Eppure funziona proprio così. Una mattina ti alzi e non senti più quel dolore al petto. Stanca ti lavi e ti vesti. Ti trucchi anche se non ne hai voglia. Svegli i bambini e prepari loro la colazione. E mentre in pigiama arrivano uno dopo l'altro ti scappa il primo sorriso della giornata.
I miei gemelli tutti arruffati e il mio piccolo grande uomo.
Sorseggio un po' del caffè di Ichimei mentre i piccoli raccontano dei loro sogni strabilianti in terre lontane e meravigliose dove incontrano mostri o maghi potentissimi.
Li lascio lì, seduti intorno al tavolo che carburano. Rifaccio velocemente le camere e recupero le cartelle. Accelero il passo e li incalzo per vestirli. Usciamo di casa e saliamo in macchina.
Velocemente li lascio alle loro scuole non prima di averli baciati più e più volte. Sono felice e sono sciocca.
Metto in imbarazzo Ichimei, lo so. Ma non posso rinunciare a questa pratica.
Potrò godere di questo privilegio solo per qualche anno ancora, non voglio perdere nemmeno un giorno.
Corro al bar a fare colazione. Ho voglia di sorridere, di chiacchierare e affrontare la giornata. Sicuramente ne succederanno tante e proverò più di una volta un forte senso di sconforto, ma oggi posso superarlo. Guardo la mia colazione e penso che non c'è niente che un cornetto e un cappuccino non possano risolvere. Sorrido. Che idiozia.
Ed eccolo lì, in un momento di serenità arriva il suo pensiero. Ma non ha più il potere di scuotermi fino al midollo.
Quel peso non c'è più. Non lo sento più.
Sono sopravvissuta. Sono ancora fragile ma l'ho superato. Sono passati quei giorni orribili di dolore. I giorni dei Ricchi e Poveri. Sorrido di nuovo.
Pago e vado verso la macchina.
Il dolore prima o poi finisce. È vero. E la cosa migliore è che una volta ingoiato l'amaro rimane il bello. La tenerezza con cui si ricorda qualcosa.
La vita va così. Per quanto crediamo di volere qualcosa non è detto che quella sia la nostra strada o la decisione migliore per noi.
Avere questa consapevolezza è importante, davvero. Sembra una stupidaggine ma è così. Vorrei avere i miei figli con me per trasmettergli questo messaggio che ho imparato sulla mia pelle. Vorrei poter dire loro che se ne esce. Anche se il dolore, un qualsiasi dolore, è forte e quando siamo nella spirale sembra mancarci il respiro, se ne esce. Sempre. Per cui niente paura.
È brutto, è difficile, per certi versi anche logorante ma finisce. Inevitabilmente si arriva al punto. Si fa un bel respiro e si inizia una nuova frase.La mia nuova frase inizia con me sola. Ci sono soltanto io. Io e i miei figli.
Credo sia la prima volta nella mia vita che ho solo me stessa. E la cosa non mi getta nel panico. Dopo un matrimonio finito, tre figli e una breve storia da film rimango io.
Che sia questa l'età giusta per nascere?
Per venire al mondo e occuparmi della persona che sono. Mi sento come una foglia d'erba che vola per la sua strada e a questo pensiero mi tornano in mente le parole di Whitman, il poeta della mia vitaA partire da quest'ora mi ordino libero di limiti e linee immaginarie. Vado dove voglio, totale e assoluto Signore di me. Do ascolto agli altri considerando bene quello che dicono. M'arresto, ricerco, ricevo, contemplo.
Dolcemente, ma con volontà incoercibile, mi svincolo dalle remore che trattenermi vorrebberoMi ordino libera.
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Foglie D'erba
General FictionChe ridicola, folle, stupida e bellissima cosa è la vita. Per ognuno di noi che si porta i suoi mondi dentro fatti di gioie, dolori ed esperienze che ci compongono. A questo mondo a tutto c'è rimedio per cui finché possiamo volare come le foglie d'e...