Capitolo 1

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Inspiro profondamente dalla sigaretta poggiata all'angolo della bocca per rilassarmi; l'ultima che, probabilmente, potrò fumare.

-Tae...ti ho già detto di non fumare in macchina...- mi riprende Seokjin. Sbuffo spazientito e lancio la cicca fuori dal finestrino, ancora accesa. Mi accarezza distrattamente un ginocchio nel vago tentativo di rincuorarmi:

-Stai tranquillo, andrà tutto bene...non c'è alcun motivo di preoccuparsi. –

Sospiro una seconda volta e prendo a tamburellare con le unghie sul cruscotto. Ho la cattiva abitudine di ficcarmele in bocca ad ogni occasione e rosicchiarmele, e il risultato sono mani sanguinose e rovinate perennemente. Seokjin mi aveva costretto ad indossare uno di quegli smalti amari, per prevenire brutte figure al colloquio, e in una settimana avevano quantomeno iniziato a richiudersi le ferite. Nonostante ciò, nascondo le mani dentro alle maniche della giacca di qualche misura troppo grande. Mi controllo un'ultima volta nello specchietto, spostando qualche ciocca di capelli dalla fronte.

-Smettila di guardarti, sei perfetto. E, in ogni caso, non ti prenderanno per il tuo aspetto fisico, quindi puoi anche smetterla di preoccuparti. –

-E cos'altro potrebbero osservare? Il mio innato talento nel fare nulla? Perché sicuramente si ha bisogno di molto talento per servire un omuncolo dalle strane manie di potere. – mi lamento, borbottando dentro alla sciarpa.

-Il signor Jeon è un rispettabilissimo uomo d'affari! Certo, potrà avere qualche pretesa particolare...ma chi è più normale al mondo, di questi tempi? –

-Quando fai così mi fai pesare quei tre anni di esperienza in più che ti porti sulle spalle...- ridacchio.

-Mi stai forse dando del vecchio?! – esclama punto nel vivo. Scoppio a ridere definitivamente, e la tensione si allenta per qualche secondo.

Seokjin ferma la macchina davanti ad un grande cancello di ferro battuto. Dal finestrino riesco a vedere solo un grande giardino, con un'enorme fontana decorata da statue in marmo, che occupa la maggior parte dello spazio, e qualche cameriera che si aggira tra i fiori. Scendiamo entrambi dall'auto; Seokjin si avvicina ad un campanello posto sul lato del cancello e lo pigia per qualche secondo.

-Casa Jeon. La prego di riferire il suo nome. – risponde una voce femminile distorta dall'altoparlante.

-Siamo Kim Seokjin e Kim Taehyung. Abbiamo un appuntamento con il signor Jeon per l'annuncio. – risponde frettolosamente, saltellando sul posto per combattere in parte il freddo.

-Mi dia un secondo...certo, eccovi qua. Prego, entrate. Verrete accolti dalla segretaria all'ingresso. –

L'enorme cancello si apre con un cigolio. Entriamo intimoriti, tenendoci per mano, cercando di infonderci un po' di coraggio a vicenda, riuscendo solo a far aumentare l'ansia di entrambi. Quella che loro chiamano brutalmente "casa" è in realtà una grossa villa sfarzosa e imponente. Completamente di marmo bianco, la facciata potrebbe ricordare un tempio greco, con grosse colonne che si avviluppano in metri e metri di altezza. Il gusto neoclassico si propaga anche nel resto dell'edificio, formato da un blocco centrale, e due minori ai lati, posti dietro ad esso. La mia conoscenza abbastanza infima di edifici famosi mi fa spuntare nella mente la "Casa Bianca" americana, e decido che è la cosa più vicina che conosco al quale poterla paragonare.

-Wow...- sussura Seokjin con gli occhi che brillano. Una donnina dai capelli scuri legati in una coda di cavallo ci apre la porta con un sorriso cordiale.

-Benvenuti a Casa Jeon. Avete un appuntamento, immagino. – continua a sorridere parlando con una vocina flebile.

-Si, dovevamo essere qui per le tre, abbiamo trovato traffico e siamo in ritardo di qualche minuto. Ci dispiace. – affretta a scusarsi Seokjin.

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