Jungkook aprì gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre come ali di farfalle pronte al volo e prendendo controllo dei propri sensi uno alla volta. Le prime luci del mattino appena sorto filtravano attraverso le grandi finestre della sua sua stanza in radiose colonne scintillanti, rendendo chiara e limpida la visione del mondo attorno a sé. Con i muscoli rilassati ed immobile come un sasso, fermo a fissare il soffitto bianco della sua calda camera da letto, Jungkook cercò di ricordare l'ultima volta in cui aveva dormito così bene, su cui quelle stesse lenzuola il sonno gli si presentò piacevole e longilineo, senza accenni di tormento per poi svegliarsi con un senso di oppressione sul petto, frustrato ed inquieto per la giornata a cui avrebbe dovuto far fronte.
Corrucciato fra le fervide coperte e il silenzio tuonante, a tratti fastidioso, che lo avvolgeva, il moro si sentì in pace, sereno e rilassato come se nulla in quel momento potesse nuocerlo e scalfirlo. Jungkook sbadigliò appena, strofinandosi gli occhi con un mano e, incapace di far svanire dal volto un sorriso compiaciuto, guardò accanto a sé i raggi del sole nascente accarezzare la schiena nuda e bianca di Jimin. Realizzò così, con stupore e fatica, quanto successo la sera precedente, chiudendo e riaprendo gli occhi più e più volte nella speranza che la presenza del biondo nel suo letto fosse reale e non soltanto un meraviglioso sogno dettato invece dal suo inconscio.
Era riuscito a spazientirlo e portarlo ai limiti massimi di esasperazione, ferire una persona dolce e buona come lui per un semplice e stupido principio di orgoglio. Jungkook sapeva di essere difficile da gestire, ad occhi estranei persino da capire, e a stento riusciva ad immaginare quanto Jimin si fosse sentito rifiutato in quei giorni di sua totale assenza. Aveva mentito guardandolo negli occhi in maniera spudorata, lo aveva pensato ogni singolo giorno e ricostruito nella sua memoria quel bacio travolgente ogni singolo istante, avvertendo la paura attimo dopo attimo, il sangue ghiacciarsi nelle vene non appena la consapevolezza di poterlo perdere per davvero sopraggiunse.
Jungkook era corso a riprenderlo gettandosi l'amor proprio e tutti i suoi - ben creduti - sani principi alle spalle, trascorrendo forse una delle notti più intense di tutta la sua vita, imparando Jimin a memoria, baciandolo, sfiorandolo, toccandolo in ogni suo tratto, con gesti e carezze premurose, accorte, come se avesse avuto timore di rovinare cotanta bellezza con le sue stesse mani. Nel momento in cui - nelle tarde ore - i loro corpi si erano uniti, in una danza dettata dalla sola fiamma della passione, nulla attorno sembrava più esistere. Non era servito parlare, nessuno dei due lo fece, per tutto il tempo soltanto sguardi infuocati e respiri ansimanti furono i veri protagonisti, un dialogo muto ma colmo di tangibili sensazioni. Fra tocchi di labbra, baci colmi di tenerezza e blandizie gentili, a tratti devote, Jungkook scoprì una dimensione a lui del tutto nuova in cui per la prima volta si era sentito speciale.
L'unico.
Quello con Jimin non fu del semplice sesso, una notte come tante finita con doccia ed una sigaretta consumata all'aria aperta, Jungkook lo sapeva bene. Quella che vissero fu singolare, unica nel suo genere, una notte che schiuse i loro cuori e che assunse l'aria di una vera e silenziosa dichiarazione d'amore. Jungkook rimase così poggiato sui gomiti ad ascoltare il respiro pesante del biondo ed osservare il suo muoversi incosciente. Avrebbe tanto voluto svegliarlo e scoprire se fare l'amore con lui la seconda volta sarebbe stato devastante quanto la prima. Si limitò invece a scostare le lenzuola ed abbracciarlo da dietro, aderendo il petto alle sue scapole, intrecciando le dita con le sue. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e chiuse gli occhi inspirando l'odore delicato della sua pelle. Se gli avessero chiesto che tipo di sapore potesse aver avuto la felicità, avrebbe senz'altro risposto "di zucchero", il sapore di Jimin.
Il giovane avvocato tenne il maggiore stretto così tra le proprie braccia, stampandogli baci sulla nuca e disegnando sulla pelle curve invisibili con la punta del suo naso. Trascorsi minuti che assunsero invece l'aspetto di ore, il biondo si stiracchiò appena inarcando la schiena e girandosi così dall'altro lato incontrando il suo dolce viso ancora assonnato. Jungkook guardò i suoi occhi aprirsi al rallentatore, spezzandogli il respiro per quanto potesse essere bello già così di prima mattina. Jimin abbozzò un sorriso pacato non appena incrociò il suo sguardo, le sue guance erano arrossate ed i capelli arruffati. "Buongiorno" sussurrò con voce roca.
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You got the Best of Me ✧ Jikook
RomancePark Jimin lavora come cameriere in uno dei ristoranti più ambiti di tutta Seoul. La sua è una vita stabile, circondata da amici, divertimento ed un grande sogno nel cassetto: quello di diventare un ballerino professionista. Tutto cambia quando inco...