Police

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Batteva i piedi sulla strada grigia sottostante a ritmo di passi lenti e decisi.

Il nero dei suoi capelli dalle ciocche scompigliate si mimetizzava tra il color pece della notte.           

Sentì un rumore, ma non si diede nemmeno la briga di voltarsi, non le importava chi o cosa poteva occupare l'angolo di oscurità dietro il suo piccolo corpo. Lei era fatta così. Menefreghista. Insensibile a qualsiasi paura.     

Da tempo aveva imparato a nascondere in tal modo la sua insicurezza e il suo fare imbranato e timido. Con trasgressione. Con fare ribelle. Accogliendo a braccia aperte il pericolo e il proibito.

Il suo comportamento altezzoso e sicuro di sé era diventato nient'altro che un'ottima maschera allo scopo di nascondere ciò che veramente teneva dentro.

Insicurezza.

Dubbi.

Infelicità.

L'atteggiamento convinto che camuffava tanti stati d'animo negativi aveva avuto però il brutto fine di esser diventato un'abitudine per la ragazza, mutando davvero il suo carattere nel corso del tempo.

Lei era una piuma.

Tanto forte da poter restare a galla senza annegare sopra l'alta marea, quanto debole da farsi trasportare bruscamente da una botta di vento.

Il prospetto bianco dell'imponente edificio ormai vicino occupava la visuale della ragazza.

Si avviava verso il cancello in ferro in fondo ad un vialetto arginato da siepi, che oscuravano il sentiero posando la loro ombra su tutto il corso della breve stradina, macchiando l'atmosfera di un'aria scura e inquietante.

La ragazza dalla chioma nera si posizionò davanti il video-citofono sul lato frontale di un pilastro alla sinistra dal cancello.

Posò le dita color latte sul ferro battuto del cancelletto. Avvertì il freddo pungerle la pelle tiepida delle mani affusolate, le scostò leggermente.

Il punto dal quale la mora aveva appena allontanato le mani si spalancò verso l'interno dello spiazzale che contornava la grande struttura bianca, resa di un bianco ancora più puro e brillante dal chiariore che la luna rifletteva su di essa.

Due membri esili e giovani delle forze dell'ordine erano impegnati in una marcia che aveva inizio dall'estremità destra della porta d'ingresso e terminava all'estremità sinistra.

Guardarano la mora con sguardo interrogativo.

-Fatemi entrare.- buttò giù con voce ferma la ragazza.

La decisione marcava ogni sillaba da lei pronunciata, dando origine ad un tono arrogante che pochi avrebbero usato nei confronti di due poliziotti.

L'uomo in divisa dai capelli biondo platino si accigliò in un'espressione confusa, entrando in trance e bloccandosi le gambe dando lo stop alla marcia, in modo da far largo alla ragazza.

Dopo solo un paio di passi il corpicino snello della ragazza si bloccò davanti la porta semi-aperta che si andava schiudendo.

Un uomo robusto e piuttosto basso stava sulla soglia, coordinando un movimento istintivo verso la pistola sull'orlo dei pantaloni blu notte alla vista della ragazza.

-Cosa ci fai tu qui, ragazzina?- tuonò l'uomo, diventando paonazzo accorgendosi che la ragazza non aveva mostrato un pizzico di titubanza alla vista della pistola.

-Sono Ellen.- si presentò con fare altezzoso la sedicenne magrolina. -Ellen Brooke.-

L'uomo alleviò la presa sulla pistola e schiuse la bocca cercando di pronunciare qualcosa. Ma venne travolto un'altra volta dalla voce della ragazza piena di tono di convinzione e ricongiunse le labbra.

-Voglio informazioni sul ragazzo scomparso che è attualmente ricercato. Zayn Jawaad Malik.- concluse lei, mentre gli occhi le si illuminavano di curiosità ardente. In quel momento si sentiva fuoco pronto a bruciare. Pronto a bruciare tutti i buoni motivi per non far uscire nessuna informazione dalla bocca del comandante. Un sorriso accattivante le si ampliò in viso, accompagnato da uno sguardo di sfida, che solo gli occhi di un vincitore assicurato potevano assumere.

Wanted || Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora