Capitolo 13

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Un fischiettio indistinto disturba il mio sonno profondo; mi stropiccio gli occhi, infastidito dalla luce limpida che entra dalle tende spalancate. Allungo una mano alla cieca, tastando il cuscino alla mia destra, alla ricerca del viso di Jeon, ma trovo solo stoffa fredda contro le mie dita tiepide. Resto sdraiato con gli occhi socchiusi, e ascolto la dolce melodia che sale dalle scale: lascio che mi risvegli a suon di carezze, e mi alzo lentamente. Mi avvolgo nella vestaglia di Jeon, che odora ancora del suo bagnoschiuma, e scendo al piano di sotto tenendola chiusa intorno alla vita con entrambe le mani. La porta della cucina è appannata, e il buono odore di riso appena cotto mi trascina all'interno della stanza come un magnete. Jeon è in piedi davanti ai fornelli, sbatte delle uova in una ciotolina, con indosso niente di più che un paio di boxer e uno dei miei grembiuli. Mi avvicino di soppiatto, abbracciandolo da dietro, e appoggiando la testa contro la sua spalla, inspirando a fondo il profumo della sua pelle.
-Buongiorno bell'addormentato!- mi saluta baciandomi goffamente una guancia.
-Che ore sono?- chiedo sbadigliando, senza muovermi di un centimetro.
-Sono le 11:30.- ridacchia versando le uova dentro a un padellino bollente e strapazzandole con le bacchette. Lo stringo più forte, sperando che basti come scusa per essermi alzato così tardi.
-Ha un buonissimo odore, cosa sta preparando?- mi siedo al bancone dietro di lui.
-Del semplice riso fritto...non sono molto bravo a cucinare, ma le cuoche sono ancora in vacanza, e tu dormivi...quindi mi sono dovuto arrangiare in qualche modo.- si abbassa a prendere qualcosa da sotto il lavello -Oltretutto non c'è quasi niente nel frigo...accidenti, è finita anche la soia.- borbotta scuotendo la bottiglietta di vetro con meno di un dito di liquido scuro al suo interno.
-Non potremmo andare a fare la spesa? Ci sarà sicuramente un supermercato non troppo lontano! É anche una bellissima giornata...- propongo allungando il collo per guardare fuori dalla finestra: il sole spende e il cielo è limpido e azzurro.
-Hai ragione, è una buona idea...prima però, devi rimetterti in forze.- mi rimbecca piazzandomi davanti una ciotola strabordante di riso. Mi basta una sniffata al piatto per iniziare a salivare come un cane: spazzolo tutto alla velocità della luce.
-È delizioso Padrone!- esclamo con la bocca piena di cibo.
-Tae, dove sono finite le tue buone maniere? Non si parla con la bocca piena!- mi rimprovera pungolandomi le guance gonfie con il retro delle sue bacchette, ma subito dopo mi scompiglia i capelli ancora spettinati dal cuscino con affetto. Finiamo di pranzare, e io mi trattengo in cucina, offrendomi di pulire le stoviglie mentre Jeon si gode una doccia fresca per lavare via l'odore di cibo. Strofino, con le mani immerse nell'acqua saponata, asciugo e ripongo le mille ciotole e ciotoline utilizzate dal mio capo. Il sapone mi fa bruciare le ferite..e pensare che ero quasi riuscito a scordarle. Vado a chiedere delle bende di ricambio e un poco di disinfettante a Jeon, che mi aiuta a medicarmi. Mi passa poi uno dei miei soliti completi da giorno per uscire, e mi spinge dolcemente verso il bagno, dove posso lavarmi il viso e vestirmi con tutta calma. La grande villa non è mai stata più silenziosa di così, e in tutta sincerità la cosa non mi dispiace affatto.
Faccio capolino nel corridoio, e cerco con lo sguardo Jeon, che però sembra essere sparito. Mi allungo verso la porta della camera da letto, quando sento un pesante tonfo e uno strozzato gridolino, seguito da un burbero:
-Cazzo!-
Sopprimo una risata: trovato! Scendo scivolando leggero sui miei calzini in filo di Scozia, e atterro leggiadro sul pianerottolo. Sento un borbottio ovattato in salotto, quindi mi avvicino silenzioso alla porta chiusa e mi appoggio contro di essa.
-Sì...certo, nessun problema. Mh-mh...no, va bene.- ascolto Jeon camminare avanti e indietro. Apre la porta di scatto, facendomi crollare rovinosamente contro il suo petto.
-Stavi origliando?- chiede con il cellulare ancora in mano.
-Certo che no! Ero solo appoggiato qui, stavo aspettando.- mento spudoratamente sfoderando il mio sguardo più innocente e allungandomi verso il suo viso per distrarlo con un bacio. Ricambia le mie effusioni, ma sembra distratto.
-C'è qualcosa che non va?- domando cautamente passandogli il cappotto, che lui non afferra.
-Tae, mi dispiace...lo so che stavamo per uscire, ma mi hanno incastrato con un appuntamento...non ho potuto rifiutare.- guarda il pavimento, e il suo musetto è talmente contrito che non riesco ad arrabbiarmi nemmeno un pochino.
-Non si preoccupi, se me lo permette posso andare da solo.- gli bacio la mascella tesa, dolcemente. Mi guarda non molto convinto, soppesa per qualche secondo la mia proposta e poi annuisce.
-Ok...per favore, chiamami se c'è qualsiasi problema. Vengo a prenderti. Fai attenzione ti prego.- mi prende per le spalle e mi guarda smanioso e preoccupato.
-Padrone, mi sta facendo male...- allento la presa sul mio corpo delicatamente e gli prendo il viso sbarbato, obbligandolo a fissarmi: - Non succederà nulla, non si preoccupi. Non si fida di me forse? Sarò a casa prima che se ne accorga.-
-Lo so, mi dispiace...ho solo una brutta sensazione.- mi abbraccia stretto, e poi mi passa la mia borsa -All'interno c'è il tuo portafoglio, il cellulare che ti ho comprato e una lista della spesa. Sentiti libero di comprare qualcosa di buono anche per te. Puoi prendere l'autobus appena fuori la strada principale e scendere alla terza fermata, dovrebbe esserci un supermercato non troppo lontano.- mi spiega aiutandomi ad indossare il cappotto.
Annuisco convinto, lo abbraccio un'ultima volta e lo saluto con la mano mentre mi allontano verso il cancello, che si chiude con un rumoroso cigolio alle mie spalle. Indugio per un minuto abbondante davanti all'entrata, sentendo una pesantezza nel cuore immotivata, ma me la scrollo di dosso scuotendo la testa con forza.
-Mi sto facendo condizionare.- mormoro incamminandomi verso la fermata del bus.

Il viaggio verso il supermercato è incredibilmente tranquillo, nessun messaggio delirante da parte di Jeon, nessun giochetto strano. Riesco anche ad ascoltare un po' di musica grazie alle cuffiette che trovo nella taschina interna della borsa. Cammino muovendo la testa a destra e a sinistra impercettibilmente a ritmo di musica, e trovo velocemente il negozio giusto. Prendo uno dei carrelli all'entrata e mi avventuro fra gli scaffali colmi di cibo con la lista in mano. Questa ventata di normalità mi rilassa, e decido di prendermi il mio tempo e girare per bene tutto il negozio, fermandomi a osservare i prodotti cercando di trovare il meglio per Jeon. Se dovesse farsi troppo tardi per i suoi gusti può sempre telefonarmi.
Mi fermo davanti alla corsia dei biscotti e una scatola gialla attira la mia attenzione: i miei biscotti preferiti! Da piccolo ne mangiavo in quantità industriali, ma da quando abitavo con Jeon non ero riuscito a metterci sopra le mani.
"Ha detto che potevo trattarmi bene, no?" penso leccandomi i baffi al solo pensiero del cioccolato al latte che si scioglie sulla mia lingua. Allungo una mano per afferrare due scatole, ma lo scaffale è troppo in alto.
-Accidenti...- borbotto a mezza voce, saltellando sul posto nel tentativo di raggiungere il mio obbiettivo, quando una mano pallida supera le mie e afferra la scatola che stavo puntando.
-Mi sembravi in difficoltà, ecco a te.- esclama una voce gentile alle mie spalle mettendo nel mio carrello i dolcetti.
-Grazie mil-...- mi giro con un sorriso a trentadue denti per ringraziare il cortese sconosciuto, ma le parole mi muoiono sulle labbra quando vedo il suo viso.
-Seokjin?!- devo reprimere uno strillo.
-Taehyung?!- sembra scosso quanto me, mi tocca il viso con entrambe le mani, come ad assicurarsi che io sia reale.
-Dio mio, non ti avevo riconosciuto...sei dimagrito, e i tuoi capelli! Sono lunghissimi! E questi abiti? Wow!- esclama abbracciandomi di slancio. Sussulto impercettibilmente, e prego che Seokjin non se ne accorga. Ci aggiorniamo in fretta e furia sugli ultimi eventi: scopro che si è da poco trasferito in un nuovo appartamento lì vicino, più grande e più moderno.
-Andiamo a bere un caffè, c'è un bar qua davanti che fa dei cappuccini deliziosi. Devo sapere tutto, non ti sento da...un anno praticamente!- mi tira per un braccio, portandomi verso le casse.
-Seokjin! Devo finire di fare la spesa, sono in orario di lavoro.- rido massaggiandomi il polso.
-Hai ragione, hai ragione, scusami. Mi sono fatto prendere, sono così felice di averti incontrato.- si massaggia la nuca imbarazzato, e poi lascia che completi i miei acquisti seguendomi come un docile cagnolino. Usciamo dal negozio con le braccia piene di buste, ridendo come due ragazzini delle medie appena usciti da scuola. Lasciamo la spesa all'interno del bagagliaio della sua macchina, e ci spostiamo nel bar di cui parlava prima Seokjin.
Quando le tazze colme di dolce schiuma vengono piazzate davanti a noi, inizia a fare domande a macchinetta:
-Devi raccontarmi tutto! Come va il lavoro? Il tuo capo, quel signor...John?-
-Jeon.- lo correggo sovrappensiero.
-Oh, si, giusto. Il signor Jeon...mi sembrava uno strano. Com'è? Ti tratta bene? La paga è buona? Come sono i tuoi colleghi? E poi com-...-
-Seokjin, Seokjin, Seokjin!- lo interrompo ridendo -Una domanda alla volta, non riesco a risponderti se fai così!-
Si scusa di nuovo, e attende pazientemente che risponda sorseggiando il suo caffè.
-Il lavoro è ok, mi trovo molto bene. La paga è fantastica...incredibilmente alta per un lavoro così semplice.- mento senza scrupoli – Le mie colleghe sono adorabili, davvero. Il signor Jeon ha tre cuoche che sono dolcissime, abbiamo stretto una bellissima amicizia. Sono diventate quasi delle zie per me.-
-Sono così contento di sentire che stai bene...perché non mi hai contattato? Ti avrò chiamato ottocento volte!-
Il sorriso mi si congela sul viso. Sfoglio fra le mille bugie che mi trottolano nel cervello, cercando la migliore:
-Mi si è rotto il cellulare il primissimo giorno di lavoro. Ero così nervoso, mi tremavano terribilmente le mani, sai? E, puff, mi è caduto nel lavandino mentre lavavo i piatti. Assurdo, vero?- continuo a sparare bugie su bugie, con la voce che mi trema. Afferro la tazza, e bevo nervosamente la bevanda bollente, sperando di bruciarmi completamente la lingua per non dover parlare più.
Seokjin mi scruta, e allunga una mano per afferrare la mia:
-Va tutto bene Taehyung? Mi sembri agitato...-
-Eh? Sto benissimo! Seokjin ti preoccupi troppo...- lo tranquillizzo, e poi aggiungo – Mi dispiace di non averti più chiamato.-
-Non ti preoccupare, ero solo un po' in ansia...- sospira, poi cambia espressione, mettendo su uno sguardo furbetto – Sai...ti ricordi il colloquio? Il signorino ti stava letteralmente mangiando con gli occhi, non c'è qualcosa che vuoi dirmi? Dubito abbia tenuto le mani a posto, considerando il tuo lato B. Una di quelle tresche da ufficio, come nei film!-
Mi lancio su di lui mettendogli una mano sulla bocca:
-Ssshh, Dio mio Seokjinie! Ci sono un sacco di persone, non dire queste cose!. - divento rosso fino alla punta dei capelli.
-Uhh, ho toccato una punto debole...sembri un pomodoro!- mi prende in giro afferrandomi le guance. Decido di lanciargli un osso per distrarlo...senza dire tutta la verità.
-Ci siamo...ci siamo baciati qualche volta, ok? Niente di serio. - scoppio a ridere – Cristo, che imbarazzo.-
Si agita sulla sedia con un sorriso da Stregatto mormorando fra sé e sé "lo sapevo, lo sapevo!". Scuoto la testa sorridendo, e mentre il mio amico è ancora tra le nuvole mi allungo verso la mia borsa, per terra accanto ai miei piedi, per prendere il cellulare e controllare l'orario. Prima che me ne possa accorgere, la mano di Seokjin è sul mio avambraccio, e il suo viso è contratto in un'espressione terrorizzata.
-Cos'è questo?- chiede sottovoce. Seguo con gli occhi il punto che sta fissando con così tanta insistenza, e sento lo stomaco cadermi alle caviglie: il polsino della camicia si è arrotolato un poco, lasciando scoperta una porzione di pelle attraversata da lividi viola e da chiare bruciature malamente coperte dalle bende che avevamo applicato quella mattina. Gli strappo il braccio dalle mani, e me lo porto al petto, coprendo con la mano la parte lesa.
-Non è nulla. Mi sono ferito mentre pulivo.- mento.
-Taehyung, credi che sia scemo? Quella era l'impronta di una mano. Cos'è successo?-
Evado il suo sguardo.
-Kim Taehyung. Rispondimi.- il suo tono si fa più duro, seppur rimanendo gentile.
-Io...credo di dover tornare al lavoro.- balbetto raccogliendo le mie cose in modo disordinato. Voglio uscire da qui il più velocemente possibile, mi manca l'aria. Seokjin mi prende il cappotto e la borsa dalle mani e si dirige verso i bagni, mormorando:
-Seguimi. -
Rimango in piedi per qualche secondo, ponderando le mie poche scelte: potrei scappare da lì correndo, ma ha la mia borsa, e la mia spesa. Non posso nemmeno prendere l'autobus senza il portafoglio. Impreco tra i denti e finisco col seguirlo all'interno del bagno, dove mi sta aspettando appoggiato ad uno dei lavandini con lo sguardo fisso a terra.
-Tae. Ti prego, dimmi cosa sta succedendo, mi stai spaventando.- gli trema la voce.
-Seokjinie...fidati di me. Sto bene.- mi abbasso di poco per farmi guardare negli occhi.
-Fammi vedere.- mormora appoggiando le mie cose sul pavimento. Lo guardo confuso.
-Fammi vedere. Togliti la camicia.- ripete più convinto. Scuoto la testa:
-No, cosa ti salta in mente? Non mi spoglierò nel bagno di-...-
Non riesco a finire la frase, Seokjin mi afferra con mano ferma ma premurosa e inizia a sbottonarmi la camicia.
-Cosa...cosa stai facendo?! Smettila, ti prego! Non voglio!- mi lamento cercando di spingerlo via, ma è più alto e più piazzato di me, e i miei tentativi sono vani. Osserva il mio corpo martoriato con occhi sconvolti:
-...è stato lui? Perchè...cosa sta succedendo?- farfuglia togliendomi del tutto la camicia e girandomi di schiena, dove lo spettacolo è forse anche peggio. Le vecchie cicatrici si sovrappongo alle nuove ferite, in un intricato disegno in rilievo che mi decora l'intero dorso.
-Stai sanguinando!- esclama indicando il fianco coperto di garza che, effettivamente, sta iniziando a tingersi di rosso.
-Merda!- borbotto afferrando qualche fazzoletto dal distributore lì accanto per tamponare la perdita. Se avessi macchiato i pantaloni di sartoria Jeon mi avrebbe definitivamente ammazzato.
-Dovresti toglierla, non puoi pulire una ferita del genere in quel modo. Lascia fare a me...- mi strappa i fazzoletti dalle mani, e rimuove la garza prima che io possa fermarlo. Quando vede le lettere incise nella mia carne la mascella gli cade sul pavimento.
-C-che cosa ti sta facendo quell'uomo...- balbetta cercando di pulirmi con le mani che tremano.
-Tu non capisci...è ok. Per me va bene, Ti prego, esci dal bagno e lasciami vestire.- lo supplico cercando di allontanarlo.
-No! Tu ora torni a casa con me, e denunciamo quel pazzo!- grida scuotendomi con forza. Mi cade il mondo addosso.
-C-cosa?! No! Seokjin, no!- esclamo cercando di scappare dalle sue grinfie.
-Taehyung, ti supplico. Vieni a casa con me. Tu non stai bene. Dio mio, ti ha anche strangolato...- è sull'orlo delle lacrime mentre passa due dita sulla spessa striscia viola che mi avvolge il collo. Le gambe mi cedono, mi butto per terra, in ginocchio, e cerco di convincerlo con tutto ciò che mi viene in mente. Voglio soltanto tornare a casa e stare con Jeon.
-Non voglio sentire ragioni. Ora andiamo in macchina, andiamo a casa e domani filiamo in ospedale, hai bisogno di punti su quella ferita. Sei completamente impazzito?- Seokjin è irremovibile. Il cellulare nella mia borsa inizia a vibrare e suonare. Mi lancio verso di essa, nel tentativo di prenderlo al volo e rispondere per chiedere a Jeon di venirmi a prendere. Ma Seokjin è più veloce di me: lo afferra, controlla chi sta chiamando e poi lancia con forza il telefonino sul pavimento, pestandolo svariate volte con il piede.
-No!- grido disperato, scoppiando a piangere quando vedo il mio telefono in mille pezzi spegnersi lentamente con un suono stridente.

Seokjin mi trascina fuori dal cafè in lacrime, mentre continuo a scuotermi e a cercare di scappare dalla sua presa, ma sono talmente debole e magro che riesce a infilarmi in macchina e legarmi la cintura senza fare molta fatica.
Finisco con l'addormentarmi dopo un paio di curve, distrutto e vengo svegliato una volta arrivati all'appartamento:
-TaeTae...ho già portato dentro la spesa. Vieni, puoi continuare a dormire dentro se vuoi.-
Seokjin sembra più calmo ora, ma mi tratta con fin troppa cautela per i miei gusti, come se fossi una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all'altro.

Entriamo nell'appartamento: è chiaramente nuovo, completamente bianco, arredato con mobili moderni sui toni del grigio freddo e del bianco ottico. Una lunga finestra sulla sinistra porta ad un balconcino che da sulla strada, collegato alla cucina, piccola ma ben fornita. Seokjin mi mostra la sua camera, il bagno, e il suo studio.
-Questa diventerà la tua camera. Non uso praticamente mai lo studio, al lavoro me ne hanno dato uno tutto mio. Domani andremo a comprare tutto quello che ti serve, ok? Non ti preoccupare a chiedere qualsiasi cosa. Per stanotte dormirai nel mio letto, e io starò sul divano.- mi spiega con un sorriso caloroso.
-Seokjin...sei impazzito? Io...io non posso abitare con te. Non è giusto.- balbetto.
-Non puoi tornare dai tuoi genitori, lo sai...- si incupisce. Ha ragione...non posso. Non in queste condizioni, non dopo non essere scappato di casa dopo l'ennesima violenta lite e non essermi più fatto vivo per più di un anno. Riceverei solo il triplo delle botte, e probabilmente tutti i soldi che ho guadagnato in questi mesi sparirebbero nel giro di di qualche settimana.
Mi giro verso di lui, e fisso il pavimento.
-Senti...io voglio tornare da Jeon. Davvero. Ti prego, riportami da lui. Io voglio che lui mi faccia queste cose, mi piace. Siamo d'accordo così. Io...credo di piacergli sul serio, e lo amo. Lo amo con tutto il cuore, morirei per lui. - sputo fuori quella palla di catrame che mi bloccava la gola da ore, arrossendo. Il parquet inizia ad offuscarsi, e qualche lacrima mi cade dalle ciglia, per andare ad infrangersi contro il legno chiaro. Seokjin mi fissa per qualche secondo con la testa piegata di lato con un gufo, prima di scuotere la testa tenendosi il ponte del naso fra due dita e mormorare:
-Oh no...Taehyung, che cosa ti ha fatto...- mi prende il viso fra le mani, obbligandomi a guardarlo negli occhi – Ascolta. Non voglio spaventarti, ma quello che ti è successo NON è normale. Stiamo parlando di abuso, capisci? Dobbiamo andare da un dottore. Devi parlare con qualcuno, uno specialista.-
Scuoto la testa, con forza, cercando di mettere a fuoco la sua faccia dietro la corte di lacrime che mi annebbia lo sguardo: non capisce, Seokjin non capisce niente. Nonostante ciò mi abbraccia, e sorride mentre mi chiede:
-Se per ora non vuoi lo capisco, aspetteremo un poco, ok? Prima di tutto cerchiamo di risolvere la cosa più importante adesso: che cosa desidereresti mangiare per cena? Puoi scegliere qualsiasi cosa, anche take-out. Voglio trattarti bene.-

Note:
Yo, non so se ci sarà ancora qualcuno che legge questa storia ma this bitch right here *si indica* ieri era incredibilmente annoiato e si è detto "oh damn, let's write."

So yeah. Ringraziate la noia per questo capitolo, anche se non mi convince granché nonostante le DUE revisioni. Bye~

*Grazie noia*

MY MASTER -KookV-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora