Avventurarmi per quei lunghi corridoi non mi ispirava alcunché, soprattutto considerando la mia scarsa conoscenza della villa. Era praticamente immensa e nonostante la mia curiosità sapevo da me di non potermene andare tranquillamente in giro ad esplorare nel tempo libero, rischiavo di incontrare qualche Sakamaki affamato.
Essere morsa da Shu ben cinque volte in meno di ventiquattro ore mi era bastato e volevo evitare di subire altri morsi dai suoi fratelli.
Ricordavo a malapena il collocamento della stanza dove Reiji passava il suo tempo. Yui me l'aveva indicata quella mattina scendendo per la colazione.
Quando arrivai davanti alla porta che ricordavo essere quella giusta bussai timidamente.
Il deciso invito ad entrare del capofamiglia non si fece attendere e altrettanto con aria decisa decisi di abbassare la maniglia. Non potevo farmi vedere debole e spaventata, avevo deciso di sopravvivere più che potevo a testa alta in quella casa.
Reiji era elegantemente seduto su una poltrona dall'aria molto costosa, lo vedevo di lato.
<<Cosa vuoi?>> chiese il ragazzo, fissandomi con uno dei suoi sguardi duri e sprezzanti.
<<Delle risposte>> disse.
Lui si voltò verso di me, incrociando le gambe l'una sull'altra.
<<In merito?>>
Il tono gelido della sua voce mi fece leggermente desistere per un secondo o due, ma non potevo fermarmi a quel punto.
<<Continuano a parlare del mio sangue e di una leggenda. Di cosa si tratta?>>
Reiji non mostrò di essere molto volenteroso di dare una risposta al mio quesito, eppure mi invitò con un piccolo cenno della mano a prendere posto di fronte a lui.
Mi accomodai su una poltroncina identica alla sua, iniziando a giocherellare con le dita per scaricare la tensione.
<<Il tuo sangue è molto raro>> iniziò lui.
Feci per chiederne il motivo, ma lui mi scoccò uno sguardo severo, che inequivocabilmente mi invitava a tacere per aspettare che proseguisse lui.
<<Diversi secoli fa la mia famiglia e la tua strinsero un patto. A causa di una rara malattia genetica che attaccava i membri della tua antica casata, un tempo nobile. Dimmi, per caso i tuoi genitori ti portavano spesso a fare esami del sangue?>> chiese.
Ripensai ai continui esami, almeno uno a cadenza mensile e che ultimamente si erano intensificati.
<<Sì, mi dicevano che servivano per tenere sotto controllo un problema ormonale e di ferro>> spiegai.
<<Schiocchezze>> commentò lui, scacciando le mie parole con una mano, come trovandole terribilmente futili.
<<Con salti generazionali nella tua famiglia solo ed esclusivamente ad alcune donne viene trasmessa una patologia che interessa la coagulazione del sangue, senza cure chi ne è affetta muore entro il raggiungimento della maggiore età, massimo raggiunge i venti anni>> spiegò lui.
Mi gelai sul posto, mentre i tasselli nella mia mente iniziavano a combaciare.
<<Io ne sono affetta?>>
Lui si limitò a rispondere con un cenno del capo.
Le labbra presero a tremolarmi, avevo appena scoperto di avere pochi anni di vita davanti senza cure adeguate e non ritenevo di poterle ricevere lì. Perché ero in quella villa, anziché in una clinica?
<<Cosa c'entra quindi la mia permanenza qui? Che patto c'è tra di noi? La tua famiglia può curarmi?>>
<<Sai, si dice che il tuo male sia frutto di un'antica maledizione, scagliata da un membro della mia famiglia per punire una tua antenata che non aveva ricambiato il suo amore, per costringerla a stare con lui per sempre. È buffo, l'unica cura esistente per il tuo male è la saliva di vampiro e puoi prenderla solo attraverso i nostri morsi>> commentò lui.
<<C-cosa?>>
<<La nostra saliva agisce da anticoagulante e impedisce al tuo sangue di formare coaguli e trombi altrimenti per te fatali. Nessun medicinale funziona, solo la saliva di un vampiro. Erano 170 anni che nessuna donna della tua famiglia ne era affetta, ormai si pensava ad una miracolosa estirpazione, ma poi sei arrivata tu. Una vera fortuna per quelli come noi, si dice che nessuna persona al mondo abbia un sangue migliore di quello di una donna della tua famiglia affetta da questo male e che diventa sempre più buono, man mano che il tempo passa>> commentò lui, guardandomi da dietro le lenti dei suoi occhiali.
Lo shock era immenso, così come l'enorme mole di nuove informazioni, tuttavia trovai ancora altre domande a vorticare nella mia testa.
<<Quindi i miei genitori mi hanno mandata qui per evitare che io morissi?>> chiesi.
<<A quanto pare>> fu tutto ciò che rispose.
Non replicai ulteriormente.
<<Dovresti esserci grata, siamo l'unica cosa che ti impedisce di terminare la tua inutile vita da essere umana. Ringrazia il patto per tutto questo e anche la nostra incapacità di rifiutare un sangue definito così pregiato.>>
Il ragazzo non era più seduto sulla sua poltrona, ma chino davanti a me e con le mani piantate nei braccioli della poltrona dove ero seduta. Per un secondo pensai che mi avrebbe morsa, invece si allontanò di scatto.
<<Stasera ci sarà il tuo primo giorno di scuola nel nostro stesso istituto serale. Ti farò recapitare la tua divisa in stanza prima del tramonto>> disse.
Quello dichiarava ufficialmente chiuso il nostro piccolo colloquio.
Mi alzai con la testa che mi girava e le gambe che faticavano a reggere il mio peso, eppure riuscii ad allontanarmi dalla stanza e tornare illesa nella mia, dove Shu riposava ancora sul mio letto.
Mi ritrovai a rimuginare sulle parole di Reiji di poco prima e mi intristii. Ero malata e l'avevo scoperto da lui, non una parola dai miei genitori. Era stato fatto affinché io potessi continuare a vivere, ma non potevo perdonarli del tutto per avermi tenuta nascosta una questione di tale portata.
La mia vita era nelle mani di famelici vampiri. In loro avrei trovato una cura o un metodo alternativo per morire dissanguata?
Sperai fortemente nella prima opzione, poi mi addormentai stremata dai morsi e dallo shock della recente rivelazione.LA DIETA FA SCHIFO
Oh. Titolo giusto.
È quasi fine aprile. Sapete questo cosa significa? Short, mare, costume... quindi DIETA.
Solo che il cibo è buono :c
*Mordicchia triste una galletta di riso*
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Dark || Diabolik lovers x Reader
FanfictionPrima di rendermene conto mi ritrovai imprigionata lì, senza nessuna possibilità di sottrarmi al mio destino. L'unica consolazione: lui. (I personaggi coinvolti nelle scene a rating rosso sono da intendersi come maggiorenni)