L' ALBA DEI MORTI VIVENTI

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Come potrete immaginare non ho chiuso occhio! Esattamente alle 22 e 48 del 18 gennaio 2019 il ragazzo dei miei sogni mi bacia. Ovviamente in me c'è un misto tra emozione e senso di colpa, quindi decido di esaminare attentamente questa faccenda: primo, lui è il fratello maggiore della mia migliore amica, tecnicamente fratellastro, ma questo non impedisce alla situazione di essere strana; secondo, mi ha baciata senza dirmi nulla, né prima né dopo, il che non è poi tanto strano, i ragazzi di solito fanno queste cose, non capendo che noi abbiamo bisogno di un perché sempre e comunque; terzo, non mi sono mai sentita così, è come se in questo preciso istante fossi su una nuvola e mi sentissi tanto leggera da poter scivolare giù da un arcobaleno. Per un attimo mi scordo della mia condizione. Ma poi eccolo, è come se tutte le farfalle che avevo nello stomaco un attimo prima, si fossero trasformati in disgustose creature che mi rivoltano lo stomaco come un calzino: mi ritrovo così in bagno a buttare fuori quel poco che la sera prima sono riuscita a buttare giù, ma che evidentemente, l' esserino dentro di me non ha gradito.              Mi sciacquo rapidamente la faccia, dopo aver abbondato con il dentifricio lavandomi i denti, scendo in cucina e trovo mia mamma al telefono con mio padre: sembra preoccupata, ma decido di non darle retta e di avviarmi al frigorifero. Il latte con i cereali mi sembra una buona idea in un primo momento, ma ritrovarmi davanti una tazza con una poltiglia giallastra all' interno non fa che aumentare il mio movimento intestinale, costringendomi ad andare di nuovo al bagno. Vomito, lavaggio denti, lavaggio viso. Decido che non è il caso di fare colazione a questo punto e il mio ventre ringrazia. Agguanto un paio di jeans dal cesto della biancheria da stirare e una felpa larga, che di solito uso per stare a casa in una di quelle domeniche in cui non vuoi far altro che mimetizzarti con il divano. Mi sistemo i capelli come posso e mi dirigo verso la porta, quando mia madre mi ferma e mi chiede dove io abbia passato la giornata ieri. "Sono andata a scuola ovviamente, poi sono andata dall'estetista con Greta e infine a casa sua, alla festa. Ricordi che la scorsa settimana te lo avevo accennato?" dissi di filato tanto per togliermela dai piedi. "Quando la smetterai di dirmi bugie? Hanno chiamato poco fa dalla scuola dicendomi che ieri non ti sei presentata al test della professoressa Gai, possibile Gioia che con te faccio passo in avanti e cento indietro? Prima di tutto ciò, mi era sembrato di aver riconquistato la tua fiducia e invece ora scopro che marini di nuovo la scuola? Cosa c'è il papà del bambino si è fatto vivo e non aveva il tempo di aspettare che tu finissi la scuola? " alzò ancora di più il tono di voce, fino a quando non iniziò proprio ad urlare "Forse sarebbe meglio mandarti per un periodo da tuo padre, almeno lui potrebbe tenerti sotto controllo più di me, visto che lavora un decimo delle ore che lavoro io, ma non sembra stressarsi troppo del fatto che non ci manda assegni per te da mesi!".                                                                                                                                                                         Le lacrime vennero su come un fiume in piena e non ci volle molto prima che mi stringessi le mani al viso e corressi via da mia madre che mi urlava di fermarmi e da quella casa che più che sciagura non ci aveva mai portato. 

Corro, corro, corro, corro ancora, senza una meta e quando mi rendo conto di non avere nemmeno la giacca con me, inizio ad accorgermi delle lacrime gelate che mi rigano le guance e di quanto sia stata una pessima idea fuggire in quel modo da casa: almeno potevo prendere il cellulare, invece, ho dimenticato anche quello. L'unica fortuna è che, in quei jeans erano rimasti intrappolati 5€ che, dopo un candeggio di tutto rispetto, erano mezzi sbiaditi e strappati, ma mi diedero la speranza di poter entrare in un bar e fare una colazione decente.                                            "Un cappuccino con cacao e una brioche alla marmellata, grazie" la cameriera mi guardò con disapprovazione, ero completamente fuori luogo con solo una felpa addosso e gli occhi gonfi dal pianto; il freddo poi, mi aveva paralizzato completamente le mani e quindi anche fare i gesti più semplici risultava essere un' impresa titanica. Quando mi arrivò il cappuccino fumante, mi si scongelò anche il naso e i miei sensi ritornarono essere quelli di una persona normale. Ingurgitai il croissant con tutta la foga di una che sta morendo di fame e con mia sorpresa mi accorsi che la nausea era completamente sparita, lasciando una fame da terzo mondo nel mio stomaco!              "Sapevo che le donne incinte mangiassero tanto, ma strafogarsi in questo modo non è per niente carino". Mi bloccai, la mano teneva l' ultimo morso di croissant davanti alla bocca, ma a sentir quell'affermazione, mi scomparve immediatamente l'appetito. Mi voltai e vidi una sempre più splendente Greta, che evidentemente, dopo una lunga notte di festeggiamenti, aveva ricevuto qualche trattamento speciale dal fidanzato che la rendeva più radiosa del solito.                 "Perché te ne sei andata via dalla festa in quel modo? Avresti per lo meno potuto salutarmi! " si leggeva la delusione sul suo volto, quindi decisi di giocarmi la carta della pietà. "Scusami hai ragione, è solo che da ieri sera ho una nausea allucinante e spesso dalle parole passo ai fatti, non avrei mai voluto sboccare sui preziosissimi invitati di tua madre" scoppiammo entrambe a ridere e lei continuò: "Si ma te ne sei andata proprio nel momento in cui arrivava la creme de la creme degli invitati, i nostri amici. Ah tra l'altro ieri sera..." mi guardava con sospetto. E se l'avesse saputo? Di certo non era stato lui a dirglielo, ma magari qualcuno ci aveva visti! Non le diedi il tempo di finire la frase che dissi: "No Greta non è come pensi, io..."  feci una pausa e lei continuò "Ma no, che dovrei pensare? Che sei scappata dalla festa solo perché è arrivato Samuele? No sciocca, lo so benissimo che non glielo avresti detto comunque lì alla festa, ma è tornato prima dal campeggio e sapendo che dovevi parargli aveva deciso di fare un salto da me, tutto qui." Il mio cuore, che per un attimo si era fermato, ricominciò la sua attività e io potei ricominciare a respirare. "Vuoi un passaggio fino a casa? Mio fratello mi aveva accompagnata solo per prendere qualche pasticcino per la mamma." Oddio, lui era fuori, e probabilmente, anche in grado di vedere quanto fossi malridotta la mattina dopo. Ero riuscita a non pensarlo per almeno un'ora dopo la litigata con la mamma, ma adesso avendo la buona opportunità di vederlo, mi mancava solo il coraggio di seguirla fuori dal locale: ma non ci fu bisogno di tanto coraggio. Lo vidi entrare, mentre io sorseggiavo le ultime gocce del mio cappuccino, valutando l'offerta di Greta. Felpa grigia, jeans nero stretto, leggermente logoro all'altezza delle ginocchia, Timberland ai piedi e quel sorriso... Come si fa a pensare che tanta bellezza meno di dodici ore fa stesse baciando un rospo in felpa e capelli disastrati? Chi lo sa, ma lui sempre gentile avvicina e mi sorride, ricambio, e si mette a sedere vicino a me, mentre la sorella ordina al bancone i dolci richiesti dalla mamma.                                                                                                                              "Posso chiederti perché non porti la giacca? Hai intenzione di prenderti una polmonite e farti visitare dal nuovo medico della città? Ha la fama di essere davvero affascinante. In più se aggiungi che è un dottore." altro sorriso, stavolta malizioso. Questa volta mi arriva diretto all'inguine, tanto che devo accavallare le gambe come segnale di difesa. Come se lui lo avesse percepito, mi poggia la mano leggermente sulla coscia e mi sussurra all'orecchio per non farsi sentire dalla sorella..."Spero che la festa ieri sera ti sia piaciuta" mi fa un occhiolino, che alludeva alla parte finale della festa, quella in cui le nostre lingue erano diventate una cosa sola. "Ora devo andare, i miei amici mi aspettano, ma se per te va bene una di queste sere vorrei passare a prenderti per fare due chiacchiere e per approfondire meglio l'argomento di ieri..scrivimi! Sono sicuro che tu abbia il mio numero di telefono" si alza sorridendo e contemporaneamente sua sorella si avvicina al tavolo mentre io mi alzo.                                                                                      "Andiamo Giò, questo perditempo ci accompagnerà a casa tua, sono sicura che tu abbia un bel po' di cose di cui parlare e sfogarti con me!" Riccardo la guardò storta, come se non capisse come lei avrebbe potuto sapere di quello che era successo tra noi, ma poi si riprese e mi fece un sorriso abbastanza imbarazzato. 

I venti minuti più lunghi della mia vita, se aggiungiamo il fatto che sul vialetto ci fosse Samuele ad aspettarmi, potevo solo augurarmi che la mia giornata finisse in fretta.                                                "Ciao, tua madre mi ha detto che eri uscita e che non sapeva quando saresti tornata!"                      Mi guarda con aria interrogativa, ma sembra felice di vedermi, finalmente è ritornato, non sono abituata a stare più di due giorni senza vederlo, mi è mancato tanto e corro ad abbracciarlo, ovviamente sotto lo sguardo di Riccardo che, con una sgommata, parte e se ne va.                                "Mi hai detto che dovevi parlarmi" mi dice mentre mi cinge le spalle entrando in casa mia "me l'ha confermato anche tua madre, ma deve essere una cosa davvero preoccupante se hai convocato me e Greta!" ride, ma si vede che non è una risata distesa. Mi osserva per capire, ma quello che gli sto per dire è talmente scioccante che probabilmente sverrà!                                              "Sei fortunata, stasera ho qualche spicciolo da parte, vi porto a mangiare fuori. Andiamo da Maki Maki?" io e Greta ci guardiamo e per un attimo ci comportiamo di nuovo come due quindicenni,  ci concediamo uno sguardo complice e scoppiamo a ridere: "Io non posso mangiare sushi..." mi metto le mani sulla pancia e Samuele segue il mio movimento, per poco non si accascia sul pavimento. "Ma Gioia...". Un' ombra triste sul viso, una lacrima. E poi capisco improvvisamente che potrei perdere il mio migliore amico.



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