20 Sunday, October 2014
03.50 A.M
Manhattan, U.S.A
Venerdì sera mamma mi ha costretta ad andare da Chris e dopo che mi aveva lasciata da lui, andò con Meredith e Richard a teatro.
C'era tanta gente e la musica era al volume massimo.
Odiavo i fracassi come quelli,
odiavo quelle urla,
odiavo la gente che ballava,
odiavo le feste.
Erano tutti ubriachi marci, e molte coppie si stavano limonando proprio sui gradini delle scale.
Volevo andarmene immediatamente.
Dopotutto, mamma non era a casa.
Quando mi voltai per uscire da lì, m'imbattei in Chris.
"Allora sei venuta, alla fine." Urlò, anche se la sua voce si sentiva a malapena a causa del volume della musica.
Evitai il suo sguardo e lo sorpassai.
Riuscii finalmente a uscire da quel caos e ad arrivare fino al giardino.
"Aspetta!" Urlò Chris, afferrandomi la mano. "Perché te ne stai andando?"
Non risposi.
Abbassai gli occhi e guardai l'erba del giardino, ormai ingiallita.
"È per il chiasso?" Chiese. "All'inizio non avevo invitato così tanta gente, si vede che c'è stato un passaparola."
Ripresi la mia mano e sempre senza dire nulla, me ne andai.
"Perché non parli mai, Rae?" Urlò.
Mi bloccai.
Nessuno me l'aveva mai chiesto.
Era sempre stato un "Potrebbe..." o "Deve...".
Rimasi ferma in quel punto, pietrificata dalla crudele realtà.
"Resta un altro po', Rae, per favore." Disse, ora dietro di me.
Mi voltò e mi prese una mano.
"Resta." Ripeté.
Sorrise.
"Se ti da fastidio il fatto che ci sia tutta quella gente, la mando via." Disse e mi trascinò indietro.
Rientrammo in soggiorno e Chris spense la musica.
L'atmosfera si fece incredibilmente silenziosa.
Alcuni imprecarono, altri smisero di baciarsi.
Guardarono tutti Chris che salì sul tavolino e urlò a gran voce : "Fuori di qui, hanno chiamato i sbirri!"
Disorientati e ubriachi, uscirono velocemente.
Nel giro di pochi minuti, la casa si era svuotata.
Bicchieri di carta, patatine, bottiglie di birre erano sparsi ovunque.
"Hanno lasciato un bel casino." Mormorò, guardandosi attorno.
"Lo pulirò domani." Disse. "Vieni." Mi prese una mano e mi portò nel giardino del retro.
C'era un'altalena. "L'ha lasciata la famiglia precedente." Disse e si andò a sedere.
Lo affiancai e dondolai, senza dire nulla.
"In caso te lo stessi chiedendo ma non lo vuoi dire, vivo da solo."
Silenzio.
"Mi sono diplomato l'anno scorso e ho preso una pausa dallo studio.
Voglio guadagnarmi qualcosa in modo tale che il prossimo anno possa pagarmi la retta dell'università." Spiegò.
Silenzio.
"Okay, facciamo una cosa... Se proprio non vuoi parlarmi, almeno fai sì o no con la testa quando ti faccio una domanda, okay?"
Mi morsi il labbro inferiore.
Annuii.
Sorrise.
"Prima domanda, hai 16 anni?"
Scossi la testa.
"15?" Provò, incerto.
Scossi ancor più forte la testa.
"17!"
Annuii.
"Bene, io ne ho 20." Disse. " Seconda domanda, esci spesso?"
Scossi la testa.
"Terza domanda, non hai mai parlato con nessuno?"
Scossi la testa.
"Ma proprio nessuno?" Chiese, incredulo.
Scossi di nuovo la testa, e fissai le mie scarpe da ginnastica.
"Ti ammiro, io non ce la farei proprio."
Trattenni una risata.
Era la prima volta, dopo tanti anni, che ridevo.
"Hai un ragazzo?"
Alzai il volto verso di lui, e lo guardai confusa.
Non era abbastanza ovvio?
"Che c'è? È solo per sapere." Disse in un sorriso.
Abbassai di nuovo lo sguardo e scossi la testa.
Sorrise.
"Hai fratelli o sorelle?"
Feci di sì con la testa.
"Fratello?"
Scossi la testa.
"Sorella." Si rispose.
Annuii.
"Pensi che mi parlerai mai?" Chiese.
Strinsi le mani in un pugno.
Scossi la testa.
Sorrise.
"Prima o poi ti strapperò via una parola." Disse, determinato.
Guardai malinconica il prato davanti a me.
Non dovevo, non dovevo socializzare con nessuno, pensai.
Mi alzai.
"Vuoi già andartene?" Chiese.
Non risposi, non feci nessun segno, semplicemente mi avviai verso l'uscita.
"Ho detto qualcosa che non avrei dovuto?"
Aprii la porta e attraversai il marciapiede.
"Rae!" Urlò. "Verrai un'altra volta?"
Entrai in casa e chiusi la porta.
Salii in camera e mi tuffai nel letto.
Non devo, continuavo a ripetermi, non posso.
Chiusi gli occhi e cercai di liberare la mente.
Respirai profondamente e guardai il pavimento.
Era rimasto dello stesso triste colore grigio di quando avevo 7 anni.
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Escape #Wattys2018
Teen Fiction"Sono un errore, e gli errori vanno cancellati." 2014 © All Rights Reserved