03 | nuova versione

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«Sei proprio un caso perso, Ily

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«Sei proprio un caso perso, Ily.»

Sgrano gli occhi, rizzandomi violentemente a sedere mentre, dal profondo del mio stomaco, sento risalire tutto il cibo mangiato in diciassette anni di vita. Tossisco così tanto da dimenticare di respirare, e mi aggrappo di riflesso alle coperte, cercando di resistere.

«Sei proprio un caso perso, Ily.»

Un gemito sconsolato sfugge dalle mie labbra mentre, poco delicatamente, mi pulisco con la manica della felpa la bocca, ricordandomi forzatamente che devo respirare.

Inspira. Espira.
Cerca di non morire.

«Ehi.» Dalla poltrona in pelle vicino al divano su cui sono seduta, una figura slanciata accorre verso di me, sedendosi alle mie spalle e tenendomi una mano sulla fronte, cercando di contenere i miei spasmi. «Sono qui. Respira. Va tutto bene.»

La mia schiena sfiora il suo petto, e avverto, oltre due strati di tessuto, il calore del suo corpo a contatto della mia pelle gelida e sudata. Continuo a costringermi a prendere aria, non volendomi fare sopraffare dall'attacco di panico, e, intanto, lui mi scosta i capelli dal viso, liberandomi da ogni possibile fastidio.

Non voglio le sue mani su di me, non voglio il suo aiuto: posso farcela da sola, io devo.

«Sto bene,» biascico, così, fra un probabile conato e l'altro, e spingo via le sue mani, cercando di riprende le giuste distanze. Lui forse non capisce, e continua a fissarmi per qualche istante mentre io mi sforzo ad ignorarlo, tenendo lo sguardo sempre puntato davanti a me e il corpo nascosto sotto le coperte. Alla fine, sospira, tornando faticosamente sulla sua poltrona,

«Non era mia intenzione spaventarti,» ammette, sincero. «Sapevo che la cura potesse dare effetti negativi, ma non avresti mai accettato se te lo avessi detto prima. È solo colpa mia.»

Deglutisco più volte, cercando di riscaldare la mia voce, e poi, capendo l'inutilità di questo, afferro la bottiglietta d'acqua lasciata sul tavolino da caffè, prendendone un lungo sorso. Mi sembra di avere la gola ricoperta di spine, ed ogni goccia non è altro che una nuova tortura per il mio povero corpo.

Quindi, non sono morta, ma ci sono andata vicino. In poche parole, riesco a sopravvivere per mesi alla fine del mondo ma, non appena incontro un altro essere umano, questo quasi non mi fa tirare le cuoia.

Mister maniaco è un idiota, ed io sono anche peggio, dato che mi sono prestata al suo stupido gioco. Cosa pensava di fare? Lasciarmi nella neve a congelare per i posteri? Qualche giochetto erotico con il mio cadavere?

Vorrei davvero ammazzarlo.

Scosto le coperte dal mio corpo, posando i piedi nudi sulla moquette morbida e poso il mio sguardo su di lui, dedicandogli tutto il mio rancore. Solo ora noto che è estremamente pallido e che due prepotenti strisce nere gli circondano gli occhi. «Tu hai cercato di uccidermi.»

BEFORE DAWN / Daniel SharmanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora