Chapter 2: I want to meet you again.
Percy
Per la prima volta in tutta la sua vita da personaggio di un racconto desiderava andare ad una di quelle stupide riunioni fra favole.
Gli succedeva già da una settimana di fermarsi a pensare alla ragazza che aveva visto alla riunione. Belle.
Spesso Trilli aveva richiamato la sua attenzione per farlo tornare alla realtà.
Annabeth
Naturalmente Annabeth odiava il suo lavoro. Doveva nascere povera figlia di un inventore maldestro, veniva rapita, poi un mostro si innamorava di lei e lei veniva stuprata da questo mostro.
Luke in realtà non era un mostro. La trattava bene e la ricopriva di regali. Era ricco ma non vanitoso. Annabeth però capiva che lui non amava lei. Sapeva perfettamente che il loro era solo un volersi bene reciproco. Per lei Luke era più un fratello maggiore molto affettuoso e iperprotettivo.
- Belle, dov'è quel libro che ho preso l'altro giorno? L'avevo appoggiato qua, sulla scrivania. - Annabeth fu riportata alla realtà dalla sua voce. Spostò lo sguardo dal suo libro e si girò a guardarlo.
- Se lo hai messo sulla scrivania è ancora sulla scrivania, no? - disse lei, naturalmente.
Luke le schioccò un occhiataccia di traverso.
- No, qui non c'è. - disse lui, continuando a spostare cose dalla sua scrivania disordinata.
Annabeth sospirò.
Ogni tanto pensava che poteva andarsene da lì. Lei non amava Luke e lui non amava lei. Ma poi le veniva in mente che non era giusto nei suoi confronti. Luke non era un ragazzo socievole, ma era apprezzato dalle ragazze. Lui non lo avrebbe mai ammesso, ma era timido, in un certo senso. Aveva avuto la più grande stregua di ragazze che Annabeth avesse mai visto o letto in uno dei suoi libri ma nessuna gli era mai piaciuta davvero così tanto. Spesso la cameriera diceva ad Annabeth che aspettava il famoso colpo di fulmine che veniva narrato nei libri. Ma Annabeth non credeva al colpo di fulmine. Credeva ai fatti concreti che si potevano spiegare con prove esistenti. “I colpi di fulmine esistono solo nei libri!” si diceva. Ma poi si ricordava che lei stessa era il personaggio di un libro e così si arrendeva. E poi tornava alla carica, più curiosa che mai di sapere come mai il ragazzo non si decidesse a scegliersi una compagna.
Molte erano le donne che avevano cercato di far breccia nel suo cuore, ma mai nessuna era stata davvero così importante. Alcune erano state quelle da una settimana e via e molte di più erano quelle che erano a malapena riuscite a ballare con lui durante uno di quei noiosi balli che Merlino indiceva per far conoscere i personaggi. Eppure mai nessuna l'aveva mai toccato.
Dieci minuti dopo Annabeth era finita nel suo emisfero completamente fatto di libri, personaggi immaginari e pagine che profumavano di inchiostro.
Leggeva per l'ennesima volta lo stesso libro. Non era un libro complesso, pieno di enigmi difficilissimi e intrighi. Nemmeno tanto incasinato. Era semplice, con draghi, principesse, principi azzurri e quant'altro. Banale, per così dire.
Perché era proprio questo che Annebeth cercava: banalità. Voleva qualcosa di semplice nella sua vita complicata. Voleva essere la principessa che avrebbe smesso di sognare invano una volta che il suo principe avrebbe ucciso il perfido drago.