Capitolo 1

50 2 0
                                    



Scesa dalla scaletta dell'aereo l'aria calda tipica dell'estate mi rendeva difficile respirare dopo ore di aria condizionata.

Guardai di fronte a me l'edificio dell'aeroporto e continuai a scendere i gradini della scaletta, entrai in aeroporto e mi recai al nastro per ritirare la mia valigia e poi mi avviai all'uscita.

Sapevo che non avrei trovato nessuno ad aspettarmi, avevo detto ai miei che sarei tornata la settimana successiva per evitare che mi organizzassero feste di benvenuto e cose simili, avevo bisogno di spazio e tempo prima di essere pronta a rivedere tutti.

Tornare a Calliseo per me era difficile ed era l'ultima cosa che avrei voluto fare, ma ormai non avevo più scuse per restare in Inghilterra e rimandare il mio rientro a casa, anche se dentro di me avevo una cinquantina di motivi validi per non tornarci mai più.

Mentre aspettavo il taxi vidi una madre che salutava la figlia in partenza, in quell'istante mi ricordai di mia madre, quando con le lacrime agli occhi mi abbracciava chiedendomi di riflettere sulla scelta che avevo preso, studiare un semestre in Inghilterra prima di iniziare il corso estivo che loro mi avevano regalato per natale, nello stesso college.

Avevo assicurato a mia madre che la mia scelta era stata ponderata, voluta per l'occasione di migliorare il mio inglese, di scoprire un mondo nuovo e motivazioni simili che convincessero i miei genitori a lasciarmi partire, ma la verità e che volevo fuggire dal dover fingere di stare bene quando invece mi sentivo morire dentro. Avevo anche pensato che il dolore che provavo dentro si sarebbe alleviato in un'altra Nazione, ma non era stato cosi, il dolore non se ne era mai andato, aveva fatto parte di me costantemente, ormai mi ero abituata a conviverci.

A nessuno avevo detto la verità sulla mia partenza a nessuno avevo detto il mio secreto e nessuno avrebbe mai dovuto saperlo.

L' Inghilterra aveva fatto da cuscinetto, mi aveva permesso di abbandonarmi a pianti lunghi e silenzi, poi pian piano aveva iniziato a regalarmi qualche gioia facendomi scoprire i posti descritti nei miei amati libri dalla quale mi ero presa una pausa. Mi ero data anima e corpo allo studio per cercare di mettere a tacere ciò che provavo,  cosi avevo passato i miei cinque mesi lontana da Calliseo.

Un taxi si fermò d'avanti a me e io tornai alla realtà, salì sul taxi mentre il tassista caricava la mia valigia nel bagagliaio, quando anche lui salì sul taxi mi chiese la mia destinazione e io gli diedi l'indirizzo, lui lo scrisse sul navigatore di bordo e poi avvio l'auto.

Mentre mi avvicinavo alla cittadina di Calliseo, il mio cuore cominciava a battere sempre più forte, mi sentivo sempre più agitata, feci lunghi respiri per calmarmi ma furono inutili.

Quando il tassista parcheggio vicino casa mia, pagai la corsa e lui scese per prendere la mia valigia dal bagagliaio e la poggio vicino a me sul marciapiede.

<<Buon giornata signorina.>> <<Grazie anche a lei.>>

Il tassista entrò in macchina e si allontano, desiderai tornare in dietro e rifarmi accompagnare all' aeroporto, ma feci un profondo respiro e mi voltai verso la mia enorme casa.

Mi avviai alla porta d'ingresso e suonai il campanello, ad aprirmi fu Consuelo che mi abbracciò forte e con un sorriso immenso. <<Che gioia vederla signorina Sarah.>> <<Anche per me Consuelo.>> Ricambiai il suo caloroso abbraccio e poi lei mi aiuto con la valigia. <<L'aspettavamo per la prossima settimana?>> <<Si ho detto cosi per poter riprendermi un po' dal viaggio e dal jet leg prima di rincontrare tutti.>> Consuelo capì cosa intendessi e mi fece un sorriso dolce. <<Ha beccato il momento giusto signorina, la casa è vuota, sua madre è partita per lavoro, sarà via alcuni giorni e suo padre è andato con lei perché aveva anche lui da sbrigare alcune cose nella stessa città.>> <<Seth?>> <<Credo sia ancora agli allenamenti della squadra di calcio della città. Sa sono davvero bravi, non me ne intendo molto ma so che hanno vinto quasi tutte le partite.>> << Lascio la valigia in camera mia e vado a fare una passeggiata, magari andrò a trovarlo.>> <<Ne sarà contento, gli è mancata tanto in questi mesi.>> <<E' mancato anche a me.>>

Andai in camera mia e posai la valigia accanto alla mia cabina armadio andai nel mio bagno e mi sciacquai il viso, mi spazzolai i capelli e misi un filo di matita agli occhi, quando uscì dal bagno, guardai la mia stanza e mi manco qualche battito, non era più solo la mia camera, quella stanza mi ricordava Aiden, anche se avevo tolto le sue foto e le cose che me lo ricordavano, non bastava, la sedia a dondolo vicino la finestra me lo ricordava, il mio letto mi ricordava le notti che trascorrevamo insieme leggendo libri e parlando di noi. Non ne potevo più di quei ricordi cosi uscì da quella stanza come un fulmine richiudendo la porta come per bloccare quei ricordi, come se potesse bastare per metterli a tacere.

Scesi di sotto e vidi Consuelo che riordinava il salone, anche quella stanza era ricca di ricordi miei e di Aiden, cosi evitai di varcare la soglia, dissi a Consuelo che uscivo e cosi feci.

Quando fui in giardino tornai a respirare, mi incamminai senza meta per la cittadina costeggiata da mare e montagne, non volevo stare tra la gente, cosi evitai di passare dalla piazza e mi avviai verso i campi di calcio.

Arrivata ai campi mi guardai intorno e fui felice di non trovare nessuno che conoscessi, vidi Seth che continuava a calciare un pallone in rete, io mi misi a sedere sugli spalti e lo guardai in silenzio per un po', i tiri di Seth per quanto fossero forti non entravano in porta, era solo in campo, in realtà i campi erano deserti, lui continuava ad allenarsi per conto suo, ma i suoi tiri sembravano carichi di rabbia e poco concentrati.

<<Sono tornata in città per vedere un bel tiro, non un fuori campo!>> Seth si volto verso di me. <<Che ci fai qui, dovevi tornare tra una settimana?>> <<Che c'è non sei contento di vedermi.>> <<Dipende, te ne andrai di nuovo?>> <<Ci ho provato ma non mi hanno dato più il permesso. Tu ne sai qualcosa?>> <<Lo sanno.>> <<Cosa.>> << Che sei scappata per Aiden.>> Sentire pronunciare quel nome a voce alta mi fece mancare il respiro, erano passati quasi sei mesi ero andata a Londra per dimenticare ma in appena due ore stavo cominciando a capire che non avevo dimenticato abbastanza. <<Cosa centra questo, sul perché non hanno voluto che mi iscrivessi al nuovo semestre in Inghilterra. >> <<Per questo sei tornata, soltanto per cercare di convincerli?>> <<No.>> Mentì anche se Seth aveva capito il mio piano, avevo pensato di arrivare prima per convincerli che stavo bene e che non era un problema tornare ma che finalmente avevo capito quale fosse per me il posto giusto volevo che capissero che l'Inghilterra era giusta per me e per le mie aspirazioni. <<Non ci cascheranno, papà pensa che abbiano sbagliato a farti finire l'anno di scuola in Inghilterra, e non solo crede che il corso estivo avrebbero dovuto annullarlo.>> <<Perché?>> <<Perché, cosi sei scappata dal problema, vogliono che invece ti abitui ad affrontarli, perché hanno paura che ciò che è successo a Marta Roberts.>> Seth smise di parlare. <<La nostra madre biologica in tutto questo non centra nulla...>> <<Marta soffriva di depressione e la depressione può essere anche ereditaria.>> << Seth io non ho la depressione e non l'ho mai avuta.>> Ero stata male quando dopo essere stata dimessa, ma avevo dovuto dire addio al mio migliore amico e a Aiden, penso che mi fosse concesso di soffrire un po'.

Ero andata in Inghilterra perché  dovevo mettere della distanza tra me e Aiden, volevo starmene per conto mio ad affrontare il mio dolore senza dover spiegarlo ad altri. Non mi sarei mai pentita della scelta di andarmene perché anche se il dolore non se ne era andato ne tanto meno i sentimenti per Aiden, Inghilterra mi aveva permesso di trovare la forza di concentrarmi su me stessa su ciò che amavo e su ciò che volevo diventare. <<Seth l'Inghilterra non mi è solo servita per scappare da Aiden,  ho scoperto e fatto cose meravigliose, ho trovato nuovi amici ho imparato tanto e non volevo smettere di scoprire, imparare e conoscere nuove cose.>>  << Hai citato Aiden e l'Inghilterra nel tuo discorso ma non una parola sulla tua famiglia o su di me, noi non siamo abbastanza importanti per invogliarti a restare.>> Seth se ne andò lasciandomi da sola sul campo di calcio. 

Le parole di Seth furono un pugno nello stomaco, mi ero concentrata sul mio dolore su me stessa, ma non avevo pensato  cosa provassero gli altri per la mia assenza, mi ero sempre preoccupata di non contagiarli con il mio malumore dopo essere uscita dall'ospedale, ma forse la decisione di andarmene li aveva fatti stare peggio, soprattutto Seth. Le sue parole arrabbiate e deluse mi spinsero a fare un bilancio nella mia testa , di quanto avessi perso e guadagnato nel andare in Inghilterra, ma anche in questo caso non sarei riuscita a pentirmi, però avevo sicuramente sbagliato come sorella, adesso lo capivo, mi ero allontanata da Seth cosi tanto che forse il nostro rapporto si era inclinato per sempre. 

Il destino non può essere ignoratoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora