Capitolo 22

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Mi svegliai tardissimo, mi sbrigai più in fretta che potevo e scesi di sotto, la casa era già deserta. Andai in cucina e trovai Marco che continuava a spulciare quelle carte.

<<Buongiorno.>> Dissi e Marco alzo la testa dalle scartoffie. <<Buongiorno.>> Rispose con aria stanca. << Sei ancora immerso in quelle carte?>> <<Si, ma ho bisogno di un attimo di pausa.>> Presi una tazza e gli versai un po' di caffè. <<Tieni, ne hai bisogno.>> <<Grazie, hai bisogno che ti porti da qualche parte oggi?>> <<Si, se non è un problema dovrei andare a scuola, sono anche in ritardo.>> <<Non è chiusa la scuola?>> <<Non la segreteria, devo consegnare dei documenti e altre cose, ma tu sei stanco, forse dovrei andare da sola.>> <<Non ci pensare neanche. Andiamo!>> Marco mi passo accanto e usci dalla cucina e io lo segui.

Giunti nell'aria parcheggio della scuola lo guardai speranzosa. <<C'è la minima possibilità che tu mi aspetti in macchina mentre io sbrigo queste cose dissi sventolano la cartellina con i documenti per la scuola.>> <<Neanche mezza.>> Sbuffai prima di mettere la mano sulla maniglia della portiera dell'auto. <<Sarah, è  Agosto chi vuoi trovare a scuola non ci sarà nessuno e non sospetteranno che io sono la tua guardia del corpo, sono così brutto da imbarazzarti.>> <<Tutt'altro ed è proprio per questo che non voglio che scendi se incontro qualche mia compagna di scuola ti farà gli occhi languidi e poi mi farà mille domanda su di te.>> <<Sei gelosa per caso?>> <<Per niente ma non voglio far pensare alla gente che siamo una coppia più di quanto già si pensi in giro.>> <<Perché non dici la verità allora?>> <<Perché è complicato,>> <<Non c'è niente di complicato, secondo me tu hai solo paura.>> <<Di cosa?>> <<Di dover fare i conti con la realtà di confrontarti con quel ragazzo.>> Mi rifiutai di rispondere e di replicare, scesi dall'auto e lui mi segui, camminava un passo dietro a me sulla mia destra e apriva le porte al mio passaggio. <<Non c'è bisogno, so come si apre una porta.>> << Apro io le porte perché controllo che non ci siano pericoli dietro di esse.>> <<Lo sai vero che non sono il presidente degli stati Uniti America o il Papa, Non salterà fuori nessuno con un arma che vuole spararmi all'interno del mio liceo.>> <<Meglio cosi, ma questo è il mio lavoro e non ho in intenzione di comportarmi diversamente dal protocollo.>> Alzai gli occhi al celo e una smorfia di irritazione si poso sul mio viso. <<Sai, anche tu sei insopportabile quando alzi gli occhi al celo e fai quelle espressioni.>>

Raggiunsi il corridoio degli uffici amministrativi e mi incamminai verso la segreteria, stavo tirando i documenti che mi servivano fuori dalla cartellina quando Marco aprì la porta della segreteria, io alzai lo sguardo e d'avanti a me non c'era più Marco ma Aiden, ci guardammo per alcuni minuti senza dire niente, il cuore iniziò a battermi forte, potevo sentire il rossore che stava divampando sulle mie guance.

<<Ciao.>> Disse Aiden sorpreso nel vedermi li. <<Ciao.>> Risposi meccanicamente senza dire altro. <<Hai ritrovato la motivazione per riscriverti in questo liceo?>> Disse guardando i fogli che avevo in mano e poi guardando oltre me, e capi di avere Marco alle mie spalle. <<Aiden non...>> Aiden non mi fece finire la frase... <<Hai ragione non sono affari miei, buona giornata.>> Mi passo accanto senza guardarmi. Io rimasi impietrita, fu la voce della signora Rosa, la segretaria a riportarmi alla realtà dicendomi di accomodarmi all'interno della segreteria.

Sbrigai tutte le pratiche come un automa, la mia mente era a Aiden, al suo sguardo, al nostro incrocio di sguardi, alle sue due uniche domande che mi aveva rivolto a come se ne era andato passandomi accanto senza guardarmi. Io avrei voluto abbracciarlo stringermi a lui e perdermi nei suoi abbracci e nei suoi baci, ma forse era meglio così.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 04, 2019 ⏰

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