《Patrick, quante volte te lo devo dire che non mi piace quando cammini appiccicato alle macchine davanti? E se si dovessero fermare di colpo, tu che fai? Gli arrivi di sopra come un coglione che si ostina a non rispettare il codice della strada.》

Gli faccio notare, gesticolando esageratamente, dandogli ceffoni sulla nuca, ma continua a fare come gli pare. Mi ripeto quotidianamente di andare all'università con l'autobus per evitare di sorbire tutto questo, ma, puntualmente, mi ritrovo Patrick ogni mattina sotto casa mia che, sotto minaccia, mi obbliga ad entrare dentro la sua scomodissima 500.

Abbasso il finestrino: oggi è una giornata davvero afosa e la canottiera che indosso mi aderisce al corpo come colla vinilica. Sorprendo Patrick osservarmi curioso la scollatura del mio décolleté e lo fisso con uno sguardo cagnesco, so già quali parole stanno per uscire dalla sua bocca.

《Le tette le hai scordate a casa? Vuoi che torni indietro, così vai a prendertele?》

《Ah ah ah. Giuro che sei spassosissimo. Almeno ho un cervello funzionante, al contrario del tuo, nel quale vive un criceto in prognosi riservata.》

Taac. Colpito e affondato.

Arriviamo all'università, Patrick - come al suo solito - posa la macchina più lontano possibile nonostante i millemila posti per parcheggiare vicino l'entrata. Camminare rallenta l'invecchiamento, mi dice ogni volta. Peccato che i suoi neuroni sono in pensione da un bel paio di anni.

Entriamo dentro l'aula di zoologia, ma ancora il professore non c'è e i nostri colleghi sono nel balcone a fumare. Patrick si infila il filtro in bocca e comincia ad arrotolare il tabacco attorno la cartina. Poi esce pure lui fuori a fumarsi la sua sigaretta handmade.

Io, invece, mi siedo al mio solito posto e cazzeggio col telefonino curiosando su Instagram e Facebook. Improvvisamente, qualcuno mi mette le mani sugli occhi e io le tasto per essere in grado di riconoscere a chi appartengono. Dita lunghe, affusolate: da pianista. Unghie sempre curate e smaltate. Non può che essere lei: la mia collega preferita.

《Laura, abbiamo vent'anni. Non credi che siamo un po' troppo grandi per questi giochetti da neonati?》

Patrick si precipita verso di noi con la sigaretta che gli balla sulle labbra. Credo sia completamente cotto di lei, la guarda come se fosse la donna più bella del mondo. Ed effettivamente lo è: mai un capello fuori posto, fisico a clessidra, occhi grigi e naso alla francese. È una sensazione strana vedere Patrick provare un interesse verso qualche ragazza, l'occhio destro comincia a pulsare come una molla ancorata ad un dinamometro. Gli afferro la sigaretta che ha tra le labbra e vado verso il balcone. Aspiro a lungo e lentamente.
Salvo mi osserva dall'altro lato della ringhiera, anche lui intento a finire il suo pacchetto di sigarette giornaliero. Lo guardo a mia volta, annebbiando un po' la vista col fumo che fuoriesce dalla bocca. Indossa il suo solito chiodo nero e gli occhiali da sole sulla fronte gli fermano i capelli come fosse un cerchietto. Si avvicina verso di me e mi saluta dandomi un bacio sulla guancia. Le sue labbra sono morbide e calde.

《Ciao, Sonia.》
《Ciao, Salvo.》

I nostri rapporti sono decisamente cambiati da quando ho deciso di troncare la nostra relazione, che stava prendendo decisamente una piega sbagliata: troppi litigi, troppe incomprensioni. Lui, ambizioso e determinato, ma anche testardo, irascibile e supponente; io, testa calda e caparbia, ma anche fragile ed emotiva. Personalità, apparentemente compatibili, ma fin troppo opposte. Gli voglio bene, mentre lui mi ama. Me ne accorgo da come mi cerca con lo sguardo, ipnotico in ogni mio movimento, fisso sulle labbra.

《Cazzo, Sonia, cazzo.》
《Patrick, mi spieghi cos'hai?》
《Ho chiesto a Laura di uscire e lei ha accettato. Ancora stento a crederci... stasera si tromba!》

Quest'ultima frase me la sussurrò nell'orecchio. Un profumo di muschio bianco si impadronì del mio olfatto. Quel sapore che apparteneva solo a lui. L'occhio destro comincia a pulsare forte: è incredibile come questo ragazzo riesca a farmi innervosire senza un evidente motivo.

Sapore di te; Patrick CutroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora