Capitolo dieci

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"Come ti chiami bellezza?" mi sussurra nell'orecchio in ragazzo accanto a me, non faccio in tempo a togliere la sua mano sul mio sedere quando qualcun altro lo ha già fatto per me. Leo lo prende per il colletto della camicia e lo sbatte sul tavolo facendo spaccare tutti i bicchieri di cocktail. "La prossima volta che la tocchi ti taglio quelle palle attaccate chiaro?!" dice con aggressività nel tono, i suoi occhi in questo momento può uccidere chi lo guarda. "Leo sto bene tranquillo, era tutto sotto controllo!" urlo per lasciare il ragazzo andare.

"E tu vai dritto nel mio ufficio!" sputa contro di me senza rivolgermi lo sguardo. I suoi occhi sono rimasti incollati sul povero ragazzo.

In modo riluttante mi incammino verso il suo ufficio e continuo a chiedermi cosa abbia fatto di male per arrabbiarsi così con me. In fondo io stavo facendo solo il mio lavoro poi se i ragazzi ci provano non è colpa mia. O no?

Apro la porta del suo ufficio e mi affaccio alla grande finestra che è volta verso la sala del club. Neanche due minuti e arriva Leo con un'aria da prepotente. Sbatte la porta e si avvicina a me pericolosamente sbattendomi contro il vetro. "Se volevo farti fare la prostituta te lo dicevo ma sei solo una cameriera!" non riesco a capire una singola parola a causa del suo fiato troppo vicino alle mie labbra.

"Non ti pago per farti toccare ne farti scopare. Tu servi punto e basta!" mi urla contro e senza rendermene conto avvinghia le sue dita intorno al mio collo, mentre l'altra è ferma sul mio fianco.

"Non capisco cosa centro io! Io stavo facendo il mio lavoro, non è colpa mia se attraggo qualcuno no?!" urlo anch'io per non fargli capire che sono debole; lui si avvicina di più, ora manca solo un millimetro di spazio e possiamo toccare le nostre labbra.

"Tu centri. Centri eccome!" sputa di rimando, sembriamo bambini che litigano per delle caramelle. "Lo sai che stai facendo un dramma per una sciocchezza? Te ne rendi conto Leo?!" con un gesto brusco tolgo le dite avvolte attorno al mio collo e lo spingo leggermente dietro.

Lui mi guarda incavolato mai come le altre volte e si limita a guardarmi. "Vaffanculo Sophia!" sento le lacrime cominciare a scendere come torrenti, ma cerco di respingerle mozzicando il labbro inferiore. Non dico una parole, mi limito a guardarlo e apro la porta di uscire quando Leo parla di nuovo.

"Per te non sono Leo ma solo capo chiaro puttana?!" mi ammonisce in tono freddo. "Non è colpa mia se,mi fai vestire come una puttana stronzo!" esco sbattendo la porta.

Da lontano sento Miles chiamarmi forse per dirmi di tornare a lavorare, però non do ascolto. Mi dirigo direttamente nello spogliatoio delle donne con l'intenzione di andarmene quando una mano afferra il mio braccio nel bel mezzo della pista da ballo.

Mi giro incontrando gli occhi marroni scuri di Zig, indossa una camicia nera con i primi bottoni sbottonati e jeans dello stesso colore. Noto un po' di sudore sulla sua fronte forse per il caldo che fa qui dentro. Ci guardiamo per alcuni istanti quando il suo sguardo diventa indagatore dice: "Stavi piangendo... perché piangi? Chi ti ha fatto questo?" non so spiegarlo, il positivo si connette con il positivo quando noto lo sguardo di Leo verso di noi. Senza pensarci due volte prendo Zig per il colletto della sua camicia e lo attiro verso di me. Mi giro per guardare Leo, il quale è rimasto imbambolato lì con le braccia incrociate e uno sguardo feroce, pieno di odio.

Torno a guardare Zig che rimane senza fiato quando avvicino la mia bocca pericolosamente alla sua "Baciami!" senza farselo ripetere due volte scaraventa le labbra contro le mie. Le nostro labbra si muovo all'unisono e la sua lingua mi chiede il permesso di farsi strada nella mia. Accetto volentieri. Le mie mani scivolano verso il cavallo dei suoi pantaloni pronti a slacciarli. Le mani di Zig mi afferrano le natiche stringendole, purtroppo veniamo subito interrotti.

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