Il giorno in cui Stiles venne al mondo, tutti si resero conto che gli Dei avevano baciato quel bambino.
Perchè?
Beh, semplicemente perché quel bambino era il più bello che si fosse visto nell'interno regno.
Neanche i suoi fratelli maggiori potevano essere paragonati alla sua infinita bellezza, e loro erano di una bellezza unica.

Molti cittadini del regno, arrivarono a dire che quel bambino fosse in realtà una divinità abbandonata sulla terra dagli Dei per premiare i sovrani di quel regno.
Perchè sì, i genitori di Stiles erano il re e la regina di quella meravigliosa città greca.

Ora se, da bambino, Stiles era solo "Ma che bambino bello e dolce" da grande le cose erano decisamente peggiorate, perchè si era trasformato da quello in "Miei Dei, quel ragazzo è STUPENDO!!".

Vi starete chiedendo perchè poco fa ho usato il termine "peggiorato", sicuramente starete dicendo "Come se essere super belli fosse una brutta cosa", ebbene sì.
Stiles era talmente bello da non poter nemmeno aprire la finestra della sua stanza che immediatamente dozzine di ragazze (e anche qualche ragazzo) si radunassero sotto, chiamandolo a gran voce, fischiando e lanciandogli fiori.
Cosa molto pericolosa, immaginate se gli avessero colpito la faccia, cavandogli un occhio.

Ovunque andasse in città, doveva sempre portarsi almeno quattro guardie del corpo per riuscire a tenere a bada il fiume di ammiratrici che gli si accalcavano contro, qualcuna aveva anche provato a strappargli di dosso i vestiti o una ciocca di capelli. Gente pazza insomma.
Ad accentuare tutto quello, c'era il fatto che fosse un principe e quindi il sogno bagnato di chiunque.
Nonostante tutte quelle attenzioni, Stiles rimaneva umile, non si dava mai delle arie, non cercava mai di attirare l'attenzione, non si sentiva migliore di nessun altro e sopratutto non sfruttava mai la cosa a proprio vantaggio, magari ottenendo cose gratis o facendosi fare favori a comando.
Anzi, lui voleva solo essere normale, voleva solo essere come tutti i suoi coetanei, un ragazzo carino e normale.
Solo che del suo problema non poteva certo lamentarsi con qualcuno.
Ma vi immaginate la reazione degli amici e delle amiche?
«Oh, poveretto! Tu si che hai una brutta vita, che sfortuna» avrebbero detto gli altri con tono stizzito e la faccia verde per l'invidia.

Più cresceva, più la sua bellezza aumentava e più faceva fatica a tenersi degli amici.
In giro tutti i suoi coetanei iniziarono a trattarlo con crudeltà, perchè tutte le ragazze erano interessate solo a lui e quindi non calcolavano gli altri ragazzi.
Lo escludevano e facevano circolare voci maligne sul suo conto, perchè è esattamente quello che fa la gente quando si sente minacciata.
I peggiori erano i suoi fratelli.
Facevano finta di essere gentili, lo confortavano quando lo vedevano giù di morale e gli facevano tanti regali, ma dietro le spalle gli dicevano le cose più perfide, istigando chi gli stava intorno ad essere altrettanto cattivo.
Tutto questo perchè temevano di non riuscire a ereditare il regno di loro padre, che era contrario a lasciare il regno a un re celibe, in quanto tutti i re vicini, volevano mettersi d'accordo con loro padre per fare sposare le loro figlie a Stiles, anche più di una certe volte, lasciando loro a bocca asciutta.
Oh, bè, quantomeno, essendo così bello, poteva avere tutte le ragazze che voleva. In fondo, aveva perso tutti gli amici per colpa di questa cosa, no?
Sbagliato, la sua bellezza era tale da mettere in soggezione ogni ragazza a cui si avvicinava.
Immaginate di avere il vostro cantante/attore/peronaggio famoso preferito (quello che vi fa fare sogni bagnati e per il quale vendereste la vostra famiglia) davanti agli occhi che vi invita a fare una cena romantica nel suo castello, visto che è pure un principe. Io come minimo ci rimarrei per colpa di un infarto o comunque sverrei per la troppa adrenalina (o reagirei come quelle fan un po' svitate che si strappa i capelli duranti i concerti).
Tutte lo ammiravano, sospiravano pensando a lui, gli dedicavano poesie e lo ritraevano nei loro disegni o dipinti, ma niente di più.
Stiles era come una cosa che andava oltre, era talmente perfetto da risultare irraggiungibile ed era irraggiungibile proprio perchè perfetto. Una bella gatta da pelare.
Era ancora giovane per prendere sposa e comunque le altre principesse non volevano proprio saperne di passare le giornate con lui, preferendo di gran lunga un matrimonio al buio quando sarebbe stato il momento.
Nel corso degli anni, i suoi fratelli riuscirono a sposarsi, accontentandosi di essere solo i mariti di principesse lontane e ricche.
Stiles invece rimaneva nel castello dei genitori, tutto solo, senza amici, senza una fidanzata, senza nessuno con cui passare il tempo, magari con una partita a carte.
Questo lo rendeva tristissimo, ma comunque non fermava le folle adoranti di ammiratrici.
All'età di diciassette anni, i suoi concittadini fecero erigere una statua a grandezza naturale nella piazza principale del regno.
E di nuovo quella voce, che sosteneva fosse una divinità scesa dall'Olimpo, si fece largo fra il pensiero del suo popolo.
I cittadini lo consideravano la versione maschile di Afrodite, la Dea della bellezza. Anzi lo consideravano un Dio della bellezza persino migliore di Afrodite.
Piano piano cominciò ad aumentare anche la gente in visita dai regni vicini, nella speranza di riuscire a dargli anche solo un occhiata.
Il suo regno si arricchì tantissimo grazie a tutta quella gente che continuava ad arrivare, locande, mercati del cibo e fiorai.
Tutti provavano a copiare il suo modo di vestire, il suo taglio di capelli e c'erano persino alcune fattucchiere che vendevano pozioni miracolose che promettevano la stessa bellezza del ragazzo.
Stiles cercava in tutti i modi di scoraggiare tutto quello, era intelligente e scaltro, qualità che ovviamente nessuno sembrava notare, dal momento che era così bello.
Lui invece continuava a essere umile e devoto agli Dei, pregava sempre e lasciava sempre offerte nei templi, perchè rispettava gli Dei e non voleva di certo farli arrabbiare.
«Non sono un Dio!» diceva lui alla gente.
«Smettetela di dire una cosa del genere, o farete un torto agli Dei» diceva disperato, sapendo che quei simpaticoni lassù nell'Olimpo sapevano essere tanto vendicativi quanto immortali.
«Caspita, altrochè se è un Dio!» dicevano le persone non appena lui girava le spalle per andarsene.
La fama della sua bellezza si diffuse in giro per tutta la Grecia come un virus.
Ben presto, una moltitudine di persone, provenienti da tutto il mediterraneo, cominciò aborganizzare pellegrinaggi per vedere lui, invece di andare nei templi di Afrodite.
Probabilmente vi immaginerete come se la prese Afrodite per quell'incredibile calo di popolarità e preghiere.

Un giorno, infatti, la Dea guardò giù dalle sue terme private sul Monte Olimpo, aspettandosi di vedere orde adoranti di fan nel tempio principale sull'isola di Citera, a lei sacra.
Invece il tempio era deserto, pieno di polvere e spoglio. Persino i sacerdoti se n'erano andati e c'era un cartello all'ingresso che recitava la scritta "ASSENTI PER ADORAZIONE STILES, TORNIAMO SUBITO. I sacertodi del tempio".
«Che diamine sta succedendo?» sbottò Afrodite schizzando in piedi.
«Dove sono tutti? Perché nessuno mi sta adorando? Chi è Stiles?» continuò a dire sempre più furiosa e confusa.
La bellissima Dea provò a chiederlo alle sue ancelle, ma nessuna voleva dirglielo, avendola già vista arrabbiata in precedenza non volevano rischiare di essere bersaglio della sua ira.
Tuttavia non ci volle molto per scoprirlo da sola.
Qualche minuto a passare in rassegna il mondo dei mortali, qualche ricerca qua e là fra i messageri divini e gli spiriti della natura, ed in ben che non si dica sapeva tutto su quel ragazzo spuntato dal nulla che minacciava di toglierle la supremazia sulla bellezza.
«Santi numi, no, eh!» ringhiò Afrodite rossa per la rabbia.
«Io, la Dea più importante e più bella dell'universo, eclissata da un fanciullo mortale?» sbottò stizzita.
«Derek, vieni subito qui» disse Afrodite chiamando il suo amato figlio, il Dio dell'amore.*

Si può dire che era la sua controparte maschile, solo più concentrato sull'amore che sulla bellezza.
Oggi è più noto con il suo nome romano, Cupido.
Ora, voi ve lo starete immaginando come un paffuto cherubino con alucce bianche, un minuscolo arco e delle deliziose piccole frecce. Bene vi sbagliate di grosso.
Eros era oscenamente bello.
Come la madre, era capace di mutare il proprio aspetto a seconda dei gusti di chi si trovava davanti, risultando bello agli occhi di chiunque.
Tuttavia trovava interessante una forma in particolare che lo affascinava, che poi era la forma che di solito aveva quando si trovava da solo a vagare per i cieli, o semplicemente nella sua stanza a poltrire.
Insomma, si trovava molto a suo agio con un aspetto semplice ma bellissimo.
Era molto alto, con delle spalle larghe atletiche, capelli neri corvini e un leggero strato di barba che gli dava l'aspetto di un motociclista sexy.
Aveva l'aspetto di un ventiquattrenne quindi anche il fisico era da urlo, con pettorali sporgenti e tartaruga di marmo, per non parlare del culo.
Bene non ne parliamo che è meglio.
Derek entrò dunque nella stanza della madre con calma, dondolando scanzonato nei jeans neri attillati e nella T-shirt aderente e strategicamente strappata, i capelli un pò spettinati e negli occhi una luce malandrina che faceva capire quanto scaltro fosse quel ragazzo.
«Che succede madre?» chiese calmo, sapendo già che quel tono non prometteva niente di buono.
«CHE SUCCEDE?» strillò la madre.
«Non hai sentito di quel tale, Stiles? Quand'è che ti degnerai di prestare attenzione a quello che succede nel mondo mortale?» continuava Afrodite, stizzita.
«Ehmm...» Derek si passò una mano fra i bellissimi capelli, distogliendo lo sguardo da quello della madre.
«Stiles? No. Non mi dice niente» rispose poi con tono calmo e distaccato.
Afrodite spiegò per filo e per segno il tragico affronto che quel ragazzo le stava facendo, rubandogli i seguaci e le offerte migliori.
Derek strascicò nervosamente i piedi per terra, cercando di allontanarsi dalla madre. Non gli piaceva quando Afrodite si arrabbiava (a nessuno piaceva quando un Dio si arrabbiava), perchè tendeva a distruggere le cose con piccole e seducenti esplosioni rosa.
Inquetante e dolce allo stesso tempo, insomma.
«Quindi cosa vuoi che faccia al riguardo?» chiese lui a bassa voce.
Afrodite lo guardò scandalizzata.
«Cosa voglio che tu faccia? Il tuo lavoro! Le tue freccie non fanno innamorare i mortali? Bene usale per vendicare il mio onore, fallo innamorare dell'essere più orribile e disgustoso che riesci a trovare in giro.
Che ne so, magari un cinghiale gigante ricoperto di fango e con tante carie, oppure uno di quei troll che vivono sotto i ponti, oppure di un ciclope con l'alitosi, vedi un po' tu.
Sii bravo e sorprendimi figliolo, basta che si penta della propria bellezza» disse lei tutto d'un fiato e con uno sguardo malvagio dipinto sul volto.


*anche se in alcune leggende si narra che Eros sia molto più vecchio di Afrodite, per la precisione un Protogenoi.
Ovvero un primo nato.
Una delle prime entità che sì formò dal buio cosmico che era il nulla.
Tuttavia prima era considerato solo come una presenza costante, rappresentata dall'amore fra gli individui.
Dopo prese una vera e propria forma, e che forma.

Amore e Psiche ~ Sterek Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora