Far parte della mia famiglia non è mai stato facile. Almeno per me.
A mio fratello invece riusciva sempre tutto.
Non aveva voluto studiare. I miei genitori si erano disperati nel tentativo di convincerlo ma non c'era stato verso. Niente da fare.
Desiderava altro per sé. Che poi non abbiamo mai capito cosa fosse questo altro in realtà, ma lui era completamente enigmatico. Lavorava. Rendeva bene. Faceva una bella vita. Punto.
Appurato che non rubasse, spacciasse o facesse contrabbando di organi avevamo smesso di chiedere.
L'adolescenza che è un periodo infelice per tutti, per lui non lo era stato. Era il classico tipo che entrava in una stanza e cambiava qualcosa. Se ne avvertiva la presenza.
Capace di tenere banco, sempre con la battuta pronta, sempre sofisticato. Preparato ad ogni circostanza. Si andava a ballare e lui ballava, si andava a fare una corsa in bici e lui pedalava, ad un corso di cucina e cucinava. Se dovevamo buttarci da una scogliera era il primo.
Gli veniva tutto naturale. Sembrava non aver paura di niente. Nulla lo sorprendeva, lo trovava impreparato o lo impauriva.
Non aveva studiato ma la vicinanza dei miei genitori gli aveva dato le giuste conoscenze per affrontare qualsiasi discorso.Io non ero così. Dio assolutamente no.
Avevo faticato e sudato per ottenere ogni cosa. Anche una camminata sicura. Ero stata un'adolescente problematica e spaventata. Come se un mostro fosse stato costantemente dietro di me pronto ad aggredirmi da un momento all'altro.
Poi sono arrivati anni migliori. Il liceo, l'università. Ma non sono mai stata come lui. Quella capacità di attirare l'attenzione di tutti quelli presenti nella stanza non ce l'ho mai avuta.
Nemmeno con i miei genitori.
Eppure ero carina. Una volta sbocciata non faticavo a trovare i ragazzi. Ero intelligente, di compagnia. In più la mia famiglia attirava le persone come le mosche al miele. Eravamo una sorta di circo bohemien. Tutto molto bello, sicuramente. Ma sempre un circo era. Almeno per me.Mia madre possedeva una galleria. Era stata per anni una critica d'arte, poi una volta scrollata di dosso la nostra non indipendenza si era dedicata al suo progetto di vita. La galleria appunto.
Per il resto non ha mai avuto occhi che per mio fratello. Io ero l'altra. La laurea mi ha dato attimi di gloria e di riconoscimento ai suoi occhi, ma parliamo di attimi proprio.
Ora non ci faccio più caso. Cioè dopo anni di terapia non ci faccio più caso. Quello è il suo modo di volermi bene. Perché ad un certo punto abbiamo stabilito con la psicologa che mi vuole bene. Insomma dovrebbe.
Ne siamo abbastanza certe.
Mio padre è un professore di Filosofia. Lavora all'università da anni e credo si senta profondamente realizzato in quelle mattinate passate nelle aule a spiegare le fondamenta della vita ai suoi studenti.
Mio padre era meno anaffettivo di mia madre ma comunque distante anni luce dalla classica figura paterna.
Ci avevano messo al mondo e poi ci avevano guardato come a volerci dire avanti ora crescetevi da soli e nel mentre non fate confusione. Non tolleriamo i rumori forti.
Mio fratello con la sua capacità di adattamento aveva subito registrato la situazione e si era mosso di conseguenza. Sapeva sfruttare sempre una circostanza a suo vantaggio. Io no. Ovviamente.
C'è un motivo se ho pianto con una canzone dei Ricchi e Poveri. Non ho avuto un'infanzia proprio facile. Qualcosa mi va abbonato.
Quando i bambini mi chiedono dei nonni qualche volta sono in difficoltà. E quasi sempre mi viene da ridere.
Non trovo le parole giuste per raccontare un determinato episodio o una vacanza. Ho come la sensazione di essere stata sempre grande e di essermi rapportata a loro solo ed esclusivamente da adulta.
Non sono mai stati cattivi con noi o violenti. Qualsiasi tipo di contatto era vietato. Niente abbracci ma nemmeno niente schiaffi. Per fortuna.
Erano delle ombre.
Bellissime e acute, ma comunque delle ombre.Se io e mio fratello siamo sopravvissuti alla pubertà è stato grazie a nostra zia Lily.
La sorella di mamma.
È vissuta con noi fino alla sua morte prematura.
Zia Lily era straordinaria o questo ora mi suggeriscono i miei ricordi. Giovane, bella e completamente diversa da mia madre. Aveva soltanto due anni di meno ma sembrava una ragazzina in confronto. Fresca, quasi eterea. Non si era voluta sposare. In tanti avrebbero voluto ma zia Lily diceva sempre di no.
Mio fratello ha ripreso da lei, non c'è dubbio. Le assomiglia in modo impressionante, in tutto.
Le persone cercavano sempre e solo la compagnia di Lily. Se entrava nella stanza si poteva percepire il calore e la luce che portava con sé. Ci abbracciava e ci baciava di continuo. Ci parlava con dolcezza. Non ricordo mai un tono sgarbato o scocciato con noi.
L'amavamo tantissimo.
Litigavamo per passare il tempo con lei.
Alcune volte ancora oggi abbiamo paura di averla solamente sognata. Il frutto della fantasia di due bambini abbandonati a sé stessi. Solo io e mio fratello la nominiamo ancora. Dopo la sua morte i miei genitori non hanno più pronunciato il suo nome e l'hanno vietato anche a noi. È stato terribile perché noi avevamo bisogno di parlarne, di gridare il suo nome, di piangere e sdraiarci sul letto della nostra zia Lily.
Sembrava essere vissuta solo per noi. Una volta cresciuti era andata via.
Tutto in lei era amore. A partire dal suo nome che adoravamo pronunciare.
Lily.La malattia era stata veloce. Non l'aveva fatta soffrire, ma in cambio l'aveva sfigurata. Anche la morte era gelosa della sua bellezza.
L'ultima volta che l'abbiamo vista era sdraiata a letto. Se n'era andata da qualche ora. La mamma ci aveva permesso di salutarla un'ultima volta. Ai piedi del letto la guardavamo incapaci di far uscire anche solo una lacrima. Due piccoli orfanelli che perdono la parte più bella della loro vita.
Ci tenevamo per mano. In piedi come due soldatini che non si muovono se non gli viene dato il permesso.
Zia Lily portava un orribile tailleur blu di mamma. Era piccolissima. Sembrava perdersi in quel vestito. I suoi lunghi capelli neri che scendevano sul petto. Le dita lunghe e affusolate incrociate in un rosario.
E poi sul suo bellissimo viso la morte aveva ripreso la sua rivincita. Un'immagine che io e mio fratello non riusciremo più a cancellare dalle nostre teste.
La sua bocca era completamente divorata ai lati. Tutto intorno alle labbra una macchia orribile si allargava e la risucchiava.
Un mostro terribile comparso la sera prima. I dottori avevano spiegato ai nostri genitori che le metastasi avevano talmente divorato il suo corpo all'interno che non c'era più spazio. Erano uscite fuori.
Una metastasi era uscita dalla sua bocca e la stava magiando. Stava cancellando in maniera ancora più definitiva e assoluta il suo sorriso.
Un'immagine terribile. Una metafora della vita terrificante.
I dottori dissero che era la prima volta che vedevano una cosa del genere.
Noi non la dimenticammo mai.
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Foglie D'erba
General FictionChe ridicola, folle, stupida e bellissima cosa è la vita. Per ognuno di noi che si porta i suoi mondi dentro fatti di gioie, dolori ed esperienze che ci compongono. A questo mondo a tutto c'è rimedio per cui finché possiamo volare come le foglie d'e...