Dove hai messo le chiavi della macchina ?"
Jungkook alzò un dito facendo roteare il portachiavi, abbassandolo non appena il rosso cercò di afferrarle "Non portarmi a casa Hobi, ti prego" lamentò con un fil di voce "Non voglio passare un'altra notte da solo ..."
"Kook andiamo, è l'una passata, devo chiudere il locale"
"Fammi stare da te ... per favore ... ti prometto che domattina all'alba me ne vado"
Il rosso si portò una mano sugli occhi e sospirò "D'accordo, ma che sia l'ultima volta intesi ?"
Jungkook annuì e si tirò in piedi lentamente, reggendosi al bancone a causa della testa vorticante e dolorante. Il maggiore si fece carico del suo peso, mettendosi un suo braccio attorno al collo ed aiutandolo a far sì che le sue gambe non cedessero. Riuscì a chiudere la saracinesca del ristorante e a portarlo fin dentro la sua macchina; Hoseok si sedette al lato del conducente, restando ancora una volta affascinato dalla bellezza di quell'auto.
"Mi fa male tutto – " mormorò Jungkook accanto. " – La testa, lo stomaco, le gambe"
"Se devi vomitare fa pure, tanto la macchina è la tua"
"Figurati se mi importa ..." rispose lui "Ci ho fatto anche di peggio qui dentro ... soprattutto dove sei seduto tu"
Hoseok alzò le mani dal volante con un'espressione disgustata, scoppiando poi a ridere quando vide il minore sorridere e farsi chiaramente beffa di sé. "Sei uno stronzo anche da ubriaco. Ti farei dormire volentieri nella cuccia di Micky".
"Adoro quel cane ... te l'ho mai detto ? Dovrei prenderlo anche io ... un cane, e magari chiamarlo –"
" – Non ci pensare neanche!" lo interruppe il maggiore puntandogli un dito contro.
Jungkook gettò le spalle allo schienale, "Mi manca hyung ... mi manca da morire. Potrei strapparmi il cuore dal petto per quanto batte forte ogni volta che penso a lui ... "
"Lo so Kook, l'amore fa proprio schifo"
"No ... sono tutte stronzate. L'unico a fare schifo qui sono io"
"Smettila, okay ?" lo esortò in tono più conciliante "Non puoi continuare a tormentarti così, non ti fa bene. Hai fatto degli errori Jungkook, è vero, ma lascia che ti dica una cosa: tutti li facciamo, nessuno di noi è perfetto!"
"Jimin lo era ... lui era ... tutto" Jungkook esitò non appena sentì il magone opprimergli nuovamente la gola "Credi che ... credi che tornerà, Hobi ?"
"Lo farà" rispose lui continuando a tenere lo sguardo fisso sulla strada "Sono quasi certo che lo farà".
Nel giro di pochi minuti, Hoseok arrivò nel suo quartiere e parcheggiò la Mercedes di Jungkook a poca distanza dalla palazzina a tre piani. Aprì la portiera, dopo aver spento il motore, e si apprestò a raggiungere il minore dall'altro lato, il quale presuntuosamente, pur di non lasciar trapelare ulteriori debolezze, stava già scendendo da solo. Jungkook si reggeva in piedi a malapena, il viso magro e pallido valorizzato solo da profondi solchi viola posti al di sotto degli occhi. Hoseok lo resse per le spalle e lo guidò dentro l'ascensore, salendo fino a raggiungere il suo appartamento. Non appena la chiave girò nella toppa e la porta si aprì, Micky corse ai suoi piedi scodinzolando ed abbaiando, felice di veder finalmente il suo padrone tornare a casa. Il rosso salutò il cagnolino con veloci carezze sul dorso ed accompagnò Jungkook dritto nella sua stanza. Lo aiutò a spogliarlo del cappotto e delle scarpe e a metterlo a letto rimboccandogli le coperte.
"Ci stai provando gusto ad avermi nel tuo letto"
"Lo sai che ci dormi soltanto perchè il divano è scomodo" rispose il maggiore sistemandogli il cuscino "Se provi ad abbracciarmi di nuovo credendo sia Jimin, giuro che ti prendo a calci"
Jungkook chiuse gli occhi, "Mi si rannicchiava sempre contro il petto quando dormiva. Adorava farsi accarezzare i capelli, riesco ancora a sentire il suo profumo Hyung ... sembrava sempre così ... così piccolo tra le mie braccia."
Hoseok si bloccò sull'arco della porta non appena sentì quei ricordi così intimi fuoriuscire nostalgici dalla sua bocca. Si voltò a guardarlo in viso, pregando che non scoppiasse nuovamente a piangere ma l'unico suono che gli giunse da sotto quell'ammasso di coperte fu – per buona sorte – solo il suo respiro pesante. Jungkook dormiva ormai profondamente, crollato tra le braccia di Morfeo nella speranza di ritrovare Jimin almeno lì nei suoi sogni. Il rosso spense l'abatjour sul comodino e socchiuse piano la porta alle sue spalle. Si sedette sul divano del salotto, prendendo Mickey sulle proprie gambe, ed accese la televisione nella speranza che il sonno raggiungesse presto anche lui. Le riflessioni però presero presto il via libera e Hoseok proprio non riuscì a darsi pace, a smettere di pensare alla situazione in cui si era calato, a quanto odiasse vedere Jungkook ridursi in quello stato: ubriacarsi per alleggerire la mente, farsi del male per provare a riempire almeno un minimo quell'orribile voragine che aveva adesso al posto del cuore. Di fatti, senza neanche troppi sensi di colpa, infischiandosene altamente del fatto che potesse crear disturbo e che fosse notte ormai fonda, il rosso afferrò il cellulare dalla tasca dei jeans e compose al volo un numero. Se ci fosse stata anche solo una cosa che avrebbe potuto fare per aiutarlo, si giurò che l'avrebbe fatta.
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You got the Best of Me ✧ Jikook
RomancePark Jimin lavora come cameriere in uno dei ristoranti più ambiti di tutta Seoul. La sua è una vita stabile, circondata da amici, divertimento ed un grande sogno nel cassetto: quello di diventare un ballerino professionista. Tutto cambia quando inco...