Capitolo 7

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Passano alcuni giorni, tra relax, coperte e tanti sonnellini. Jeon si riprende velocemente e torna prestissimo a lavorare a tutta birra, con un po' di dispiacere da parte mia. Durante la sua temporanea assenza, mi sono permesso di dare un'occhiata al giornale locale che viene consegnato tutti i giorni nella cassetta delle lettere, alla ricerca di un nuovo lavoro. Mi dispiace, in parte, per il rapporto che stava iniziando a nascere tra noi due, seppur malsano, e diretto in due direzioni completamente diverse. Io iniziavo ad affezionarmi e la mia testa faticava a dividere il lavoro dalla vita privata, lui sembrava estremamente concentrato su di sé, e io che gli facevo da sfondo, un personaggio secondario nella sua vita. Come diceva Hyonjin, gli servivo per "divertirsi". Non credo di riuscire a sopportare tutto questo ancora per molto. Mi fa molto più male averlo intorno ogni giorno, riceverne un assaggio e sapere di non poterlo avere fino in fondo, piuttosto che stargli lontano e soffrire per breve tempo, nel tentativo di dimenticarlo.
Ho trovato un annuncio come cameriere in un ristorante giapponese tradizionale, per turisti. So qualche parola di giapponese, spero sia sufficiente. Lo stipendio non sarà sicuramente alto quanto quello che mi versa Jeon, ma sarà sufficiente. Potrei chiamare Seokjin e chiedergli di darmi una mano nei primi mesi, magari ospitandomi di nuovo...
Necessito però di un permesso di qualche ora per potermi recare al colloquio e qualche giorno di prova. Sarà difficile, se non impossibile, riuscire a convincerlo, ma confido nella sua professionalità. Prendo il coraggio a due mani e busso alla sua porta.
-Entra. - ordina freddo.
-B-buongiorno Padrone...-
-Che ci fai qui? Non ti avevo detto di spazzare il solaio? - mi riprende, continuando a battere al computer senza guardarmi. Si aggiusta sulla punta del naso gli occhialetti da vista rotondi, che usa solo quando sta davanti agli schermi. Dov'è finito l'ometto tanto dolce degli ultimi giorni che mi ha fatto battere il cuore?
-Avrei una richiesta....- cerco di dire con la voce che trema, ignorandolo.
"Taehyung, calmati. " faccio un profondo respiro. Jeon mi invita a continuare con un cenno della testa.
-Desidererei fare una breve prova per questo ristorante...-balbetto infine, porgendogli il ritaglio di giornale con l'annuncio.
-Lo sai che non permetto giorni liberi...-
-Lo so, ma...-
-...ma, per questa volta, potrei fare un eccezione. Dopotutto, devo ammettere che ti sei comportato particolarmente bene negli ultimi tempi. Meriti un premio. -
Sembra stranamente rilassato, addirittura un sorrisino gli increspa le labbra. Non credo abbia effettivamente riflettuto sul fatto che, nel caso vada tutto a buon fine, io lo lascerei. Ma non sono affari miei, potrebbe trovare qualcuno di identico a me in pochissimo tempo, non sono insostituibile, nonostante lo voglia.
-Ti farò trovare degli abiti adatti in camera dopo pranzo. Tu intanto chiama e richiedi qualcosa per questo pomeriggio. Ti permetto di utilizzare il telefono fisso di Yunseo, ma ti voglio a casa per mezzanotte, non oltre. -
-Grazie Padrone. -
-Fila. -
Mi chiudo la porta alle spalle e, dopo aver controllato un paio di volte che non ci sia nessuno, esulto con una giravolta festosa.
-Non cantar vittoria, babe. Ovviamente tutti i giorni di servizio che perderai a causa di questo tuo capriccio verranno rimpiazzati in qualche modo. E penso già di sapere come. - mi rimbecca Jeon riaprendo di scatto la porta.
-Io non...- tento di giustificarmi.
Mi zittisce con un bacio a fior di labbra.
-Fila. -. ripete, sussurrando questa volta.
Scappo di sotto, alla ricerca del telefono e compongo il numero con le mani che tremano leggermente. Mi rispondono quasi subito: la ragazza dall'altra parte è estremamente cordiale, e riesco a farmi dare un appuntamento alle otto del mattino seguente per un veloce colloquio e una probabile prova nel pomeriggio. Comunico tutto a Jeon, ringraziandolo nuovamente con mille moine per l'opportunità concessami.

-Padrone...Padrone si svegli, per favore...devo andare, ho bisogno dei miei vestiti. - lo scuoto il mattino dopo, ancora in pigiama.
-Uh...cosa? Vestiti? - borbotta confuso rigirandosi dall'altro lato.
-Dovrebbero essere sulla sedia...forse...non mi ricordo, lasciami dormire, ho sonno...- mugola con la faccia schiacciata nel cuscino. Sbuffo senza farmi sentire, frugando fra il disordine dei suoi vestiti lanciati sulla sedia. In fondo a strati e strati di camicie e pantaloni da portare in lavanderia, trovo finalmente il mio completo blu e bianco, con la collanina infilata in una tasca del pantalone e...uno slip in latex? Lo alzo tra due dita sopra alla mia testa. Rimango confuso, ma l'estremo ritardo non mi permette di trovare alternativa. In ogni caso, saranno sotto ai miei vestiti e nessuno li vedrà, non metteranno in dubbio la possibilità di un nuovo posto di lavoro. Se gli fa piacere e non mi mette in imbarazzo. Mi vesto in tutta fretta, lo saluto con un bacio (non ricambiato) ed esco, incamminandomi verso la stazione più vicina. È una sensazione stranissima, quasi surreale, la solitudine, dopo essermi abituato ad avere perennemente Jeon che mi segue ovunque tubando. Non è affatto male a dire il vero, anche se le sue perenni attenzioni nei miei confronti non mi dispiacciono di certo. Mi siedo vicino alle porte, aspettando pazientemente che il treno mi porti a destinazione. Mi rigiro fra le mani il cellulare, che mi era stato letteralmente confiscato da quando avevo iniziato a lavorare. Ma oggi aveva deciso di fare un'altra eccezione, lasciandomelo portare, "nel caso avessi bisogno di lui", come mi aveva ripetuto più e più volte ieri sera. Per un secondo ho la tentazione di scrivere un veloce messaggio a Seokjin, tanto per fargli sapere come va. Non l'ho più visto, né sentito. Ma quando accendo il cellulare, ho un tuffo al cuore. Jeon ha sostituito la SIM, lasciando solamente il suo numero e quello di Yunseo nella rubrica. La mia galleria non è stata toccata, e con un sorriso passo il viaggio a riguardare le vecchie foto...le mie brevi gite con Seokjin, qualche selca, foto di fortunati piatti venuti bene nella piccola cucina del monolocale di Seokjin....Seokjin, Seokjin, Seokjin. Chissà come sta? Vorrei tanto vederlo...
Finalmente arrivo al ristorante e, dopo un profondo respiro mi decido ad entrare.
-Buongiorno signore! Guardi, per ora siamo chiusi, ma ripassi fra un'oretta circa e la serviremo con molto piacere. - mi accoglie una delle cameriere, intenta a spazzare i tavoli.
-Non sono un cliente, ho un colloquio di lavoro...anche se penso di essere qualche minuti in anticipo. - dico imbarazzato facendo qualche passo verso di lei.
-Oh, sei Taehyung? Scusami, non hai per nulla l'aria di un cameriere, con quei vestiti elegantissimi. Allora sei il benvenuto, vieni, ti accompagno dal capo. - sorride lasciando lo straccio sul tavolo più vicino. Mi porta in un ufficio sul retro, accanto alle cucine, dove un signore tra la quarantina e la cinquantina mi attende seduto alla scrivania con fare serio. Si alza in piedi per stringermi la mano, ammorbidendo l'espressione quando nota il mio sguardo terrorizzato mal mascherato. Dopo un veloce colloquio e qualche domanda per testare il mio livello di giapponese, mi lascia nelle mani della cameriera Kaori che mi aveva accolto.
-Allora, questo è il tuo kimono, qua ci sono i calzini e gli zori, i nostri sandali tradizionale. Puoi cambiarti di là, è uno stanzino dove ci sono i nostri armadietti. Se dovessero prenderti, ne avrai uno anche tu.- spiega sorridente porgendomi gli abiti. Mi reco nel posto indicato dalla ragazza e mi spoglio, rivestendomi di tutta fretta prima che qualcuno entri. Le maniche del kimono, rosso, ha gli orli decorati da fiori bianchi e sono leggermente lunghe, ma non dovrebbero crearmi problemi. Mi è stretto sulle spalle, lo lascio cadere sui bicipiti poco definiti in modo elegante, e lego strettamente l'obi: non vorrei che mi si aprisse nel mezzo di una cena.
-Sono pronto...credo. - balbetto uscendo in punta di piedi dallo stanzino.
-Sei davvero bellissimo! Attirerai un sacco di clienti, credimi. - ridacchia facendomi l'occhiolino. La mattinata procede tranquilla, mi spiegano circa come funziona la comunicazione fra camerieri e cuochi, come funziona la cassa, mi illustrano il menù e mi danno qualche ultima nozione specifica riguardo al comportamento con i clienti.
-Bene, ora puoi fare una mezz'oretta di pausa per il pranzo, poi iniziamo con il primo turno. Se vai a fare gli occhi dolci al cuoco forse riesci a sgraffignare qualcosa in cucina. - dice Kaori spolverandosi le mani. Scuoto la testa indicando la borsetta di stoffa che contiene il mio pranzo.
Mi siedo ad uno dei tavoli un po' a lato, per non essere disturbato e tiro fuori il pranzo, preparato con tanto amore dalle tre cuoche. Sopo neanche cinque minuti mi arriva un SMS da parte di Jeon:
"Hey, va tutto bene?"
Rispondo affermativamente con il sorriso sulle labbra. Mi chiama subito non appena legge il messaggio.
-Pronto?- rispondo.
-Taehyungie...com'è il posto? Ti trattano bene? - chiede preoccupato dall'altra parte.
-Stia tranquillo, sono tutti adorabili! Il ristorante è molto bello, noi camerieri siamo tutti in kimono, sembra tutto uscito dritto dritto da un film. - cinguetto felice di sentire la sua voce.
-In kimono, eh? S-sei ben coperto, vero? - balbetta.
-Non si preoccupi, non si vede nulla di vergognoso. - scoppio a ridere.
-Bene, e ora cosa farai? -
-Verso mezzogiorno dovremmo aprire per il pranzo...servirò i miei primi clienti. - sospiro con una punta di nervosismo.
-Oh, davvero? Beh, buono a sapersi...- dice in tono malizioso.
-Cosa..?-
-Taehyungie, devi tornare al lavoro...ci sentiamo più tardi, ciao! - mi saluta attaccandomi il telefono in faccia. Rimango a fissare il cellulare con la bocca semiaperta. Spero solo che non venga a farmi visita, potrebbe rendere tutto molto imbarazzante.
-Taehyung! Vieni, andiamo ad accogliere i primi clienti. - mi chiama un'altra cameriera. La raggiungo in tutta fretta.
Mi affidano una coppia di signori anziani: li accompagno al loro tavolo, prendo gli ordini e porto il foglietto in cucina, camminando al ritmo della musica tradizionale che si libra nel locale. Mentre aspetto che i piatti vengano preparati, servo un altro tavolo, un gruppo di cinque ragazzi sulla ventina. Torno dai cuochi, lascio il biglietto e prendo le pietanze dell'altro tavolo. Servo i due signori canticchiando e mi assicuro che non desiderino altro. L'atmosfera è rilassata, volteggio fra i tavoli e la stoffa, portando piatti e vassoi avanti e indietro per un'oretta buona senza aver alcun problema, trascinandomi dietro gli strati di tessuto leggero senza fatica. Non faccio cadere nulla, non inciampo e non mi incastro con gli abiti nei tavoli: tutto perfetto, all'apparenza. Ma non appena comincio a prendere confidenza con il lavoro, eccolo, l'imprevisto. Nel bel mezzo di un inchino, qualcosa più in basso comincia a muoversi....anzi, a vibrare. Penso immediatamente che sia il mio cellulare, per ricordarmi solo dopo di averlo lasciato nell'armadietto di Kaori. Accompagno l'ennesima coppietta ad uno dei tavoli e un'altra scossa "là sotto" mi fa quasi strillare. Che diavolo sta succedendo...?
Faccio qualche respiro ben cadenzato per non lasciarmi sopraffare come al mio solito: dopotutto è solo una leggera vibrazione, basterà non pensarci.
Qui c'è lo zampino di Jeon, ne sono sicuro. Era troppo tranquillo, troppo felice, e quel risolino...avrei dovuto immaginarlo.
-Benvenuti, come posso...ah! - salto in aria. La vibrazione comincia ad aumentare gradualmente fino a stabilirsi ad un livello che considerei medio.
-Va tutto bene? - mi chiede la cliente preoccupata.
-S-sì, non si preoccupi...perdonatemi, come posso esservi utile?- ripeto, riuscendo a finire la frase nonostante il tremore.
-Abbiamo prenotato un tavolo nel privè. - mi risponde.
-Perfetto, seguitemi. - balbetto facendo un gesto cortese con la mano. Gli zori non aiutano di certo, rendendomi solo più instabile. Arrivo sano e salvo dall'altra parte del ristorante, lasciandoli accomodare con calma. Mi permetto una pausa arbitraria di trenta secondi, appoggiato contro la porta della cella frigorifera, per riprendere fiato, ma vengo subito ripreso da Kaori, che mi intima di tornare subito al lavoro. Riesco ad abituarmi anche a quel tipo di vibrazione, concentrandomi al massimo sul lavoro per non sentirla. Ma ecco che Jeon si diverte ad aumentarla nuovamente, portando quello stupido gioco ad un livello a dir poco insopportabile. Sudo freddo, presentandomi ai nuovi clienti balbettando a più non posso. Ed è qui che cominciano gli incidenti. All'ennesima scossa faccio volare il piatto che tengo fra le mani, spargendo spaghetti ovunque e rompendo il suppellettile.
-Mi dispiace...- piagnucolo raccogliendo tutto e tagliandomi un dito con un frammento di ceramica per la fretta.
Porto altri noodles, inchinandomi un centinaio di volte per scusarmi.
-Desiderato altro-oh!- chiedo a bassa voce, soffocando a fatica un gemito. Le tre ragazze seduto mi rivolgono qualche sguardo stranito e un "no" poco convinto.
Corro agli armadietti, tenendo l'orlo del kimono fra le mani per non inciamparci. Mi chiudo la porta alle spalle sbattendola con forza, appoggiandomi contro di essa e scivolando scomposto a terra per poter ansimare in pace. Infilo una mano fra le pieghe della stoffa tastandomi delicatamente per controllare la situazione. E lì capisco. Sono gli slip a vibrare, nella loro interezza. Sembrava così strani, avrei dovuto immaginarlo!
-Io lo ammazzo...- mormoro fra me e me, raccogliendo delle ciocche di capelli dietro alle orecchio e raddrizzando l'obi. Me le leverei volentieri per far cessare tutta questa agonia, ma sono l'unica barriera che permette alla mia erezione di non svettare in alto e aprirmi il kimono. Qualcuno bussa, spaventandomi a morte.
-Tae...stai bene? Ti ho visto volare qua e mi sono preoccupata...- è Kaori.
-Sì, non preoccuparti, arrivo subito...mi...mi si era slacciato l'obi! - strillo di rimando cercando una scusa abbastanza convincente.
-Oh, ok...sbrigati, sta arrivando un'ondata di clienti per il the, a quest'ora è sempre così.-
-Sì, certo, arrivo...- dico a bassa voce, più che altro per me. Stringo le cosce, un altro sospiro, e torno fuori, zampettando a gambe serrato. Mi occupo di almeno una ventina di clienti, perdendo il conto dopo poco dalla tanta confusione, verso un centinaio di the, e preparo una quantità industriale di piatti ricolmi di dolci. Vengo chiamato da una parte all'altra del locale ogni tre per due: Taehyung di qua, Taehyung di là...non ce la faccio più. Sempre meglio che prostrarsi ai piedi di Jeon, questo è certo. La tortura non accenna a cessare o quantomeno a diminuire. Corro da tutte le parti, sudando freddo ad ogni movimento troppo brusco, sobbalzando ogni volta che qualcuno mi picchia contro. La stanchezza si triplica e perdo presto la concentrazione, tutta indirizzata ad altro. Sbaglio gli ordini, dimentico i clienti, prendo piatti a caso dalla cucina e mi incastro negli spigoli dei tavoli con gli orli della maniche svolazzanti. All'ennesima tazzina che cade per terra Kaori mi prende in parte:
-Taehyung, che ti prende? Eri partito benissimo e ora stai combinando un disastro.-
-I-io...io non...- balbetto ansimante e confuso.
-Sei sicuro di star bene?-
-S-sto benissimo! Mai stato meglio! - cerco di dire nel più naturale dei modi, tartagliando ancora un poco.
-Se non te la senti puoi chiedere di tornare a casa...potrebbe non essere un lavoro adatto a te. Succede! - cerca di consolarmi
Faccio un profondo respiro, spostando la mia attenzione sul kimono di Kaori: seguo con gli occhi i vari ricami, concentrandomi sulle forme e sui colori e riesco a calmarmi un po'. Potrei quasi riuscire a completare il turno, per poi tornare a casa e strozzare Jeon con le mie stesse mani mentre dorme.
Torno nella sala, con la sensazione di disagio più totale che non accenna ad andarsene. Mi sembra che tutti mi stiano fissando, mi sembra di sentire il rumore leggero della vibrazione aumentare e aumentare fino ad essere sentito per tutto il locale. Posso sentire il mio viso andare in fiammo ogni qual volta incrocio lo sguardo di un cliente. Quando un ragazzo ben conosciuto entra nel locale l'imbarazzo raggiunge le stelle. Mi fingo occupato per non essere obbligato a servirlo.
-Taehyung, vai ad occuparti di quel ragazzo moro all'entrata, siamo tutte occupate. - mi dice una delle cameriere. Impreco sottovoce indossando un altro sorriso.
-Benvenuto, come posso aiutarla? - chiedo inchinandomi.
-Uh...un tavolo per due...il mio amico dovrebbe arrivare tra poco.- dice guardandosi in giro. Ha le guance arrossate, e la punta del naso lucida. Il terrore di essere riconosciuto mi attanaglia, ma lui sembra non notarmi.
"Hyung, perchè diavolo hai deciso di venire qui proprio oggi?!" lo maledico fra me e me. Ordina una birra, poi un'altra, poi un'altra e un'altra ancora. A dire il vero inizia a sembrarmi davvero brillo. E l'amico di cui parlava non accenna a farsi vedere.
-Sai che sei davvero un bravo cameriere? E mi ricordi tanto qualcuno...ma non capisco chi...-
-Credo che l'alcool le abbia dato alla testa, signore...- ridacchio nervosamente sfrecciando con lo sguardo ovunque tranne che sul suo viso.
-Ma lei non doveva essere accompagnato da qualcuno?- chiedo cordialmente, sviando il discorso con abilità.
-Già...ma non si è presentato...- mugola stringendo il bicchiere fra le mani con più forza. Mi zittisco dispiaciuto per lui.
-Ma...potresti farmi un po' di compagnia tu.- aggiunge in tono mellifluo allungando una mano.
-Io...penso di avere del lavoro da fare in cucina. Anzi, sembra proprio che mi stiano chiamando! - invento sottraendomi alle grinfie di Seokjin. È inquietante, e anche un po' triste a dire il vero, vederlo in quello stato. Ubriaco al punto di non riconoscere il suo migliore amico...ed un'altra preoccupazione si aggiunge alla lista. Faccio un respiro profondo, mi arrotolo le maniche del kimono e mi metto a lavare i piatti. Tutto pur di stare lontano dalla sala, almeno per qualche minuto. Le gambe mi stanno per cedere, tremano come gli infissi delle finestre durante un temporale violento, la testa quasi mi gira da tanto è lo sforzo di controllare quello tsunami di sensazioni che sta avvenendo poco sotto il mio ombelico. Strofino con più vigore le bacchette che ho in mano, per scaricare la rabbia, finendo con il spezzarle. Faccio finta di nulla e le butto nel cestino.
-Taehyung!- la voce, diventata improvvisamente fastidiosa e stridula, di Kaori mi richiama all'ordine.
-Arrivo...- ringhio masticando qualche insulto. Sono talmente furioso, con me stesso e con Jeon ovviamente, che ormai neanche la vibrazione mi da più fastidio, e anzi comincia a diventare quasi inesistente. Ma non poteva durare molto. Un'altra scossa, un altro gemito malamente soffocato in faccia a un cliente. Un'altra scossa, un altro piatto che vola per terra. Un'altra scossa, un altro ansimo sfogato contro l'armadietto di turno. Appoggio la fronte conro la superficie fredda della porta della dispensa, con gli occhi chiusi. Un'altra delle cameriere, la più giovane, mi raggiunge posandomi delicatamente una mano sulla spalla:
-Kim-oppa? Si sente poco bene? -
Le sorrido cercando di sembrare convincente e ansimo un:
-Ma certo cara, non preoccuparti. -
Ma le guance rose e sudate, gli occhi luci, i capelli spettinati e il kimono spiegazzato dicono il contrario.
-Mh...forse è meglio che le chiami il capo, non ha una bella cera. Mi aspetti qui.-
-No, aspetta...! - cerco di fermarla, ma è già sparita. Torna poco dopo, accompagnata dal capo.
-Taehyung, cos'hai? Non hai una bella faccia. Faresti meglio a tornare a casa. Non puoi servire i clienti in quello stato.
-Ma io...!-
-Taehyung.- mi zittisce con uno sguardo serio. Fa quasi più paura di Jeon. Mi fa segno di andare nello spogliatoio a cambiarmi, dicendomi che si occuperà lui di chiamarmi un taxi.
-Non si scomodi, la prego, prenderò il treno...- lo fermo, onde evitare di fargli spendere ulteriori soldi per colpa mia. Si accerta un'ultima volta che io riesca a camminare e mi lascia andae.
-Se avremo bisogno, ti richiameremo noi.- dice stringendomi la mano sulla porta d'entrata. So per certo che non sarà così. Ricambio la stretta con un cenno ed un inchino ed esco all'aria aperta. Mi stringo un po' di più nel cappotto per ripararmi dal gelo e raggiungo la stazione a passo spedito. Sono solo alcune fermate, in mezz'ora dovrei essere a casa. Non so se avvertire Jeon del mio ritorno. Naturalmente sa alla perfezione cosa mi ha fatto subire, quindi non dovrebbe essere una sorpresa per lui vedermi a casa così presto. E se fosse stata una prova per testare la mia resistenza? Se è così, ho fallito. Probabilmente mi punirà. Mi siedo sul treno con ancora il cellulare in mano, indeciso sul fatto. Alla fine, digito velocemente:
"Sto tornando a casa, ho già finito il turno."
Non è proprio la verità, ma non lo verrà mai a sapere nessuno. Appoggio il telefono sulle ginocchia, incrociando le dita nelle tasche della giacca e fissandolo in attesa di risposta. Quando trilla e trema quasi fatico a reprimere uno strillo.
"Ti aspetto in giardino."
E dopo pochi secondi, sento la vibrazione nei miei pantaloni diminuire e diminuire fino a sparire completamente. Finisco il mio viaggio senza incorrere in nessuna difficoltà e il breve tragitto a piedi si rivela straordinariamente calmo. Apro il pesante cancello con il mio mazzo di chiavi, guardando di qua e di là alla ricerca della figura slanciata di Jeon. Ed eccolo lì, davanti alla porta, a braccia conserte e con un sorrisino alquanto soddisfatto in viso. Il solo vederlo davanti a me fa montare ancor di più la mia rabbia. Gli passo accanto spedito, senza degnarlo né di uno sguardo né di un saluto.
-Hey, dove pensi di andare?- mi blocca riacchiappandomi per il bavero della giacca
-In bagno...- mugolo sottovoce.
-Eh no, hai del lavoro da sbrigare mio caro. Ti ricordo che sei stato assente per un'intera giornata, fila a metterti la divisa e vai a spolverare il mio ufficio. - mi ordina, abbandonandosi in una risata sgraziata non appena giro l'angolo. Salgo al piano superiore per cambiarmi nuovamente e ridiscendo a prendere i prodotti per pulire poco dopo. Mi metto a pulire con furia, strofinando violentemente e sputando parolacce fra me e me per sfogarmi. Dopo un po' il maledetto mi raggiunge e si appoggia contro lo stipite della porta. Lo fulmino con lo sguardo continuando a lucidare la parte bassa del finestrone, in ginocchio a terra. Rimane a fissarmi qualche secondo prima di sorridere, con quel suo dannato sorriso ricolmo di strafottenza nei mie confronti, e tirare fuori dalla tasca del completo un piccolo dispositivo con due bottoni, On e Off, e una manopolina da poter girare su cinque livelli. Non ci vuole un genio per capire che che quello è l'aggeggio che mi ha fatto soffrire le pene dell'inferno oggi. Non gli do retta, rimanendo concentrato sul mio lavoro. Si avvicina di qualche passo, sempre tenendo fra le mani il telecomandino. Sento la rotellina girare scricchiolando e fermarsi sul quarto livello con un "click". Reprimo un brivido stringendo gli occhi e artiglio lo straccio che tengo fra le mani per trattenere le urla. È troppo.
-Non dici nulla?- chiede allusivo. Scuoto la testa deciso. Click. Non riesco a frenare un gemito, fra la sofferenza e il piacere, che si libera dalle mie labbra socchiuse. La vibrazione si abbassa al livello precedente.
-L-la prego...basta...- mormoro tremando.
-Chiedimi scusa. - dice cupo tornando serio all'improvviso. Click. Apro le gambe, scivolando fino a sedermi sui miei piedi scalzi, e mi appoggio al vetro con un avambraccio. Riabbassa nuovamente per permettermi di parlare.
-Scusarmi...?- chiedo con il fiato corto. Si abbassa alla mia altezza. Click. E questa volta non torna più indietro. Sento il suo fiato caldo appannarmi il collo, un po' affannato.
-Per aver cercato di scappare.- soffia giusto dietro al mio orecchio. Non mi tocca nemmeno con un dito e invece mi sento come se mi avesse riempito di schiaffi. Le guance mi bruciano al solo pensiero.
-Mi scusi...- sussurro a fior di labbra. Si diverte a giochicchiare con la manopolina, facendo allegramente avanti e indietro.
-Mi scusi.- ripeto gemendo, un po' più convinto. Ma non cessa.
-Mi scusi! Le prometto che non lo farò mai più, mi dispiace averle mancato di rispetto Padrone! - strillo con le lacrime agli occhi. Finalmente si ferma e spegne tutto. Rimango accasciato sul pavimento, portando le mani al viso per coprirmelo.
-Bravo. - sussurra baciandomi una delle guance incandescenti. Si rialza in piedi e aggiunge:
-Devi finire il lavoro per l'ora di cena, come al solito. -
Annuisco piano, fissandomi le ginocchia. Aspetto che esca dalla stanza: i singhiozzi mi scuotono, le spalle sussultano vistosamente e qualche lacrima mi riga le guance. Soffoco un urlo mordendomi la mano continuando a piangere rumorosamente. Tiro un pugno al pavimento, cercando di farmi più male possibile per risvegliarmi e far scoppiare questa stupida bolla ovattata che mi circonda.
-Taehyung, ti ho detto di...- Jeon rientra a grandi falcate, fermandosi a metà passo.
-Che succede?- chiede abbassando la voce e sedendosi per terra con me.
-N-niente Padrone...- balbetto ingoiando i singulti. Mi accarezza i capelli, attirandomi a sé e sussurrando:
-Sfogati. Fa solo bene. -
E così piango contro la sua spalla, piango fino a sentirmi bruciare gli occhi e la gola. E sono felice. Sono felice perchè sono di nuovo stretto a lui.
-Stai meglio ora?- chiede dolcemente una volta fermatomi. Faccio un cenno debole con la testa, portando una mano al suo petto e appoggiandomici contro. Mi alza in piedi lentamente, spazzolandomi i vestiti.
-Su, ora scendi a dare una mano alle altre. - dice prendendomi il mento fra le dita e dandomi un bacio a fior di labbra.
-E sorridi, per favore. Hai un sorriso che illumina più di tutte le stelle del cosmo messe assieme. - aggiunge, carezzandomi una guancia con il dorso dell'indice. Faccio come dice, rivolgendogli un timido sorrisino, il più raggiante possibile.
-Bravissimo, così ti voglio. -
Mi bacia nuovamente, più a lungo questa volta, scendendo poi le scale cantilendando:
-Ti aspetto di sotto! -
Lo raggiungo qualche minuto dopo e vado a vedere a che punto sono in cucina. Sembra sia tutto già pronto.
-Tae, sei tornato! - mi accoglie Jiu.
-Già...- mi siedo al bancone.
-Com'è andata?- mi chiede nervosa Minseo.
-Lasciamo perdere. - taglio corto sbuffando.
-Jeon ci ha messo il suo zampino vero?- ironizza Jiu alzando gli occhi al cielo.
-Quell'uomo è peggio di un bambino....non toccate il suo giocattolo!-
-Mi stai dando del giocattolino? Non sono mica una bambola gonfiabile!- ridacchio punzecchiandole un fianco. Mi ficca fra le braccia il vassoio dicendo:
-Invece di star qua a fare il simpaticone, va là fuori e servi la cena al maniaco.-
Le faccio una scherzosa linguaccia prima di uscire dalla cucina, tenendo il piatto in equilibrio su di una mano.
-Buon appetito. - dico servile una volta poggiato tutto.
-Uh, Taehyungie? Dopo cena sparecchia, pulisci e poi sali di sopra. Ti aspetto in camera da letto.-
-Sì, Padrone. -
Attendo in cucina che finisca di cenare, porto via i piatti, mi fermo qualche minuto a chiacchierare con le cuoche e a dar loro la buonanotte e finalmente posso andare da Jeon. Chissà che non si decida a soddisfarmi una volta per tutte...
-Padrone? Sta dormendo? - sussurro aprendo piano la porta. La luce principale è spenta, solo la lampadina sul mio comodino è accesa. E Jeon è seduto sul bordo del letto, fra i cuscini, ancora vestito di tutto punto, eccezion fatta per le scarpe, posate con cura ed ordine ai piedi del letto.
-Finalmente, pensavo non saresti più venuto!- sbuffa spazientito.
-Mi dispiace, le cuoche si sono messe a parlare e...-comincio a dire camminando.
-Ssh...zitto. - si allunga per tapparmi la bocca con un dito. Mi tira sul letto prendendomi per un braccio, acchiappandomi al volo e prendendomi in grembo.
-Mi sei mancato oggi...- sussurra accarezzandomi le spalle.
-Mi è mancato l'odore della tua pelle...- affonda il naso nel mio collo, respirando pesantemente, quasi volesse inebriarsi del mio profumo fino a stordirsi.
-Mi sono mancate queste dolci labbra...- le bacia lentamente, gustandole come fossero dei frutti maturi.
-Mi sono mancate le tue mani, con le loro dita fini e lunghe, così eleganti...- le prende fra le sue, intrecciando le nostre dita.
-Oh, Taehyungie...- mormora mordendosi le labbra e lasciando scendere lo sguardo fino a soffermarsi in un punto ben preciso, che cerco disperatamente di coprire imbarazzato.
-Sembra che qualcuno qui abbia una certa voglia...- mi schernisce.
-Non..!- cerco di lamentarmi, per venire zittito nuovamente dalla sua lingua, che si fa strada esperta fra le mie labbra.
Acchiappa la mia e ci gioca amorevolmente, costringendomi contro il suo corpo. Mi lascia prendere il respiro per qualche secondo, scendendo sotto la mascella e lasciandomi tanti baci umidi lungo la giugulare, per poi attaccare a succhiare. Un nuovo segno viola appare magicamente sul mio collo.
-Tutti devono sapere che sei di mia proprietà...- si giustifica sorridendo malizioso.
Gli bacio le guance, il naso, le labbra, il collo e parte del petto, lasciando qualche timido morso qua e là. Lascia che gli levi la giacca e la camicia, rimanendo a petto nudo, i pantaloni ancora indosso, lo vedo con la coda dell'occhio muovere una mano furtivo sotto alle coperte. E una leggera scossa arriva. Nulla di che, quasi uno scherzo, come un buffetto sulla guancia. Mi mordo il labbro, ridacchiando. Lascio scivolare le dito fino al bottone dei suoi pantaloni per slacciarlo e tirar giù la zip.
-Ah, bambino cattivo...- ride dandomi un'altra scossa. Sorrido seducente sfilandogli i pantaloni e giocherellando con l'elastico dei boxer.
-Mi sembra che qualcuno qui sia ancora fin troppo vestito, tu non credi?- chiede con finta ignoranza.
-Non saprei, Padrone...- rispondo, tenendogli il gioco. Mi spoglia in tutta fretta, prendendo la cravatta fra i denti e strappando i bottoni della camicia. Una volta in mutande mi guarda soddisfatto:
-Molto meglio.-
Mi accarezza la schiena con entrambe le mani, saggiandone tutte le curve, le rientranze e le sporgenze con le dita. Prende un lato degli slip, tirandolo e mollandolo di colpo con uno schiocco, lasciandomi un segno rosso sul fianco.
-Ahi!- mi lamento massaggiandomi il punto leso. Ghigna sotto i baffi prendendomi per la vita e mettendomi sotto di lui. Si punta sulle ginocchia e sulle mani, i capelli che gli cadono sulle guance e sulla fronte, lambendo la mia pelle con il suo respiro, dalle ginocchia, su per tutte le cosce, lo stomaco, il petto, il collo ed infine le labbra, dove si sofferma. Si avvicina piano ad esse, una delle sue mani scende a prendermi una coscia e la solleva.
-Buonanotte Taehyungie.- sussurra con un sorriso sadico sul volto, lasciandomi andare e sdraiandosi al mio fianco dandomi la schiena, non senza prima avermi dato un veloce bacio sul naso. Rimango fermo nella posizione in cui sono. Ha deciso di tenermi il gioco fino all'ultimo, facendomi credere che mi avrebbe soddisfatto una volta per tutte e invece no, era tutta una delle sue farse. Mi sento preso in giro. E stupido. Stupido per aver creduto che per una volta mi avrebbe accontentato.
-Che ci fai fermo lì? Vieni qui.- mi riprende aprendo le braccia. Pensavo si fosse messo a dormire. Mi rannicchio contro di lui, dandogli il mio solito bacio della buonanotte, anche se indisposto. Chiudo gli occhi fingendo di addormentarmi subito e aspetto che Jeon faccia altrettanto. Neanche dieci minuti dopo lui sta già ronfando beatamente aggrappato al suo cuscino, come ogni notte. Di solito finisco con l'accoccolarmi contro la sua schiena, finendo puntualmente con l'essere schiacciato quando rotola, ma oggi mi alzo, molto lentamente. Prendo la vestaglia di Jeon, un accappatoio di seta nera leggera con le solite J.J. ricamate in argento sul taschino, e me la avvolgo intorno al corpo, per poi uscire in punta di piedi dalla stanza. Apro la doppia porta dell'ufficio, benedicendomi per averla oliata gusto ieri, e la appanno. Cerco al buio la porta del bagno e, solo dopo averla chiusa silenziosamente, accendo la luce dello specchio. Mi siedo sul bordo della vasca da bagno, aprendo leggermente l'accappatoio e lasciando scivolare a terra gli slip. Porto una mano a coprirmi il viso, reclinando la testa all'indietro. L'altro palmo scorre esperto lungo la mia asta, soddisfacendomi poco a poco. Mi mordo le labbra con forza per non farmi scappare il minimo suono. Se Jeon dovesse scoprirmi, non ne sarebbe affatto contento.
-Mh...ngh-ah..- qualche gemito leggero mi abbandona. Mi alzo in piedi, le gambe che tremano leggermente, e mi lavo le mani con tanto sapone.
Torno furtivamente in camera da letto, rimetto la vestaglia al suo posto e mi ridistendo al fianco di Jeon mettendomi comodo sotto alle coperte. Lui si gira con un mugolio, continuando a dormire, e mi acchiappa, strofinando la faccia nei mie capelli.
-Come faccio ad odiarti se fai così...- mormoro al buio, dandogli del tu senza problemi, sapendolo addormentato. Poso la testa nell'incavo fra il collo e la spalla, divertendomi a dargli tanti piccoli bacetti un po' ovunque, finendo con l'addormentarmi così.

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