Ok non è possibile magari sto sognando, provo a darmi uno schiaffo e la realtà mi colpisce in faccia esattamente lì sulla mia guancia destra. Non è possibile, è uno scherzo, ci deve essere un errore, un grandissimo errore, il mio ciclo non è mai saltato, non posso essere incinta. Passo la mezzora successiva a fissare il vuoto davanti a me, mentre mia madre prova a farmi aprire la bocca, ma l' unica cosa che mi viene di dirle è che voglio andare a casa: subito!
Siamo in auto da circa venti minuti, quando uno squillo fin troppo familiare sul suo cellulare mi ricorda che ho anche un padre e che sicuramente mia madre gli avrà già spifferato tutto. Appoggio la fronte al finestrino gelato, è gennaio e fa terribilmente freddo là fuori. Dalle case esce una nube di fumo provocata dalle stufe accese. Quest anno la temperatura è scesa fino a meno dieci gradi e la gente, che era abituata a non avere nemmeno mai sentito menzionare quella temperatura, era corsa ai ripari accaparrandosi stufe al pellet di nuova generazione, di quelle a cui programmi l'accensione al mattino e lo spegnimento la sera. Noi, ringraziando il cielo, a casa eravamo provvisti di riscaldamento a pavimento e un grosso caminetto troneggiava al centro della sala, quindi il freddo non era certo un nostro problema. Pensandoci da ora in poi avrei sentito freddo molto più spesso, in base alle dicerie sulle donne incinta. Scacciai dalla testa il pensiero scuotendo la testa, ma non mi resi conto di essere abbastanza vicina al finestrino da battere una bella testata. "Perfetto" dissi tra me e me, domani ci sarà la festa per i quindici anni di Greta e io ci andrò con un bel bernoccolo in fronte, e la mia vocina ricordò "anche uno in pancia". Un altro pensiero, un altro scossone con la testa, al che mia madre mi domandò se avessi un insetto che mi gironzolasse attorno!
Arrivammo a casa un paio d' ore dopo, con diverse buste della spesa, mia madre si comportava come se nulla fosse successo e non sembrava che il mondo le stesse crollando addosso, come invece stava capitando a me. Probabilmente cercava di rimuovere tutti i fatti successi nella giornata dandosi da fare come sempre, pensando "Se non ci penso è perché non è successo!". L'unica cosa che mi sentii di dirle era che andavo nella mia stanza, lei abbozzò un sorriso e annuì, ma appena imboccai le scale, sentii la busta della spesa cadere e vidi lei che si accasciava sulla sedia iniziando a piangere. So di essere una codarda ma, sinceramente, non saprei proprio come consolare una persona, se so di essere io stessa inconsolabile ad una notizia del genere. Probabilmente ogni genitore spera che a quindici anni la propria figlia vada a scuola, sia libera di vedere le proprie amiche e uscire a giocare a bowling o partecipi a qualsiasi attività che interessi ad una ragazzina, e non che pensi a come combattere la nausea mattutina e non avere le smagliature o a quale marca di pannolini dovrà comprare per il proprio bambino. La vedo lì e capisco che anche io ho bisogno di solitudine, quindi percorro i pochi scalini che mi separano dalla mia camera da letto e mi butto a pesce su quel materasso che fino a poche ore fa cullava i sogni di una bambina, da ora invece, di due bambini.
Le lacrime a volte sono una benedizione, sia a livello psicologico che fisico. Nel primo caso servono a farti sfogare, come se quelle piccole goccioline contenessero il malessere, e tu, facendole uscire dai tuoi occhi, facessi uscire tutti i brutti pensieri dal tuo corpo; sul piano fisico la lacrima che si posa su un naso tappato dal raffreddore, aiuta quest ultimo a stapparsi. Piango da non so quanto tempo, sicuramente da più di tre ore, visto che si è già fatto buio. Quando mi alzo sono indolenzita e mi fa male la parte bassa della schiena, forse stare accovacciata tre ore nella stessa posizione su un letto non è il massimo, ma credetemi se vi dico che non sarei riuscita a muovermi. Il mal di testa iniziava a salire e io avevo assolutamente bisogno di un antidolorifico, così raccolsi le forze e mi trascinai verso le scale. Scendendo mi accorsi che la luce della cucina era accesa, ma non c'era nessuno. La mamma doveva essere uscita a comprare qualcosa, che sicuramente nella spesa del primo pomeriggio si era dimenticata. Quando mi avvio verso lo sportello delle medicine, mi accorgo di un post-it sul frigorifero. "Sono uscita per una boccata d'aria se ti serve dell'antidolorifico puoi prendere SOLO una pastiglia di Tachipirina! Mamma". Rimango a fissare il foglietto verde fluo attaccato per miracolo al frigorifero e mi chiedo il perché mia madre non mi abbia ancora comprato i Moment, dato che sa che l' unica medicina che mi può far passare il mal di testa è quest ultimo, ma poi mi ricordo... quel "SOLO" in caratteri maiuscoli, sta ad indicare il fatto che non ha comprato i Moment di proposito oggi: non potrei prenderli proprio a causa della mia condizione!
Impreco, sapendo benissimo che la Tachipirina farà il solletico al mio mal di testa, ma la prendo lo stesso e mi sdraio sul divano davanti al camino. In un baleno chiudo gli occhi e scivolo in un sonno profondo, dove vedo piccoli bambini al parco giochi con tante mamme allegre e felici, e poi ci sono io in un angolo vecchia e sola che mi ripeto quanto sia stato uno sbaglio...apro gli occhi e trovo mia mamma seduta al tavolo con una tazza di quello che sembra a tutti gli effetti del tè, anche l' odore mi aiuta a confermare la tesi, di certo non mi ha fatto molto bene prendere la medicina a stomaco vuoto, perché ora iniziano i crampi allo stomaco, ma non so se dare la colpa alla medicina o alla fame. Per togliermi il dubbio una volta per tutte, mi alzo e mi avvicino al tavolo avvolta tipo kebab nella mia coperta preferita ( me la regalò mio papà tornando da un viaggio), allungo una mano e prendo un biscotto dietetico ai cereali che piacciono tanto a mia madre. Lei mi guarda, io non riesco a sostenere il suo sguardo, ma poi prendo coraggio e inizio: "Mamma, mi disp...". Mettendomi la mano sulla mia mi fa tacere, la guardo con la consapevolezza di doverle come minimo una spiegazione, ma è lei a prendere la parola: "Ti prego, se non sei pronta io posso capirti, però non è una decisione che dovrai prendere immediatamente, abbiamo ancora qualche settimana davanti e dico abbiamo, perché intendo starti vicina in qualsiasi caso e qualsiasi decisione tu prenda!", mi lasciò lì, con un sorriso tra le lacrime e una tazza di tè fumante, che, mi rendo conto, fosse più per me che per lei, e fu proprio in quel momento che capii che potevo avere una scelta. Vivere per me stessa o vivere per un altro essere umano? Probabilmente se fosse capitato in un altro momento della mia vita non avrei dovuto scegliere, perché sarei stata la persona più felice del mondo apprendendo della notizia di un piccolo fagiolino nel mio ventre, ma come potrete ben capire qui si trattava di una scelta delicata e dura da affrontare per una ragazzina delle scuole superiori. Decisi che ci avrei dormito su, e che l' indomani avrei convocato il mio consiglio speciale per aiutarmi a prendere una decisione. Quando andai in camera mia, il mio telefono si illuminò e guardando lo schermo mi accorsi che stavo rabbrividendo...
Il messaggio era di mia madre, diceva testuali parole: - Dovrai parlarne con Samu prima o poi, se hai bisogno di me, io ci sarò. Ti amo, mamma!- . Dopo aver letto le sue parole sprofondai in un pianto incontrollato che mi scuoteva l'anima! Come potevo spiegare a lei quanto fosse totalmente fuori strada, e come potevo spiegare a lui l' enorme errore. Mi addormentai di nuovo tra le lacrime pensando che in questo lungo periodo probabilmente sarebbero state le uniche a farmi compagnia...
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GIOIA
ChickLitUna ragazza, una gravidanza inaspettata, una madre apprensiva che non può nemmeno immaginare la rete di bugie costruite ad arte dalla figlia. Un ragazzo, no due ragazzi, anzi per la verità tre, tutti coinvolti, ma chi sarà il vero principe azzurro...