SI COMINCIA!

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Ciao mi chiamo Gioia, e sono nei casini. Mi trovo in un ospedale, ma non so nemmeno io il perché o forse non mi piace doverlo ammettere. Nell'ultimo periodo non sono stata proprio una bella persona, ma forse, questa sosta della mia vita, mi aiuterà a rendermi migliore, o forse mi sto solo convincendo di questo. Sono ancora un po' stordita, fisso il muro chiedendomi chi possa aver imbiancato, o meglio disastrato, le pareti con un colore tanto osceno da poter esser messo in un catalogo per imbianchini. C' è un color menta chiaro alle pareti e quadri che raffigurano quello che, secondo i canoni sociali, sarebbe una famiglia modello: il marito che abbraccia la moglie da dietro, ma non abbraccia solo lei, abbraccia un pancione gigante che stento a credere possa essere reale! Sono immensamente felici, chissà quanti progetti, quanti sacrifici dovranno fare per quel piccolo esserino che lei porta in grembo. Rifletto, mentre guardo distratta i macchinari attorno a me, ma in realtà mi accorgo che ce ne è solo uno, con un monitor alla cima e una tastiera piena di pulsanti. Mentre mi allungo dalla mia posizione, un lettino con schienale non proprio dei più comodi, per toccare il tasto a sfera al centro del macchinario, sento la voce concitata di mia madre che parla col dottore. "Come è possibile Dottore? L' ho portata per una semplice visita di routine e..." la voce della mamma si incrina e poi si spezza. Temo il peggio, ormai sono pronta a sentirmi dire che avrò una malattia il cui nome sarebbe impronunciabile per chiunque, o che le analisi del sangue che mi hanno fatto un paio di ore prima, abbiano rilevato un tasso non proprio basso di thc, che per mia madre vorrebbe dire punirmi con il carcere a vita. Mentre immagino che cosa potrei fare in tutti questi lunghi mesi di arresti domiciliari per qualche canna fatta con gli amici, la mamma entra. 

Sembra sconfitta, esausta e capisco che qualcosa la preoccupa, ma per qualcosa di più serio di un tiro di sigaretta magica. No, c' è sicuramente qualcosa che le rende difficile addirittura parlare, mi guarda con un' aria che è un misto tra accusa e delusione. Inizio a pensare confusamente a tutto quello che ho fatto nelle dodici ore precedenti quella maledetta visita in una clinica privata di tutto rispetto, cercando qualsiasi indizio sul perché la mia mammina si sia seduta su una sedia distante quasi tre metri dal mio letto. Con quel gesto capisco che è una donna distante anni luce da una figlia che di bravate ne ha fatte anche troppe. Allora ci penso e ci ripenso: durante la visita il tecnico dell' ecografia aveva notato qualcosa che non andava e si era voltato verso di me con un aria strana, prima sembrava arrabbiato e poi quando ha visto la mia faccia sorpresa e spaventata, ha chiesto a mia madre di seguirlo in un altro ufficio. In silenzio se ne erano andati, senza pensare che io ero rimasta in una stanza da sola a quindici anni a meditare su quanto fossero orribili quelle pareti e quella camera in generale.

"Gioia, immagino che tu sappia il perché il dottor Trespi mi abbia fatto accomodare per più di mezz' ora nel suo ufficio vero? Quando la smetterai con le bugie..con le tue..." e all' improvviso le mancò la voce. Effettivamente avevo fatto vedere a mia madre i sorci verdi negli ultimi due anni, ero scappata da scuola due volte e non mi aveva più trovata per un paio di giorni, per poi scoprire che in tutte e due le occasioni ero da persone fidate che in qualche modo l'avevano tradita, tenendomi nascosta a casa loro. La prima volta finii dalla mia migliore amica, che disse ai genitori che avevo il permesso di mia madre per stare un paio di giorni a casa loro, per riprendermi dal repentino divorzio dei miei; ovviamente quando scoprirono che non solo non avevo il permesso, ma che la loro figlia non andava a scuola per stare a casa con me, che a tutti gli effetti ero una fuggitiva, si infuriarono con Greta e non le permisero di mettere il naso fuori casa per più di un mese. La seconda volta fu anche peggio, perché a "tradire" mia madre fu sua sorella, nonché mia zia. Per me è sempre stata una seconda madre, abbiamo pochi anni di differenza e quindi ha passato il periodo dell' adolescenza prima di me, ma non troppo per dimenticarsi di come si sentiva quando veniva messa alle strette dai miei nonni. Il problema non era nemmeno tanto il fatto che mancassi da casa, ma per mia madre, maniaca del controllo, non avermi sempre sott' occhio per controllare cosa facevo era una sofferenza. Fino a quando avevo tredici anni ero stata una ragazzina solare, allegra e sempre disponibile verso la propria famiglia, ma dopo il divorzio dei miei genitori, mi ero chiusa in me stessa e stavo molto spesso da sola ad immaginare come sarebbe stata la mia vita se i miei fossero ancora stati assieme. Mi sentivo in gabbia, con una voglia matta di urlare e di piangere tutto il mio dolore, avevo le nocche doloranti per tutte le volte che in giro vedevo passeggiare coppie felici mano nella mano con i figlioletti al seguito, e stringevo i pugni per sfogare la rabbia. Così in quel periodo sviluppai una specie di muro verso qualsiasi genere di attenzione da parte del sesso maschile. Non mi giudico una delle più belle della scuola, ma non sono tanto male. La mia altezza è nella media e il mio peso non è proprio l' ideale, ma del resto preferisco godermi i piaceri della vita derivati da una pizza con gli amici il sabato, piuttosto che calcolare tutte le calorie che ingerisco. Quello che davvero mi distingue dalla massa è un enorme cascata di riccioli color arancione ramato che mi incornicia il viso, che fanno enorme contrasto con gli occhi grandi e verdi ereditati dal mio papà. Come tutti i rossi di capelli vi aspettereste che io abbia carnagione chiara e lentiggini: sbagliato, la mia pelle è ambrata come quella della mia adorata nonna! Detto ciò, gli ammiratori a scuola non sono mai mancati vista e considerata la mia generosa taglia di reggiseno, ma come già detto non mi interessava nessuno e preferivo mettere un muro per non dover passare in futuro quello che mia madre stava passando ora. 

"Gioia mi stai ascoltando?" la mamma aveva ricominciato a parlare, questa volta molto spedita e schematica, propriamente nel suo stile, iniziando a fare programmi e aggiornandomi su future visite e pillole da prendere e rimedi per la nausea e l'acidità di stomaco e le creme da mettere per le smagliature, shampoo contro la caduta dei capelli, controlli dal dentista ecc ecc ecc...quando all' improvviso avevo capito...tutta quella preoccupazione, il volto del dottore, lo sguardo di mia madre appena entra nella stanza, il suo distacco, la sua delusione....

"Cazzo! Sono incinta!"

GIOIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora