Capitolo 20

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Continuavo a rigirarmi nel mio letto la notizia, che Marta potesse avere una pistola era inquietante, nel momento in cui mio padre lo aveva detto a me e Seth mi ero sentita soffocare, ero salita in camera mia soltanto perché non riuscivo a stare ferma, per tutta la notte mi eri agitata e rigirata riguardo nella mia mente le ipotesi peggiori che potessero capitare, avevo rinunciato a dormire e mi ero seduta sulla sedia a dondolo, avevo aperto le finestre della mia stanza ma la sensazione di soffocare non se ne andava. Continuavo a sentire sempre meno aria nei polmoni, senza pensare a ciò che facevo indossai la mia tuta e uscì di casa per andare a correre, volevo sentire nuovamente l'aria nei polmoni volevo sentire il vento sul viso e sciogliere il soffocante nodo che sentivo in gola.

La corsa alleggerì la mia mente, senza pensarci mi ritrovai al pontile, mi fermai a guardare il mare e fare un respiro profondo, come non lo facevo da molto tempo iniziai a respirare in modo regolare, mi guardai intorno e vidi che il pontile era semi deserto, qualcuno faceva jogging sulla spiaggia, qualcuno apriva i bar qualcuno faceva surf, in lontananza vidi Aiden che correva sulla spiaggia lo avrei riconosciuto anche a chilometri di distanza, pensai di raggiungerlo e liberarmi al peso di ciò che gli avevo nascosto, non potevo sopportare che soffrisse immaginandomi nelle braccia di qualcun altro, presi coraggio e stavo per raggiungerlo, ma mi senti afferrare per un polso e stringere, mi voltai spaventata e vidi Marta, non sapevo cosa fare, lei aveva l'aria stralunata, il suo sguardo mi metteva ansia, anzi mi metteva paura, era diversa dal giorno che aveva suonato al campanello di casa, sembrava più trasandata, i vestiti erano sgualciti, il suo viso sembrava stanco, i capelli erano spettinati. <<Finalmente sola.>> Le sue parole mi fecero rabbrividire mi diedi della stupida per essere andata da sola la pontile. <<Non sono sola.>> Pensai che se avessi detto che c'era qualcuno con me magari sarebbe andata via. << Non si mente alla propria madre. >> Mi strattono il braccio la mia paura si faceva sempre più spazio nella mia mente volevo scappare ma non riuscivo a liberare il mio braccio dalla sua presa, il suo sguardo inquietante mi fisso, poi in tono quasi gentile mi disse. <<Non devi aver paura di me.>> Io ero impietrita. <<Non devi credere a ciò che ti dicono sul mio conto, io non sono pazza. Mi riprendo solo ciò che è mio.>> Quella frase mi fece più paura di tutto il resto feci forza e mi liberai dalla sua presa. << Camminerò sul cadavere di chi mi ha rubato i miei figli.>> <<Sarah! Tutto ok.>> La voce di Aiden alle mie spalle mi fece tirare un sospiro di sollievo. Marta scappo via e io tornai a respirare, i miei occhi si riempirono di lacrime e la vista mi si appanno, Aiden mi venne vicino e mi strinse a se.>> <<E' tutto ok adesso, è andata via.>> <<Devo chiamare mio padre.>> Presi il telefono dalla mia tasca con le mani ancora tremanti, Aiden me lo tolse dalle mani. <<Ci penso io tranquilla.>> Aiden non fece in tempo a chiamare nessuno, che mio padre ci raggiunse correndo seguito da Marco e altri uomini. Prima che mio padre ci fosse vicino Aiden mi chiese. <<Sarah che sta succedendo chi era quella donna.>> <<La mia vera madre.>> Riuscì a dire solo quello.

Quando mio padre mi fù vicino mi abbraccio e mi strinse forte a se come per assicurarsi che ero davvero li, poi sciolse l'abbraccio e mi guardo negli occhi. << Mi spieghi che ti è preso, lo sai che non devi uscire da sola, lo sai che è pericoloso.>> <<Mi dispiace.>> Riuscì a dire con un sussurro la mia mente era offuscata dalle parole di quella donna. Mio padre mi abbraccio di nuovo. << Grazie a Dio stai bene.>> <<Signor Davis, dovemmo fare delle domanda a sua figlia, Signorina se la sente.>> Annui al poliziotto, mi chiese cosa Marta mi aveva chiesto che cosa indossava e quale direzione aveva preso per scappare. Quando finalmente finimmo con le domande mio padre guardo il poliziotto. <<Posso portarla a casa.>> <<Si certamente, ma passi il prima possibile in centrale.>> Sentivo le voci in torno a me in modo lontano era come se le orecchie mi fischiassero e non riuscissero a sentire bene altri suoni. <<Cosi mi giunse la voce di Marco, che era stata zitta fino a quel momento.>> <<Vada pure signor Davis, ci penso io a portarla a casa.>> Mio padre non sembrava convinto a lasciarmi. <<Sarà al sicuro ve l'assicuro.>> <<D'accordo.>> <<Sarah va a casa con Marco io ti raggiungo tra poco.>> <<Io annui in silenzio, Mi voltai verso Aiden e lo vidi preoccupato e frustato per non poter essere lui ad accompagnarmi a casa, mi guardo con il suo sguardo e restammo a fissarci non so per quanto poi lui si allontano da solo verso la spiaggia. <<Andiamo adesso. >> Disse Marco e io non potè fare altro che seguirlo.

Il destino non può essere ignoratoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora