Ho un lieve dolore al petto che mi tormenta da stamattina, che mi punzecchia mentre cammino, mentre sono a lavoro, mentre mi chiudo dentro il bagno per tirare un sospiro di sollievo.
Come cambia il dolore con il passare degli anni. Un tempo mi sarei disperata, avrei pianto fino a consumarmi gli occhi e ora invece nulla.
Niente. Nemmeno una lacrima.
Solo quel lieve dolore al petto, come un peso. Un maledetto peso che non mi lascia mai e che mi rende umorale, apatica, scostante, triste, uno schifo insomma.
Mi manca e non l'avrei mai detto. Forse ne sono davvero innamorata. Che beffa. Innamorata di quello la.
Eppure ora per stare un pochino meglio basterebbe un po' del suo profumo, un piccolo bacio sulla guancia o un abbraccio!
Dio cosa darei per un abbraccio!
Adesso, velocissimo, senza dire una parola.
E invece no.
Respiro con decisione, un respiro profondo. Chiudo gli occhi. Penso che passerà, deve passare. Riapro la porta del bagno e torno a lavorare.
Il lieve dolore al petto sempre al suo posto e cioè con me ovunque vada.
Mi ripeto che abbiamo preso la decisione giusta, ne sono certa. Ma in un attimo seduta alla mia scrivania ripenso ai nostri rapporti, alla passione, al desiderio.Era stata una questione di odori. Non ci sono dubbi. Come due animali confusi e guardinghi ci eravamo riconosciuti in una folla di persone. Probabilmente quello ci aveva dato alla testa. Aveva accelerato ogni passaggio tra di noi.
L'odore della mia pelle l'aveva fatto sragionare e in tantissime altre circostanze era stato il bisogno dell'odore della sua pelle che mi aveva spinto verso di lui, che mi aveva calmato dopo giorni e giorni di inquietudine.
Ci eravamo annusati e ci eravamo riconosciuti. Eravamo la stessa cosa, avevamo gli stessi bisogni.
Innamorarsi era stato facilissimo. Veloce. Il primo ti amo ci era sfuggito dalla bocca senza nemmeno accorgercene. L'avevamo detto quasi per sbaglio come quando si pronuncia una parola di troppo. Il peso di quelle due semplici parole però ci era crollato addosso con tutta la sua violenza e la sua decisione. Aveva sgomitato nelle nostre teste fino a raggiungere la sua giusta posizione.La forza e la disperazione con cui ci siamo amati mi scuote come un brivido dalla sedia. Un brivido di dolore.
Ho male al petto, più forte.
E pensare che all'inizio fare l'amore con lui era stato così strano. Diverso, quasi surreale. Non riuscivamo più a capire dove finisse uno e iniziasse l'altra.
Ricaccio indietro le lacrime e mi alzo dalla scrivania. Con un gesto isterico prendo il cappotto con la borsa e senza dire nulla a nessuno vado via.
Corro quasi verso la porta scorrevole che mi catapulta fuori, sul marciapiede, in mezzo agli altri. Il freddo schiaffeggia il mio viso, mi entra nelle ossa. Ringrazio Dio per questo freddo e inizio a camminare lungo il marciapiede. Oggi è il primo giorno mi dico.
È normale. Sono fuori di me, sembro una pazza. Ora è così. Devo elaborare tutto, riorganizzare le idee. Piano piano andrà meglio. Non può essere che così.
Mi guardo ad una vetrina. Sono stanca.
In bocca ancora le parole della sera precedente, il dolore al petto, la notte insonne.Volevo sentirti
Sono qui
Come stai?
Malissimo Saverio
Anche io... Mi manchi
Mi manchi anche tu
Vieni qui da me
A far cosa?
Silenzio
Saverio a far cosa?
Non lo so.
Non ce la faccio in questo momento. Non riesco ad affrontare tuttoEd eccola li. L'orribile frase detta a un fil di voce ma che la sento ancora rimbombare come una tromba impazzita nella mia testa.
Io sono tante cose, lo so. Prendere me non significa prendere un pacchetto facile. Ne sono consapevole, ma insomma Dio Santo!!!!! Ma crescere no???
RespiroVa bene Saverio. Non dico nulla ma devi smettere di chiamarmi, di cercarmi, di farti vi vo. Ho bisogno di tempo, di starti lontana
Ci sto malissimo anche io cosa credi
Nulla, non credo nulla. Ma se questa è la situazione non possiamo fare altro
Io ti amo
Anche io ti amo Save. Ciao
Era finita così, dicendoci ti amo. La beffa finale. Avevamo chiuso.
Dopo gli ultimi due mesi di litigi, torture psicologiche, silenzi e dolori ognuno sarebbe andato per la sua strada.
Non siamo mai esistiti per il resto del mondo e ora non esistiamo nemmeno più per noi due.Riprendo a camminare. Lascio che il freddo ferisca il mio viso, almeno mi sento viva.
Mi perdo nei rumori della città, negli odori, nello smog, nei volti degli altri passanti.
Cammino e cammino e cerco di scacciare ogni suo pensiero. Gli abbracci, le risate, le tenerezze. Dimenticare. Dimenticare tutto.
Cammino più veloce.
Ma dove scappo Santo Dio.
Mi manca il respiro.
Ma cosa devo fare. Cosa?
Sento i sudori freddi salirmi dalla schiena fino al collo. Una morsa allo stomaco.
In un attimo mi gira la testa. Sbando.
No cazzo. No.
Calmati. Respira.
Mi impongo di riprendere il controllo.
Non posso, non voglio.
Mi giro verso destra e intravedo un bar. A passo veloce entro e mi dirigo nella saletta dove mi siedo al primo tavolino che incontro e inizio a piangere.
Le lacrime escono rigandomi il viso e bruciandolo con il loro calore. Non ho nessun potere, non riesco a fermarle.
E va bene non le fermo.
Piango, si.
Mi dico che è meglio buttarlo fuori e che non rientrerò mai più in questo bar.
Si avvicina il cameriereTutto bene signora?
Palesemente no, ma passerà. Mi porta un cappuccino per favore
Subito signora
Singhiozzo come una bambina.
Quasi mi viene da ridere.
Game over signorina!
È andata così. La vita è così. Mi ripeto che ce la posso fare, posso uscirne. Ora però voglio solo piangere. Piangere tutte le mie lacrime perché è straziante perdere qualcuno. Lo è sempre. Per cui ora mi permetto di piangere ancora un po', bevo il mio cappuccino e poi qualcosa farò.
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Foglie D'erba
General FictionChe ridicola, folle, stupida e bellissima cosa è la vita. Per ognuno di noi che si porta i suoi mondi dentro fatti di gioie, dolori ed esperienze che ci compongono. A questo mondo a tutto c'è rimedio per cui finché possiamo volare come le foglie d'e...