La Prima E L'ultima

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La nostra prima volta.
Ricordi confusi.
Gesti, imbarazzo, tenerezza.
La mia piccola camera.

Insieme al mio ex marito avevamo deciso di tenere la casa in cui abitavo sola ai tempi dell'Università. Magari un giorno ad uno dei nostri figli sarebbe servita.

Eravamo andati lì.
Dentro la piccola stanza in cui dormivo.
Quel posto unico ed essenziale completamente mio eppure totalmente estraneo ormai. Un luogo della mia io sola, della io che prendeva le decisioni pensando solo ed esclusivamente al proprio bene.
In quello spazio ci tocchiamo, ci guardiamo, scopriamo un corpo esterno separato dal nostro ma che diventa presto un corpo unico. Ed è strano e diverso, forte e immensamente fragile come un piccolo fiorellino al vento. E da lì tutto cambia in maniera impercettibile ma radicale. Una discesa senza uscite laterali o inversioni di marcia. Due mani incrociate. Due bocche che si assaporando. Due cervelli che si abbandonano. Un unico immenso respiro.
Il nostro.

Era stato un gesto folle e disperato. Come lo eravamo noi. L'ultima cazzata.
Bisognava chiudere un cerchio.
Mi ero iniziata a spogliare lentamente. A far scivolare giù le calze ancor prima della gonna. Seduto sul divano mi guardava immobile con gli occhi sgranati. Increduli e allo stesso tempo speranzosi che non fosse un brutto scherzo ma la realtà. Di lì a poco sarebbe stato dentro di me.
Ero insicura, confusa, ma i suoi occhi, la sua brama di me mi avevano dato la forza di andare avanti. Avevo fatto scivolare via le mutandine e sbottonato i suoi jeans. Ci tremavano le mani.
Pochi secondi ancora e poi più nulla. Un corpo solo disperatamente bisognoso di quell'atto, di quell'unione tanto forte e potente da toglierci il respiro. Occhi negli occhi dal primo istante fino al momento in cui eravamo tornati ad essere due entità separate. Non ci eravamo persi nulla. Mai lo sguardo dell'uno aveva abbandonato quello dell'altra. Perfino i baci ce li eravamo dati così, ad occhi aperti.
Una volta finito il rapporto non c'era più nulla. Quello era tutto.
I nostri sentimenti erano ancora tutti vivi e presenti. Era evidente. Il nostro rapporto era stato così forte e assoluto perché erano assolute le nostre emozioni. La violenza con cui volevamo quasi strapparci la pelle reciprocamente altro non era che un semplice bisogno di appartenenza, un senso di familiarità di cui non avremmo mai goduto. Non rimaneva che quello.
Di parole non ce n'erano più. Le avevamo utilizzate tutte. Come altro dire che era finita.
Ci eravamo rivestiti e con tenerezza ci eravamo salutati. Senza dire nulla o magari ipotizzare di rivederci. Non ci sarebbero stati altri incontri e lo sapevamo entrambi.
Finiva così.

Ero tornata a casa pensando al sesso.
Il sesso era l'unica cosa che funzionava ancora. Per una strana ragione i litigi e i rancori degli ultimi mesi non l'avevano scalfito. Mi sembrava di non aver avuto altro uomo all'infuori di Saverio. Nessuno mi aveva amata, posseduta e desiderata come lui. La sua fame di me nutriva la mia persona in un modo che non avevo mai conosciuto.
Molto presto non sarebbe bastato più nemmeno quello. Tanto valeva fermarsi prima che le cose finissero per diventare squallide. Avevo l'amaro in bocca.
Era terribile.
Verissimo e terribile.

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