II

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In effetti Stiles già non ne poteva più della propria bellezza, anche se nessuno lo sapeva.
Ma Afrodite era troppo presa da sé stessa per capire i sentimenti che provavano gli altri, troppo immortale per sapere cos'era l'empatia.
Così Derek spalancò le sue bellissime ali bianche, grandi il doppio di lui, e dando qualche energico colpo si buttò dalla finestra che dava sul cielo aperto. L'Olimpo era un ottimo trampolino di lancio per spiccare il volo.
Rassicurando la madre con un gesto della mano, come a dire "ci penso io cocca".
Volò dritto verso il sole per riscaldarsi un po', amava crogiolarsi nel suo calore e con la scusa poteva anche salutare il suo caro amico Apollo, il Dio del sole (ma anche della musica, della poesia, della profezia, delle arti mediche etc etc, avete capito insomma).
Erano molto legati, amavano volazzare in giro per il globo, facendo dispetti ai mortali e divertendosi a fare scherzi agli altri Dei.
«Ehi Liam, come butta?»!chiese lui sbucandogli da dietro la spalla, facendolo sobbalzare.
«Che stavi facendo?» chiese malizioso Derek con quel suo sguardo furbo.
«I-io stavo solo... ok mi hai beccato, stavo di nuovo guardando quel mortale» si arrese, alzando le mani in segno di sconfitta.
«Piccolo pervertito» lo prese in giro dandogli un pugnetto sul braccio.
«Ehi piano che se mi scappano le redini del carro, mi casca il sole» disse lui scherzando, ricordando quando quel mortale guidò il carro avvicinandosi troppo al Sahara, trasformandolo in un deserto.
«Perché non ci vai, quanto meno presentati» lo incoraggiò lui con un altro pugnetto.
«Non lo so» rispose Liam.
«Non posso credere che tu sia ridotto in questo stato per un mortale, non di nuovo comunque» disse Derek, ripensando a quando Liam si era innamorato di quel Giacinto.
Un ragazzo tanto bello quanto solare, era ovvio che il Dio del sole se ne fosse innamorato.
«Di solito sei uno sciupa femmine coi fiocchi, ma quando si  trattta di ragazzi ti trasformi completamente» lo punzecchiò ancora Derek.
Facendolo incupire ancora di più.
«È il promesso sposo di una bella fanciulla» si giustificò lui.
«Non mi sembra che la cosa ti  abbia mai fermato» disse guardandolo  con un sopracciglio alzato.
«Facciamo così...» disse lui serio.
«...tu provi a conquistarlo per bene, sottoforma di mortale ovviamente. E se ti rifiuta vuol dire che non doveva andare così» lo incoraggiò Derek, riprendendo in volo, buttandosi in picchiata verso la città in cui viveva il bersaglio di cui si doveva occupare.
«E poi, al massimo posso usare una delle mie frecce sai» gli urlò mentre precipitava ad alta velocità facendo spirali dolci, con una tranquillità stampata in viso di chi sà cosa sta facendo.
Più si avvicinava e più era ansioso di portare a termine la propria missione, ma era ancora più ansioso di trovare quel ragazzo e capire cos'era tutto quel fermento che aveva intorno.
Una cosa che adorava fare, era spingere le persone tra le braccia di partner improbabili.
Magari poteva farlo innamorare di un venditore di cocco in spiaggia, oppure di qualche vecchietta senza denti e con qualche infezione contagiosa alla pelle.
«Stiles desidererà non avermi mai incontrato!» ridacchiò tra sè e sè.

Nel frattempo, giù sulla terra, nel palazzo reale, Stiles continuava ad odiare la sua vita con tutto sè stesso, non capiva a cosa servisse essere bello se poi era sempre da solo e infelice.
I fratelli si erano sposati e l'avevano abbandonato, lui non aveva amici, con l'unica compagnia dei genitori, le domestiche e le guardie del corpo.
Ormai passava la maggior parte del tempo a piangere, chiuso dentro la sua stanza, con le tapparelle abbassate e le coperte fin sopra la testa.
Ovviamente i genitori  continuavano a sperare in un buon matrimonio, erano preoccupati per lui, però sapevano anche che un matrimonio combinato avrebbe portato ulteriore ricchezza e potere al regno, senza contare che avere alleati forti era sempre una buona strategia per schiacciare i nemici.
Non capivano come un figlio così bello e famoso potesse disperarsi così, era il nuovo Afrodite dopotutto.
Così confrontandosi fra di loro, decisero che toccasse al padre andarci a parlare, in fondo erano pur sempre due maschi.
«Allora figliolo, cosa c'è che non và? Cosa posso fare per aiutarti?» disse Noah sedendosi sul letto dov'era coricato  il figlio.
«Lasciatemi morire da solo» rispose secco lui, tirando su con il naso.
«Io in realtà pensavo a qualcosa tipo, una cioccolata calda o un carro nuovo da guidare con i tuoi bellissimi cavalli» rispose lui facendo spallucce.
«Papà!» lo rimpreverò Stiles con uno sguardo serio.
«Mmmh, che ne dici se vado a Delfi (città sacra ad Apollo) a consultare l'oracolo?
Il Dio Apollo dovrebbe essere in grado di darci un consiglio!» gli disse dolcemente, cercando di rassicurarlo.

Amore e Psiche ~ Sterek Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora