Il biondo continuò ad esercitare pressione sull'accelleratore, non badando al comando da parte dell'amico.
Il ragazzo moro sul sedile del passeggero s'infuocò di rabbia. Uno strano bruciore gli contorceva lo stomaco. Aprì lo sportello dell'automobile in velocità e saltò giù. Atterrò su un marciapiede mal ridotto e stretto, causando uno strappo alla stoffa dei jeans che gli copriva le ginocchia, macchiandola di sangue.
Si passava ripetutamente una mano di fronte al viso dirigendola verso il ciuffo mentre camminava. Non aveva intenzione di farsi rivedere da nessun cittadino di Bradford.
Il fisico slanciato del moro sul marciapiede veniva nascosto dalle macchine allineate alla striscia di strada grigia rialzata sulla quale metteva i piedi.
Osservava il suo riflesso sul finestrino di ogni macchina che si ritrovava accanto. Quando fissò il riflesso sul finestrino opaco e sporco di una BMW si accorse di una presenza alle sue spalle.
Il biondo che lo raggiunse correndo gli si dispose davanti, acciuffandogli il colletto della maglia nera e sbattendolo su un muro coperto da graffiti in spray.
-Cosa credi di fare? Sei ricercato. Come lo sono anch'io. Non puoi passeggiare tranquillamente tra le strade del tuo paese, coglione.- sputò il biondo strattonando mentre ingabbiava in una presa stretta la maglia dell'amico. Lo teneva ancora con la schiena appiccicata contro il muro pieno di crepe, facendogli sbattere forte la schiena di tanto in tanto.
Il moro reagì d'istinto.
Piegò il braccio avvicinandolo al viso pallido e magro del biondo, chiuse in un pugno la mano. Stringeva il pugno talmente forte da conficcarsi le unghia nel palmo della mano. Talmente forte da mettere in evidenza le vene bluastre sporgenti sulla pelle ambrata. Sferrò un pugno lento e deciso colpendo la mascella dell'amico, il quale stese una gamba colpendogli le parti basse in difesa.
Il moro si accasciò sul marciapiede brulicante di foglie sparse contorcendo i suoi lineamenti in una smorfia di dolore. Dopo vari secondi di esito concentrò le forze sugli arti inferiori, dandosi la spinta per alzarsi.
Camminava a passo svelto verso la dimora che l'aveva accolto tutti gli anni precedenti. Mancava la macchina della madre, il che gli lasciava intuire che la casa era al momento disabitata, e poteva tranquillamente entrare a recuperare cio che gli serviva.
Quando era giunto di fronte al cancello dalla vernice nera smanciata dal passare degli anni, avvertì un contatto freddo pungergli il collo.
-Che cazzo stai andando a fare a casa? Che ti salta in mente? La vita da scappati è la migliore. Non farti rivedere, ti tratterrebbero. Ragiona.- disse il biondo in tono acido, trasalendo quando l'amico iniziò a scavalcare il cancello.
Varcato il piccolo cancelletto in ferro, si rivolse al biondo guardandolo a tratti tra le striscie nere che si facevano spazio tra le sbarre di ferro.
-Devo prendere una cosa. Ne colgo l'occasione adesso che in casa non c'è nessuno. Aspettami in macchina davanti la gelateria in fondo alla strada, è sempre deserto lì.- terminò la frase a parecchia distanza dall'amico, essendo già giunto di fronte la porta dalle mille striature marroni.
Il biondo si tolse gli occhiali pulendone le lenti strofinandole sulla stoffa verde della sua polo. Si passò una mano tra il ciuffo biondo scompigliato e pieno di forfora. Portò le mani dentro le tasche del jeans nero, dirigendosi verso la BMW.
-
-Stanno salendo le scale, senti? Sarà arrivata mamma. Adesso ti farò rimproverare ladra! Assassina!- la bimba dagli occhi nocciola pronunciò urlando tali parole, mentre scagliava le prime cose che le capitavano a portata di mano contro Ellen.
Il battito cardiaco le aumentava, mentre una sensazione di panico prendeva il sopravvento in lei all'udire lo scalpiccio di scarpe sulle scale.
Qualcuno stava rientrando in casa, e se si sarebbe fatta trovare in quella stanza con la piccola in preda ai singhiozzi, le sarebbe finita male.
Come poteva una bambina di cinque anni circa intimorirla in una maniera tanto potente e incisiva?
I singhiozzi della bimba aumentavano, i passi della persona che stava salendo le scale si udivano più vicini.
Sentiva l'unione di rumori confusi annebbiarle e confonderle le idee, anche le poche rimaste.
Si voltò istintivamente verso la sua destra, notando la finestra chiusa e fiondandosi su di essa spingendo in giù la maniglia rivestita da vernice bianca e arrugginita.
Ansimando mentre il suo stato di sudorazione diventava esagerato, poggiò un piede sul davanzale della finestra, poi l'altro.
Piegò le ginocchia accovacciandosi su se stessa, avvicinando le mani al davanzale e stringendo la loro presa su di esso.
Le gambe le penzolavano nel vuoto, si tratteneva per mezzo della forte presa delle braccia sul davanzale, e il vento le sbatacchiava i capelli neri sul viso.
La giornata era tanto ventilata da non permetterle di aprire gli occhi.
Schiuse la palpebra sinistra, mentre una lacrima strappata dal vento le rigava il viso, giungendole fino al sottile labbro superiore.
Guardò sotto i suoi piedi, accorgendosi che saltare, come aveva messo in programma, si era rivelato impossibile, data l'altezza che la separava da terra.
Il respiro le si faceva fiacco. Aveva le braccia indolenzite, dopo tutti i minuti che l'avevano tenuta appesa a quel davanzale.
Iniziò a sfogare il nervosismo e il panico pet mezzo delle lacrime, che le inumidivano il viso, ma che venivano presto prosciugate dalla potenza del vento.
Le restava una possibilità. Un'altra lacrima salata le rigò il viso. La morte. Le sue braccia non reggevano più, e si sarebbero presto scollate dal davanzale lasciandola volteggiare nel vuoto sottostante. Non aveva nemmeno la possibilità di tirarsi su con le braccia e mettersi in salvo rientrando, non aveva più forze per farlo.
Decise di mettere fine a tutto più in fretta possibile. Prima che iniziasse a urlare, e se l'avrebbe fatto, le urla avrebbero preso il sopravvento, perché ne aveva davvero bisogno. Di urlare. Di spigionare urlando tutta la sofferenza.
Staccò una mano dal davanzale sollevando l'indice, l'anulare, e le altre dita in conseguenza.
Il suo peso allora era retto da una sola mano, che stava per scollare l'indice dal davanzale, pronto alla rassegnazione.
Quando stava per sollevare il dito indolenzito, colorato dal rossore e affilato, avvertí un lembo di pelle calda su di esso.
Una mano coprí la sua, afferrandola e tirandola più forte in direzione interna alla finestra.
La forza della stretta che la afferrò la tirò su, disponendole il bacino sul davanzale.
La mano che teneva la sua non smetteva di trattenerla, mentre la mano sinistra di colui che la stava tirando su si strinse sul suo fianco, trascinandola all'interno del calore compatto e accogliente di quella stanza.
Il fondoschiena della ragazza toccò il pavimento in legno, e la sua schiena aderì alla parete color oro.
Schiuse con fatica gli occhi appiccicati tra loro dalle lacrime.
Le palpebre le si sollevarono con pesantezza mostrando gli occhi verdi e lucidi, che furono calamitati da due nocciola posati sul verde dei suoi.
MEZZANOTTE
Mancano venti minuti alla mezzanotte.
Io vi giuro che sto crepando dal sonno, ma sono qui a rileggere il capitolo.
Oggi l'ispirazione mi ha colpita in pieno, e ho creato modestamente un capitolo bellissimo. Mi sono divertita troppo a scriverlo. Mi è piaciuto tantissimo. Sono fiera di me stessa.
El pakistano sbattibile si avvicina
Se trovate errori in questo capitolo è perché ho sonno, domani correggeró promesso
Buonanotte. Vi amo.
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Wanted || Zayn Malik
Teen Fiction"RICERCATO. Zayn Jawaad Malik RICOMPENSA £ 5.000! Informare subito i membri delle forze dell'ordine se lo si avvista."