Capitolo 1

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  • Dedicata a N.H
                                    

02 Tuesday, September 2014

03.40 a.m

Manhattan, U.S.A

Sono ormai passati 10 anni da quella notte.

Mio padre si presentò alla nostra porta un mese dopo, con i documenti della separazione.

Non mi parlò, non mi disse nulla, non mi degnò nemmeno di uno sguardo, ed io, anche in quella circostanza, non dissi nulla.

Per quanto mi potessi sforzare, non riuscivo.

Paura.

Una delle ipotesi che i dottori formularono era la paura.

Kal non si rifece più vivo e mamma si risposò.

Richard, uomo di classe e direttore della banca centrale di New York, con il quale mamma ebbe Meredith.

Anche se ora vivo con loro, non appartengo davvero alla loro famiglia.

E' come se stessi costantemente in un altro pianeta.

A scuola prendo voti mediamente alti, anche se la mia presenza in classe viene totalmente ignorata.

I professori non mi chiedono mai nulla, sapendo già che non risponderò, mentre i miei compagni cercano di starmi alla larga il più possibile.

Come se potessi avere una qualche malattia contagiosa.

In classe e a scuola quindi, è come se non esistessi, non che la mia presenza venga considerata in altri posti.

La cosa non mi dispiace affatto, anche se spesso, specialmente durante la notte, quando i mostri delle mie paure si fanno vivi nei miei incubi, sento il bisogno di avere qualcuno, qualcosa, a cui agrapparmi per non sprofondare nei abissi dei miei pensieri.

Non sono mai riuscita a trovare una valida ragione per cui dovrei continuare a vivere, e proprio per questo motivo, da quando avevo compiuto 16 anni, ho tentato più volte il suicidio.

Non sono mai riuscita ad arrivare fino in fondo.

Paura.

Ancora una volta era la paura a bloccarmi.

Escape #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora