Quel sabato mattina mi svegliai accoccolata a lui, ancora con la bocca impiastricciata di sonno, gli diedi il buongiorno, lui mi sorrise dolcemente e si staccò leggermente dal mio abbraccio, così da potersi stiracchiare meglio. Mia madre era andata a lavoro presto come ogni sabato, fortunatamente non ha l'abitudine di aprire la porta perchè sa che non ho l'università e quindi non deve faticare a farmi alzare dal letto. Se avesse visto Patrick, avrebbe cominciato a pensare cose inverosimili e sarebbe stato davvero difficile spiegarle il contrario.

《Non ti faceva ribrezzo essere toccata da me?》chiese lui con un sorriso sghembo. Sfiorò una guancia con le dita e mi accerezzò delicatamente. Sospirai, quel contatto suscitava in me paura e repulsione. La figura di Patrick si trasformava casualmente in quella del tizio di ieri mattina. Mi allontanai di scatto da lui e misi le mani a coprire il viso. Gli occhi sbiaditi per il pianto imminente.

《Sò, non piangere. Sono io, Patrick, non ti farei mai del male. Mai.》

《Abbracciami forte e non mi lasciare. Ho tanta paura che si ripeta, Pà. Vorrei tanto che non fosse mai successo. È come se ogni volta che chiudo gli occhi o che qualcuno mi tocca, rivivo quella situazione lì. Ed è massacrante, credimi.》

Mi abbracciò più forte che poteva e mi diede tanti baci sulla fronte come se volesse infondermi tutto il suo bene direttamente nel cranio.

《Grazie, Patrick.》
《Per tutto quello che farei per te, questo è niente.》

Sapore di te; Patrick CutroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora